La logica del Regno brilla al centro di questa Parola domenicale: non avanzamenti, innalzamenti e ambizioni, non potere e successo, bensì servizio, piccolezza, nascondimento. E noi, nell’epoca dell’apparire per esistere (e chi ne è immune?), nel tempo del primeggiare come meta, sentiamo tutto il peso di questa logica del Regno. Vorremmo essere grandi e il Vangelo ci indica il bambino; vorremmo il primo posto e Cristo esorta all’ultimo sgabello, profetizzando anche una sua morte ignobile, anticamera dolorosa di risurrezione.
Pure noi, che frequentiamo la Scrittura, che abbiamo confidenza con liturgie e culti, in fondo, possiamo ammettere che viviamo la tentazione della domanda dei discepoli, che è desiderio di essere primi, di sapere un po’ di più, di gestire un po’ di più, di alzarci un poco sopra. Con l’aggravante della giustificazione: lo facciamo per Dio! Quante scusanti per tentare di essere tra i primi… E quindi la logica del Regno ci risulta difficile, perché sappiamo in cuor nostro che, forse, ogni tanto, strumentalizziamo Dio. Essere i primi per la gloria di Dio: forse che non abbiamo mai sentito questa sirena? Al contrario, magari qualche volta ci è capitato di sperimentare la libertà dalla bramosia di riconoscimento, e abbiamo goduto di pace e serenità. Altre volte, forse, abbiamo tenuto Dio da parte, per non correre il rischio di usarlo a nostro comodo, e ci è sembrato di averlo meglio rispettato.
Già un buon antidoto a tutto ciò sarebbe quello di usare con cautela il nome di Dio, secondo l’antico comandamento, non mescolandolo con smanie e avidità. Così come un altro buon aiuto nell’umiltà sarebbe quello di considerarci tutti in cammino, accidentato, verso un unico Padre.
Trovo profonda assonanza tra il Vangelo di oggi e una poesia di Edith Bruck, I paesi, tratta dalla recente raccolta Tempi:
Non c’è un’America,
un Brasile
un’Italia
un’Europa.
Uno solo è Dio, se c’è.
Per unire paesi e popoli
non bastano accordi
sulla carta.
Ma se non è uguaglianza
– che resta solo una bella parola –
almeno lo stretto necessario
ovunque per ogni creatura
se si vuole dirsi credenti
altroché fare propaganda politica
con il crocifisso in bocca
che è una blasfemia!
Che sia nella vita del singolo, che sia nella vita sociale ˗ mette in guardia la scrittrice ungherese ˗ diffidiamo di quanti portano sempre «il crocifisso in bocca» per ambire a luoghi di potere senza servizio. È questo, infatti, il metro di misura che Gesù pone al centro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». La logica del Regno, liberante ed esigente, ci spinge alla pace e alla giustizia, come dice l’apostolo: «Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia». La logica del Regno ci spinge all’ultimo silenzioso sgabello.