Qualche giorno fa il card. Caffarra è ritornato sulla questione dei “dubia” formulati a proposito della interpretazione di “Amoris laetitia”. In apertura afferma che “la lettera – e i dubia allegati – è stata lungamente riflettuta, per mesi, e lungamente discussa tra di noi. Per quanto mi riguarda, è stata anche lungamente pregata davanti al Santissimo Sacramento. (…) Il testo finale quindi è il frutto di parecchie revisioni: testi rivisti, rigettati, corretti”. Si tratta perciò di una scelta precisa. Su alcune cose avrei molto da dire, ma un punto, in particolare ha catturato la mia attenzione. Tutta la lettera si appoggia tutta su una base che il Cardinale ritiene di sicura tradizione, cioè che l’evoluzione della dottrina cristiana avviene senza mai contraddirsi. “Non c’è evoluzione laddove c’è contraddizione”. Se si contraddice non c’è sviluppo, ma tradimento. Su questo mi permetto di portare qualche esempio storico.
Il concilio di Trento (1547) affermava: “Sia scomunicato chi afferma che i bambini, una volta divenuti adulti, devono essere interrogati, se intendono confermare quello che i padrini, quando furono battezzati, promisero a loro nome, e che qualora rispondessero negativamente, devono essere lasciati padroni di sé stessi e non devono esser costretti alla vita cristiana”. Nel 1965, il Vaticano II, nella “Dignitatis Humanae” afferma: “Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa”.
Ancora. Il Catechismo Maggiore di San Pio X, nel 1905, dice: “È lecito uccidere il prossimo quando si esegue per ordine dell’autorità suprema la condanna di morte in pena di qualche delitto”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, del 1997, afferma: “Il quinto comandamento proibisce come gravemente peccaminoso l’omicidio diretto e volontario. L’omicida e coloro che volontariamente cooperano all’uccisione commettono un peccato che grida vendetta al cielo”.
Infine, dal concilio di Firenze, ripreso da quello di Trento e dal Vaticano I, il magistero aveva sempre dichiarato che i libri della Bibbia “contengono la rivelazione senza nessun errore”. Quindi era vera anche nelle sue affermazioni storiche o scientifiche. Nel 1965, il vaticano II, nella “Dei Verbum” afferma che “i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle sacre Scritture”. Sembra una piccolissima differenza, ma quell’inciso (per la nostra salvezza) introduce una direzione chiara alla verità della bibbia, che non è più la verità totale e globale, quindi anche storica o scientifica, ma soltanto quella relativa alla nostra salvezza.
E si potrebbe proseguire, sulla concezione degli Ebrei in rapporto alla salvezza, sulla guerra “giusta”, ecc.. Ma mi fermo, perché credo che questi esempi siano più che sufficienti a mostrare come sia effettivamente l’evoluzione della dottrina. Allora mi chiedo come mai il cardinale ha scelto una base così dubbia per segnalare i suoi dubbi al papa? Azzardo qualche ipotesi.