Il Principe e i poeti della Pace

Qualche ulteriore meditazione di Papa Francesco, a integrazione del messaggio per la Giornata Mondiale della Pace
2 Gennaio 2023

«Tra i titoli che il profeta Isaia attribuisce al Messia c’è quello di “Principe della pace” (9,5) … La religione non deve prestarsi ad alimentare conflitti. Il Vangelo è sempre Vangelo di pace, e in nome di nessun Dio si può dichiarare “santa” una guerra» (Discorso alla Curia romana, 22 dicembre 2022).

Ma qual è «quella pace che il Signore ci ha dato e che ci fa sentire tutti fratelli (Gv 14,27)»? «Qual è la pace che Gesù ci dona, e in che cosa si differenza da quella che dà il mondo? In questi tempi, ascoltando la parola “pace” pensiamo soprattutto a una situazione di non-guerra o di fine-guerra, uno stato di tranquillità e di benessere. Questo – lo sappiamo – non corrisponde pienamente al senso della parola ebraica shalom, che, nel contesto biblico, ha un significato più ricco… Pace è anche l’esperienza della misericordia, del perdono e della benevolenza di Dio, che ci rende capaci a nostra volta di esercitare misericordia, perdono, respingendo ogni forma di violenza e di oppressione. Ecco perché la pace di Dio come dono è inseparabile dall’essere costruttori e testimoni di pace; come dice Fratelli tutti, “artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia” (n.225)…

Come ci ricorda San Paolo, Gesù ha abbattuto il muro di separazione dell’inimicizia tra gli uomini, riconciliandoli con Dio (Ef 2,14-16). Tale riconciliazione definisce le modalità dell’essere “operatori di pace” (Mt 5,9), perché questa – come dicevamo – non è semplicemente assenza di guerra e neppure un equilibrio tra forze avversarie (Gaudium et spes, 78). Si fonda invece sul riconoscimento della dignità della persona umana e richiede un ordine a cui concorrono inseparabilmente la giustizia, la misericordia e la verità (Fratelli tutti, 227). “Fare la pace” è, dunque, un lavoro artigianale, da fare con passione, pazienza, esperienza, tenacia, perché è un processo che dura nel tempo (ibid., 226). La pace non è un prodotto industriale ma un’opera artigianale. Non si realizza in modo meccanico, necessita dell’intervento sapiente dell’uomo. Non si costruisce in serie, col solo sviluppo tecnologico, ma richiede lo sviluppo umano. Per questo i processi di pace non si possono delegare ai diplomatici o ai militari: la pace è una responsabilità di tutti e di ciascuno. “Beati gli operatori di pace” (Mt 5,9)» (Discorso all’Assemblea dell’U.S.G., 26 novembre 2022).

Dunque, «vediamo come la pace di Gesù sia molto diversa da quella che immaginiamo. Tutti desideriamo la pace, ma spesso quello che noi vogliamo non è proprio la pace, è stare in pace, essere lasciati in pace, non avere problemi ma tranquillità. Gesù, invece, non chiama beati i tranquilli, quelli che stanno in pace, ma quelli che fanno la pace e lottano per fare la pace (…) e come ogni costruzione richiede impegno, collaborazione, pazienza. Noi vorremmo che la pace piovesse dall’alto, invece la Bibbia parla del «seme della pace» (Zc 8,12), perché essa germoglia dal terreno della vita, dal seme del nostro cuore; cresce nel silenzio, giorno dopo giorno, attraverso opere di giustizia e di misericordia… Ancora, noi siamo portati a credere che la pace arrivi con la forza e la potenza: per Gesù è il contrario… Il seme della pace, per crescere e dare frutto, deve prima morire. La pace non si raggiunge conquistando o sconfiggendo qualcuno, non è mai violenta, non è mai armata»…

«Come si fa allora a diventare operatori di pace? Prima di tutto occorre disarmare il cuore. Sì, perché siamo tutti equipaggiati con pensieri aggressivi, uno contro l’altro, con parole taglienti, (…) ma questo non è pace, questo è guerra. Il seme della pace chiede di smilitarizzare il campo del cuore. Come va il tuo cuore? È smilitarizzato o è così (…) con l’aggressione? E come si smilitarizza il cuore? Aprendoci a Gesù, che è «la nostra pace» (Ef 2,14); stando davanti alla sua Croce, che è la cattedra della pace; ricevendo da Lui, nella Confessione, «il perdono e la pace»… Fratelli e sorelle, guardiamoci dentro e chiediamoci: siamo costruttori di pace? Lì dove viviamo, studiamo e lavoriamo, portiamo tensione, parole che feriscono, chiacchiere che avvelenano, polemiche che dividono? Oppure apriamo la via della pace: perdoniamo chi ci ha offeso, ci prendiamo cura di chi si trova ai margini, risaniamo qualche ingiustizia aiutando chi ha di meno?» (Angelus, 1° novembre 2022).

In altri termini, «la cultura della pace non la si costruisce solo tra i popoli e tra le nazioni. Essa comincia nel cuore di ciascuno di noi. Mentre soffriamo per l’imperversare di guerre e violenze, possiamo e dobbiamo dare il nostro contributo alla pace cercando di estirpare dal nostro cuore ogni radice di odio e risentimento nei confronti dei fratelli e delle sorelle che vivono accanto a noi: «Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo» (Ef, 4,31-32). Possiamo domandarci: quanta asprezza c’è nel nostro cuore? Che cos’è che la alimenta? Da cosa nasce lo sdegno che molto spesso crea distanze tra di noi e alimenta rabbia e risentimento? Perché la maldicenza in tutte le sue declinazioni diventa l’unico modo che abbiamo per parlare della realtà? Se è vero che vogliamo che il clamore della guerra cessi lasciando posto alla pace, allora ognuno inizi da sé stesso

San Paolo ci dice chiaramente che la benevolenza, la misericordia e il perdono sono la medicina che abbiamo per costruire la pace. La misericordia è accettare che l’altro possa avere anche i suoi limiti… Il perdono è concedere sempre un’altra possibilità… Dio fa così con ciascuno di noi, ci perdona sempre, ci rimette sempre in piedi e ci dona ancora un’altra possibilità. Tra di noi deve essere così… Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi a stancarci di chiedere perdono. Ogni guerra per essere estinta ha bisogno di perdono, altrimenti la giustizia diventa vendetta» (Discorso alla Curia romana, 22 dicembre 2022)

«Può sorgere però un’ultima domanda, (…) conviene vivere così? Non è perdente? È Gesù a darci la risposta: gli operatori di pace «saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9): nel mondo sembrano fuori posto, perché non cedono alla logica del potere e del prevalere, in Cielo saranno i più vicini a Dio, i più simili a Lui. Ma, in realtà, anche qui chi prevarica resta a mani vuote, mentre chi ama tutti e non ferisce nessuno vince: come dice il Salmo, “l’uomo di pace avrà una discendenza” (Sal 37,37)» (Angelus, 1° novembre 2022).

«Nel nostro tempo possiamo incontrare valide testimonianze di persone o istituzioni che lavorano per la pace… Pensiamo per esempio a coloro che hanno ricevuto il premio Nobel per la pace, ma anche a tanti sconosciuti che in maniera silenziosa operano per questa causa. Oggi vorrei ricordare due figure di testimoni. La prima è quella di San Giovanni XXIII. Fu chiamato il “Papa buono”, e anche il “Papa della pace”, perché in quegli inizi difficili degli anni Sessanta marcati da forti tensioni – la costruzione del muro di Berlino, la crisi di Cuba, la guerra fredda e la minaccia nucleare – pubblicò la famosa e profetica Enciclica Pacem in terris. L’anno prossimo saranno 60 anni, ed è attualissima! Papa Giovanni si rivolse a tutti gli uomini di buona volontà, chiedendo la soluzione pacifica di tutte le guerre attraverso il dialogo e il disarmo. Fu un appello che riscosse una grande attenzione nel mondo, ben oltre la comunità cattolica, perché aveva colto un bisogno di tutta l’umanità, che è ancora quello di oggi. Per questo vi invito leggere e studiare la Pacem in terris, e a seguire questa strada per difendere e diffondere la pace. Pochi mesi dopo la pubblicazione di quell’Enciclica, un altro profeta del nostro tempo, Martin Luther King, premio Nobel per la pace nel 1964, pronunciò lo storico discorso in cui disse: “Io ho un sogno”. In un contesto americano fortemente segnato dalle discriminazioni razziali, aveva fatto sognare tutti con l’idea di un mondo di giustizia, libertà e uguaglianza. Disse: “Io ho un sogno: che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per la dignità della loro persona”… Vi incoraggio a sognare in grande, come Giovanni XXIII e Martin Luther King… Che ognuno di voi possa diventare “poeta della pace”! Fatevi poeti di pace: avete capito? Poeti di pace» (Discorso a studenti e insegnanti durante l’incontro per l’educazione alla pace, 28 novembre 2022).

 

Una risposta a “Il Principe e i poeti della Pace”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Fare la Pace, lavoro artigianale…….ben detto, ma è possibile soltanto se nel cuore non alberga l’odio, significa anche un cuore provato da dolore, da offese subite. senza Cristo il fare la Pace è impossibile. Cristo, solo Lui in quanto Amore può lenire il dolore, può essere medico a suturare le ferite. c’è bisogno di Cristo nel mondo, per questo si comprende il Teologo Papà Ratzinger,così tanto studio su di Lui, come S.Giovanni Paolo II sia stato combattente contro altre dottrine per il Vangelo di Cristo. Così questa guerra che vede un potere ingiustamente rivolto a un altro (vittima) in sostanza per come ambedue confidano nella giustizia armata, non sembrano costruttori di quella Pace cristiana, poiché la barbarie ha preso il posto del dolore ingiusto e semi di odio sembrano prevalere. Cristo è esigente, fare la Pace non può essere “tregua” se al suo altare tornerà a scorrere sangue e lacrime.Chi nella mischia avrà il coraggio di alzare bandiera bianca?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)