“È stata solo una parentesi. E le parentesi sono come le porte della canonica: prima o poi si chiudono”. È un don Gennaro Zazzicchia risoluto e combattivo quello che arringa i partecipanti in apertura dell’atteso webinar “Quale pastorale per il post-pandemia?”, organizzato dall’ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Salsiccia per assecondare la frenesia digitale del momento. Don Gennaro, nemico giurato del web, mostra la sua insofferenza indossando una t-shirt con la scritta “Virtuale non è virtuoso” e propone subito un incontro diocesano in presenza nella cattedrale di San Daniele. “Seguiremo tutte le precauzioni anti contagio, mascherine con lo stemma vescovile, gel detergente benedetto e pannelli di plexiglass decorati con la Via Crucis, ma è tempo di tornare alla normalità!”.
La proposta non piace però a don Augusto Zampone, parroco di periferia con l’odore delle pecore e delle lenticchie. “Eh, no! Caro Zazzicchia – esclama veemente interrompendo il collega – il peggio di questa crisi pandemica sarebbe sprecarla!”. Accanito frequentatore di salotti digitali don Augusto partecipa al webinar con disinvoltura e sciorina slogan vincenti: “Dobbiamo seminare la parola anche in rete e cercare pescatori di uomini anche in altri campi. Questa è un’occasione di rinnovamento epocale!”
“Eccolo quello del rinnovamento: non cambia i canti della Messa dal 1978”, sogghigna maliziosa suor Elvira Luganega, collegata dalla sua clausura, convinta di avere il microfono spento.
“Don Augusto, basta con questo digitale! I fedeli vogliono tornare alle sane abitudini analogiche pre-pandemia! La vita comunitaria è alla base della comunione ecclesiale!”, esclama dal canto suo il prof. Adolfo Speck, pastoralista altoatesino dal piglio tridentino. Per dare peso alle sue parole l’accademico esibisce alle sue spalle un’immensa libreria colma di tomi teologici in realtà comprati per l’occasione.
Il webinar si infiamma. Zazzicchia torna all’attacco: “Il professore ha ragione! Ma cos’è quest’ansia di cambiare? Non vi sono bastati i danni del post Concilio?”. “Don Gennaro, cosa mi vuol combinare, uno scisma?”, ribatte puntuta Agata Fesa, maritata Tacchino, biblista femminista mordace e visionaria, collegata dal giardino condominiale in omaggio alla Laudato si’.
“Buoni, buoni!”, prova a calmare i toni il francescano fra Lardo di Colonnata proponendosi come mediatore con il suo allegro accento toscano. “Proviamo a riprendere la pastorale ordinaria ma conservando alcune buone pratiche imparate durante l’emergenza!”. Un allegro scampanio in sottofondo sottolinea le sue parole di pace.
“Ad esempio, la mattina, invece che la noiosa messa del vescovo Pancetta potremmo tornare ad ascoltare quella del Papa”, sibila caustica suor Elvira, sempre convinta di aver il microfono silenziato.
“Ma come si fa a parlare di post-pandemia quando nel Sud del mondo il virus continua ad uccidere?” irrompe invasato il diacono missionario Giorgio Capocollo, che ha sistemato alle sue spalle, in esplicita provocazione, vistose statuette di divinità pagane dell’Amazzonia.
“Eccolo il globalista, mondialista, immigrazionista, terzomondista, farmacista!”, ribatte sarcastico, il prof. Speck.
“Perché, farmacista?”, chiede Zazzicchia.
“Avevo finito le parole che finiscono con ista”, replica imbarazzato Speck.
“Il professore ha ragione”, interviene morbida ma risoluta la signora Amalia Coratella, elegantissima e permanentata come sempre e esibendo alla sue spalle un arredamento “minimal radical-chic ma non trop” con tanto di crocifisso. “Pensiamo ai problemi di casa nostra, prima!”.
“Non mi pare che la sua casa abbia tanti problemi”, ridacchia suor Elvira.
“Giusto! E a tutti i nuovi poveri e disoccupati creati dalla quarantena cosa gli raccontiamo? Che non è successo niente?”, commenta gagliarda la biblista Fesa che intanto sta facendo yoga.
E a quel punto che Sua Eccellenza mons. Gerardo Pancetta, reduce da un’apericena light distanziato con il sindaco Luigi Mortadella, riesce finalmente a collegarsi on-line.
“Fratelli e sorelle, ben trovati! Mi sono perso qualcosa?”.
“Sicuramente non ha perso peso”, mormora suor Luganega convinta di non essere ascoltata.
“Monsignore si è deciso di riprendere il cammino interrotto tornando nel solco della tradizione e rifuggendo nocivi modernismi”, irrompe lapidario Zazzicchia. “Ma va là! Eccellenza, anche per lei la pandemia è stata solo una parentesi?”, insiste invece Zampone.
Il presule si concede una piccola pausa digestiva e poi attacca: “Ma cosa volete che vi dica… Lo scopriremo solo vivendo! È stato un tempo di sofferenza, penitenza, silenzio. Un difficile digiuno eucaristico che ci ha fatto riscoprire la Chiesa domestica, ma anche un tempo in cui abbiamo riscoperto la solidarietà e il protagonismo dei laici. Tutto ciò richiede ora un tempo di discernimento prima di tradursi in una pastorale rinnovata. Non dobbiamo fare fughe in avanti ma nemmeno tornare indietro”.
“E allora?”, lo interpella irriverente e minaccioso il diacono Capocollo.
“Eccellenza, si sbilanci!”, lo provoca grintosa la Fesa.
“Non tradiamo le attese del Popolo di Dio”, sussurra melliflua la Coratella mostrando il profilo migliore.
“Attendiamo un suo documento in proposito o magari un bel Sinodo diocesano”, propone con incomprensibile slancio il prof. Speck.
Ma a quel punto il webinar si interrompe.
Don Pino Bardiccio, segretario del vescovo, secondo i maligni debitamente istruito, ha staccato la spina.
(Fantaecclesia / 20)