Il presepe coatto

Paura e sconcerto nella Diocesi di Pungitopo dopo la promulgazione del decreto comunale che impone il presepio nelle abitazioni private e negli edifici pubblici
17 Dicembre 2019

Ha creato sbigottimento e provocato timide proteste il draconiano provvedimento del Comune di Pungitopo che – proprio all’inizio dell’Avvento –  ha stabilito l’obbligo ferreo di allestire il tradizionale presepio in famiglia, a scuola e in tutti gli uffici pubblici e gli esercizi commerciali. Solerti e nerboruti ispettori comunali, armati con lucidi manganelli decorati a festa, hanno cominciato a ispezionare condomini, palazzi, monolocali e baracche, per verificare la presenza della regolamentare capannuccia e della relativa messinscena natalizia minima prevista dall’articolo 1 del decreto: le tre statuine di Maria, Giuseppe e del Bambinello. Gli ispettori erano accompagnati da fiscali guardie misuratrici munite di metro estraibile con cui controllare le dimensioni dei manufatti presepiali onde accertarsi che gli stessi rientrassero nelle misure minime previste dall’articolo 7 del decreto.

Pare che uno dei primi tafferugli sia scoppiato in un appartamento del centro storico, dove la famiglia di Giuseppe Lucetti, probo credente, stimato e conosciuto in parrocchia per la sua sollecitudine, è stata colta in flagrante con un bue sottodimensionato, quindi non regolamentare, e indi pesantemente multata. Le proteste del capofamiglia, appellatosi senza esito al noto detto “mogli e buoi dei paesi tuoi”, sono state subito sedate da qualche santa randellata.

Altro episodio che ha destato scalpore è stata la sconcertante multa a più zeri comminata alla pia maestra della scuola materna comunale Pina Abete, accusata di aver dimenticato di sistemare la stella cometa sulla capannuccia. Dopo la sanzione, la timorata educatrice è stata vista piangere in refettorio, secondo quanto riportato da alcune mamme sulla chat di Whatsapp. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’arresto di don Pietro Muschio, parroco di San Vischio, per presepe non regolamentare. Lo sventurato prelato, irretito da sirene moderniste, aveva infatti improvvisato nella pieve comunale un presepe ambientato in una moderna metropoli, sprovvisto così di pastori e tradizionali pecorelle previste dall’articolo 5 del decreto. Trascinato via per la tonaca dalle severe guardie comunali, mentre una gruppo di parrocchiani protestava con veemenza, il prete gridava disperato: “Presepe libero in libero stato!”.

Il clamoroso fermo del prelato, ha costretto monsignor Nicola Torrone, vescovo di Pungitopo, a un’ardita presa di posizione critica nei confronti dell’amministrazione locale. “Qui si esagera!” ha tuonato il presule dall’ambone della cattedrale nella messa vespertina.  “Comunque rimetteremo subito pastori e pecorelle, non vi preoccupate”, ha poi aggiunto.

Le coraggiose parole del vescovo sono state accolte con favore dal primo cittadino di Pungitopo, Natale Epifanio, che ha disposto tramite il prefetto la scarcerazione di don Muschio. “Ora però vada a fare il suo dovere e metta su un presepe come Dio comanda: simbolo di amore fraterno, semplicità e mitezza”, ha commentato il sindaco. “Se no, la prossima volta son botte”.

Intimoriti, ma rassegnati, i cittadini di Pungitopo sono corsi a casa a allestire o perfezionare i loro presepi, terrorizzati dalle possibili sanzioni corporali. “A tutti, Buon Natale”, ha soggiunto beffardo il sindaco, mentre le occhiute guardie comunali, sotto i fiocchi di neve della vigilia, riprendevano le loro temute ispezioni per i vicoli di Pungitopo, schioccando sinistramente i frustini d’ordinanza.

(Fantaecclesia / 14)

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