” E’ la solita storia di ogni religione…”

Dovremmo ricordarci che la verifica non sta nella nostra convinzione, ma nel confronto con la realtà”.
8 Ottobre 2013

Con un vecchio giornale in mano, rimasto lì qualche settimana prima, Roberto mi affronta, all’inizio dell’ora: “Prof, mi spiega questa roba della strage di Nairobi? Cosa facevano recitare per vedere se uno era musulmano?” In prima pagina, di spalla, una foto del centro commerciale della capitale del Kenya, dove il 21 settembre scorso un gruppo di terroristi legati ad Al-Qaeda hanno ucciso più di 130 persone. 

“Eh, Roberto, una bruttissima storia – gli dico -. Facevano recitare la shahada, il primo dei cinque pilastri dell’islam, che abbiamo visto l’anno scorso, il loro “credo“. Ma in questo caso è davvero assurdo che sia stata usata come confine tra la vita e la morte delle persone”. “Ma prof. non è assurdo. E’ la solita storia di ogni religione, che finisce per essere intollerante con chi non la pensa uguale. Non ci possiamo lamentare poi se alla fine si arriva a queste cose”. “Roberto, la tua provocazione merita di essere allargata alla classe. Perciò dammi un attimo che la riprendiamo”. Lo mando a posto e racconto alla classe l’antefatto, la domanda di Roberto e la sua provocazione. E chiedo: “Secondo voi davvero le religioni sono fonte di guerre e allontanano il mondo dalla pace?”.

Inizia Elena: “Bhè, questa cosa della strage è davvero bruttissima, e sono convinta anche io che spesso le religioni non aiutano a mettersi d’accordo, ma spingono le persone a dividersi di più. Anche se a parole sono per la pace, di fatto aiutano i conflitti”.  “Sì, prof. – interviene ancora Roberto – finché ci saranno delle religioni che hanno dei dogmi fissi le divisioni sono inevitabili. Aveva ragione John Lennon nella canzone “Imagine” dove sogna un mondo in pace perché non c’è motivo per uccidere e non ci sono più religioni”.

“Ma scusate, ragazzi, questo vuol dire che secondo voi non si può vivere in pace se si hanno idee diverse? La pace allora sarebbe possibile solo se le persone avessero tutte la stessa identica idea? Omologazione totale!! Ma quanto vi disturba che tutti vi vestite allo stesso modo, ballate, pensate, vi divertite allo stesso modo? E ci state dentro tristemente a questo modo di vivere, senza però immaginare uno diverso”. 

“No, prof. non la faccia così pesa”. Arianna, si butta nella discussione. “Si può stare in pace anche se si hanno idee diverse, certo, coi miei amici stiamo bene e non la pensiamo allo stesso modo”. “E come fate – le dico – quando su una cosa avete idee diverse?”. “Bhè, di solito la chiudiamo lì perché non abbiamo voglia di litigare. Tanto poi ognuno ha diritto di pensarla come vuole, o no?”. 

“Eh, insomma! La pace é possibile a condizione di una reciproca indifferenza! Immagini cosa vuol dire questo a livello mondiale? Avrebbero ragione quelli che dicono che noi stiamo a casa nostra e loro a casa loro, qualsiasi sia questo “loro”. Come facciamo? Tiriamo su dei muri? Chi ha provato a farlo non ha migliorato molto la propria condizione di pace, semmai ha aumentato la propria e altrui paura”.

“No prof. Così non ci si scappa, ha ragione”. Marika, spesso equilibrata e coi piedi abbastanza per terra aggiunge la sua: “Coi miei amici quando si discute su una cosa e ci sono idee diverse non facciamo finta di niente. Ognuno dice la sua ma non vuole certo imporla sugli altri, e alla fine di solito si trova una soluzione che può essere buona per tutti, anche perché spesso discutendo ci rendiamo conto che le differenze non sono poi così grandi. Se vuoi stare con gli altri devi essere un po’ elastica”. “Ah, Marika, interessante, ma cosa vuol dire essere elastica? Vuol dire che rinunci a qualche tua convinzione?” “No, non dico questo, ma rinuncio ad imporre la mia convinzione, perché poi so che se ho ragione, saranno le cose a dimostrarlo”.

“Oh, ragazzi, per conto mio – dico alla classe –  l’idea di Marika mi piace. Sarebbe un bel modo per stare in pace avendo anche idee diverse, ma senza essere indifferenti. Ma vi voglio far notare che questa idea sta in piedi su due presupposti. Uno è che Marika ci tiene di più a salvare l’amicizia che ad avere ragione a tutti i costi. L’altro è che Lei immagina che la sua sia solo un pezzo della Verità e che anche altri possono portare lì il loro pezzo e insieme tentare di scoprirne il mistero. Di fatto sono poche le volte in cui siamo davvero sicuri che la nostra idea sia vera. Più spesso la crediamo vera. E allora dovremmo ricordarci che la verifica non sta nella nostra convinzione, ma nel confronto con la realtà”.

“Ma allora prof. lei da ragione a me – riprende Roberto – quando dico che il problema sta nei dogmi delle religioni. E su questi la gente poi fa i casini e le guerre!” “Un momento, Roberto. Dipende da quanto noi pensiamo di essere padroni di quel dogma o se invece la sua verità ci possiede, continuando ad interrogarci. Tu pensi che il dogma sia una verità già chiara e assodata, su cui non c’è spazio per continuare la ricerca. Ma può essere preso anche come un mistero da continuare a scoprire, per capire sempre meglio cosa significa per me e che effetti può avere nella mia vita. Se è così la pace allora tra chi ha idee diverse è possibile anche se ci sono i dogmi”.“Prof. Lei potrà anche pensarla così, ma non vedo in giro molte persone che pensano i dogmi in questo modo. E le guerre continuano”.

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