Leadership e mondanità spirituale

Rivolto ai cardinali o ai movimenti ecclesiali, Papa Francesco ha sempre messo in guardia chi esercita il ruolo di guida nella Chiesa...
3 Settembre 2022

«Io vorrei domandare ad ognuno di noi, a voi cari fratelli Cardinali, a voi Vescovi, sacerdoti, consacrati, consacrate, popolo di Dio: come va il tuo stupore? Tu senti stupore, a volte? O ti sei dimenticato cosa significhi? … Questo stupore è una via di salvezza! Che Dio ce lo conservi sempre vivo, perché esso ci libera dalla tentazione di sentirci “all’altezza”, di sentirci “eminentissimi”, di nutrire la falsa sicurezza che oggi (…) la Chiesa è grande, la Chiesa è solida, e noi siamo posti ai gradi eminenti della sua gerarchia – ci chiamano “eminenze” –… Sì, c’è del vero in questo, ma c’è anche tanto inganno, con cui il Menzognero di sempre cerca di mondanizzare i seguaci di Cristo e renderli innocui… Questo è il tarlo della mondanità spirituale… Torniamo a questo stupore iniziale, battesimale! … Questo forse è la misura, il termometro della nostra vita spirituale. Ripeto la domanda, caro fratello, cara sorella – siamo tutti insieme qui –: come va la tua capacità di stupirti? O ti sei abituato, abituata tanto, che l’hai persa? Sei capace di stupirti ancora?» (Omelia della Santa Messa con i nuovi cardinali e il collegio cardinalizio, 30 agosto 2022).

«Si verifica infatti un processo pericoloso: con il passare del tempo ci si focalizza sempre più su sé stessi, sulla propria appartenenza, perdendo il dinamismo delle origini. Allora ci si concentra su aspetti istituzionali, esteriori, sulla difesa del proprio gruppo, della propria storia e dei propri privilegi, perdendo, magari senza accorgersene, il sapore del dono… Questo accade quando ci si adagia e si viene intaccati dal virus della mondanità spirituale, che è il peggiore male che possa accadere nella Chiesa: la mondanità spirituale. Allora si appassisce in una vita mediocre, autoreferenziale, fatta di arrivismi, scalate, ricerca di soddisfazioni personali e facili piaceri. L’atteggiamento che cerca di arrampicarsi, di avere potere, di avere denaro, di avere fama, di essere comodi, di far carriera» (Discorso alla comunità del Pontificio collegio Pio Romeno, 19 maggio 2022).

«Il servizio di annuncio e di testimonianza cristiana (…) tocca anche alle persone che sono gli incaricati o i responsabili di ogni Paese o di tutto il movimento. Una cosa brutta che voi dovete evitare, prima che succeda – perché sembra che da voi non sia successo, ma ve lo dico prima –: “eternizzare” le cariche, cioè che sempre è lo stesso o la stessa. Per favore, no. Tutti sono bravi, ma non tutti indispensabili. Non siamo indispensabili. Io finisco questo compito di coordinatore o coordinatrice, non so come si chiama da voi, sia del gruppo, sia dei Paesi o generale, me ne vado a casa, cioè entro nei gruppi come uno qualunque, una qualunque. “No, ma io ho fatto questo, adesso tocca…”. Non tocca nulla, a te tocca andare a casa! Capito? E questo rinnovamento contro le ambizioni personali, che il diavolo fa muovere, è un lavoro per continuare a vivere. Perché tanti movimenti si sono spenti nelle mani di un unico o di un’unica dirigente. Ne abbiamo tanta esperienza nella Chiesa…  Cari amici, lo Spirito Santo, per intercessione della Vergine Maria, vi mantenga sempre in cammino, mai statici, in cammino, sempre pronti ad “andare oltre”, verso la comunione e verso la missione, e sempre al servizio, non arrampicatori di cariche… Così, rinnovare il servizio dell’autorità: nessuno è eterno nell’autorità» (Discorso ai membri dei Cursillos di Cristianità in Italia, 28 maggio 2022).

 

 

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