“La speranza a caro prezzo” è il titolo dell’intervento del vescovo Antonio Bello alla Marcia della Pace del 1992 (e anche di un suo libro, uscito nel 1999). Lo sguardo acuto di don Tonino – come veniva chiamato affettuosamente – si sofferma sulla realtà del tempo: le sue parole – rilette oggi – diventano ci aiutano a entrare nell’Avvento e nel prossimo Giubileo.
Don Tonino invita a far diventare il ‘qui e ora’ – a rischio di chiusura nel privato, nella paura, nell’indifferenza – una finestra aperta, da cui osservare tutte le povertà che incombono sulla storia, da cui scrutare tutti i luoghi in fiamme del mondo, tutti i muri, tutto ciò che è ‘altro’ per cultura e per condizione sociale e economica. Un ‘qui e ora’ dove la speranza è in tanti modi sfidata, violata, ridicolizzata, cancellata.
Il nostro tempo – inondato da alluvioni di parole e tempeste di immagini – ci fa sperimentare insicurezza, confusione, disorientamento. Si rimane come frastornati, ancor più dubbiosi e tentati di rinunciare a trovare qualcosa di solido, di permanente, capace di dare orizzonte al vivere e dignità all’umano. Eppure proprio ‘qui e ora’ si può scoprire una strada, ‘qui e ora’ è possibile organizzare la speranza. A caro prezzo, però.
Bonhoeffer diceva “Grazia a caro prezzo”; per mantenere in vita la speranza occorre essere disposti a pagare un prezzo. Non basta nominarla, non basta parlarne. Bisogna in qualche modo ritornare all’origine, alla fonte, entrare nel silenzio e porsi in ascolto
Il nostro tempo è dunque tempo per ritrovare quella Parola, carica di promessa – anche se scomoda e tagliente – che non genera confusione ma aiuta a decidere, a camminare, a vivere. La speranza a caro prezzo trova il suo coraggio nell’amore a caro prezzo che Dio chi dona in Gesù; la speranza a caro prezzo ha il volto lieto e deciso del discepolo, che come pellegrino si rimette in cammino. La speranza a caro prezzo ha i gesti semplici e quotidiani della cura e dell’attenzione, che ci fanno prossimi agli altri.
…le news di oggi “ l’incubo di Kiev per la richiesta USA:”Dobbiamo mandare anche i ragazzini a morire? In quanto Washington preme per abbassare a 18 anni l’età’ della leva. Il Presidente ucraino:”non si farà’. E’ il triste epilogo di una guerra impari, che allargata manifesta una richiesta senza fine di vite umane. Non fa stupire la reazione del mondo giovanile che dalle Università intende manifestare il proprio pensiero nei confronti di orientamenti della politica tendente a una risposta che non sia quella di un futuro sgombro da guerre.. L’uomo che studia per un domani di Pace, confida nelle materie di scienza ma anche di saggezza, l’esperienza di storia passata induce a riflessione per decidere in un oggi alquanto difficile e per questo interrogante la coscienza di ogni persona in ogni suo stato. Il comune cittadino osa ancora sperare in un umano civile sacro sentire di risposta
Eppure senza la Speranza non esiste il coraggio di affrontare ciò che il giorno porta, manca l’ardire di cambiare, di superare la paura di non contare senza il supporto delle armi. Queste hanno bisogno della mano dell’uomo e ci si sta accorgendo che senza esercito non si può aspirare a nessuna Vittoria.neppure con quelle più sofisticate. Quanto si rivela preziosa una vita umana! Neppure un re resta tale senza sudditi. E non fa stupire che non ci siano volontari, a meno che non sia per salvare un’altra vita, un proprio affetto. Le guerre di conquista si rivelano oggi ancor meno di ieri un mezzo fallimentare, “. Spe salvi” a intraprendere altra via, come da Parabola ricorrere a saggezza accordandosi con il nemico attraverso il dialogo, fa onore alla grandezza della persona umana quando attinge al dono dell’intelligenza e ha in cuore il bene comune la salvezza della vita dei popoli
Andate a parlare di “speranza a caro prezzo ” ai dipendenti vaticani a cui saranno dimezzate le pensioni .
Il Papa avverte il collegio cardinalizio che le pensioni dei lavoratori vaticani sono in pericolo
Il vuoto, naturalmente, oltre che nelle chiese vuote di fedeli , c’è anche nei conti.
Ho comprato una piantina che fa un fiore bianco delicato a forma di farfalla, si chiama natali a, sta in un pugno di terriccio, piccolo vasetto, non ha bisogno che di poche gocce d’acqua. L’ho posata in chiesa davanti alla statua di Gesù Nazareno, che attira preghiere di fedeli scritte in un quaderno. La piantina senza quella goccia d’acqua intristiva anche a far fiorire il fiore.Cosi e per la Speranza, senza il coraggio di guardare chi ha bisogno che ci passa accanto, che ci e famigliare, ma anche prossimo non possiamo onorare Cristo che vive proprio in quel prossimo bisognoso anche solo di essere “visto”, ascoltando del suo peso quotidiano; perché tirare dritto è diventato imperativo oggi tutti compresi in un d’affare personale tanto che si diventa sordi al suono delle campane ma non al trillo del cellulare, il pasto frugale ordinato pronto non avrà mai il sapore di una zuppa calda., cose semplici come un ave Maria recitato insieme.