“Lumen fidei” e le domande di Franca

Tratta della fede nel Dio di Gesù Cristo, non di un generico atteggiamento di fede. E credo sia inseparabile dal gesto di Lampedusa
25 Luglio 2013

Suona il campanello: è Franca, catechista di lungo corso. Non la aspettavo, ma arriva giusto in tempo per la pausa caffé.

–        Come va Franca? Stai riposando almeno un poco?

–        Abbastanza, dai. Ne approfitto per leggere qualcosa di utile. In questi giorni ho cominciato l’enciclica dei due papi, ed è per questo che sono qui: puoi darmi una mano a capirla? Ho provato da sola, ma non ho le idee molto chiare.

Grande, Franca, con la sua capacità di accorgersi subito quando ha bisogno di aiuto, e la forza di chiederlo. Prendo l’enciclica e ci sediamo vicine.

–        Vedi, leggere un’enciclica è un esercizio che richiede almeno due passaggi introduttivi: innanzitutto dobbiamo fermarci a riflettere sul titolo, in un secondo momento sulla struttura, ossia l’indice, con i temi dei capitoli e dei paragrafi, per visualizzare il percorso nel quale veniamo accompagnati.

–        Ma il titolo mi pare chiaro, non è  “Lumen fidei”?

–        Sì, ma si tratta di un’abbreviazione, perchè la titolazione completa è piuttosto lunga: questo non è un espediente per conferire solennità, o un sintomo del complicato linguaggio ecclesiastico, ma un elemento che offre delle informazioni indispensabili. Dice così:

  1. lettera enciclica
  2. Lumen fidei
  3. del sommo pontefice Francesco
  4. ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici
  5. sulla fede

Come prima cosa ci viene detto qual è il genere letterario del testo che abbiamo tra le mani: una lettera enciclica, ossia un documento pastorale molto importante ed autorevole, una delle forme principali del magistero pontificio.  Papa Francesco la firma, quindi la fa propria, senza distinguo e senza specificazioni.

–            Però l’ha scritta per la maggior parte Benedetto.

–            Certo. Si tratta, per svariati motivi, di un fatto molto significativo in particolare per noi, oggi, ma proviamo a dilatare gli orizzonti e a collocarlo nell’ampio respiro della Tradizione della Chiesa: Lumen fidei sarà comunque ricordata come la prima enciclica di papa Francesco, ossia una sorta di documento programmatico del suo pontificato, e in tale programma è compresa questa scelta di condivisione con il predecessore. D’altra parte, credo sia innegabile che lui agisce, pensa, vive alla luce della fede: Lumen fidei, le prime due parole del testo latino. Un tema che, per promuoverne l’immediata identificazione, viene ribadito come ultimo elemento del titolo nelle diverse lingue moderne.

–            Ci restano i destinatari…

–            Già, i destinatari, ossia in questo caso i fedeli, che siano ministri ordinati, laici o consacrati: questo è interessante, perchè non sempre i destinatari sono indicati nel titolo delle encicliche, a volte mancano (in Ut Unum sint, p. es.), o sono diversi: la Caritas in veritate era indirizzata anche a tutti gli uomini di buona volontà,  come Evangelium vitae o Pacem in terris; pensa che Fides et ratio era indirizzata solo ai vescovi! Certo, ciascuno poi è libero di leggere e meditare, anzi ogni credente è chiamato a tener conto dell’insegnamento autorevole, ma i destinatari condizionano, e in parte determinano, tono e contenuti della lettera (per capire meglio, è chiaro che scrivere una lettera al fidanzato non è lo stesso che scrivere alla nonna o al datore di lavoro!).

–       I destinatari determinano il contenuto? Ma come si fa a parlare di fede in modo diverso a seconda di chi ti interroga? La fede è la stessa cosa per tutti!

–       In parte è vero, ma è vero anche che essa è una realtà che abbraccia diverse dimensioni. L’enciclica tratta della fede nel Dio di Gesù Cristo, non di un generico atteggiamento di fede.

–       Questa me la devi proprio spiegare…

–       Beh, quando sentiamo parlare di fede spontaneamente pensiamo alla fede religiosa. In realtà la fede è una dimensione insita nell’uomo, una realtà che appartiene a tutti e senza la quale sarebbe impossibile vivere. I filosofi e gli antropologi la definiscono come dinamismo aperturale dello spirito umano: è quel sentire spontaneo per cui la realtà appare promettente, quell’apertura radicale ad entrare in relazione con gli altri e con il mondo che rende possibile ogni nostra azione, ogni nostra scelta.  Gli abitanti di Lampedusa ci offrono una magnifica espressione di questa fede. Ciò che li muove quotidianamente, ciò che muove un’intera popolazione, è qualcosa di anteriore alla fede religiosa, qualcosa che è inscritto nel loro intimo, la fede nell’umanità: credono che ogni vita meriti di essere salvata, credono anche a costo di sacrifici personali, anche ricevendone solo disagi e non ricompense.

–       Ma se l’apertura di fede è di ogni uomo, cosa la differenzia dalla fede in Dio?

–       La fede in Dio è una forma particolarmente intensa dello stesso dinamismo, in cui rispondiamo ad un appello che ci apre all’orizzonte dell’eterno: nell’atto del credere entriamo in relazione con l’Autore di questa apertura, con Colui che l’ha inscritta nella nostra umanità (“Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finchè non riposa in te” – s. Agostino); lì Egli ci viene incontro e ci rivela  qual è la nostra meta finale, divenendo luce per il nostro agire quotidiano (lumen fidei). Di questo genere di fede parla l’enciclica, che si pone in dialogo con noi per aiutarci sempre meglio a comprendere, approfondire e condividere le ragioni del nostro credere.

–       Ma allora non è davvero un caso che l’enciclica e la visita a Lampedusa siano state così vicine…

–       Non è davvero un caso. Il papa voleva parlare di fede a tutto l’uomo, a tutti gli uomini, e ha trovato il modo per raggiungerci tutti, in tutte le nostre dimensioni esistenziali. Con questa duplice scelta Francesco ha parlato alla nostra razionalità, esprimendosi con pensieri e concetti e Scrittura, ha parlato alla nostra spiritualità, con preghiera ed Eucaristia, ha parlato alla nostra carnalità, con l’azione dell’andare lì dove la fede di ogni uomo è all’opera in mani che proteggono la vita. E così ha parlato a cristiani e non cristiani, a chi ha voluto leggere e a chi semplicemente non ha potuto fare a meno di vedere; ha stilato il suo programma, quello che dal primo giorno continuamente ci porge spezzettando il Vangelo in briciole, così che anche i più piccoli possano nutrirsene (s. Gregorio Magno).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)