Anna Oxa, 61 anni, con lo “zampino” di Francesco Bianconi (49 anni) – la cui discesa nel proprio abisso ho descritto qui. Niccolò Morriconi, 27 anni, in arte Ultimo. Generazioni diverse, generi diversi, ma lo stesso desiderio di rinascita. Spirituale? Forse.
Di certo, la cantante di origine (paterna) albanese, con il suo Canto dell’Anima, si fa eco di noi uomini e donne che ancora oggi, soprattutto oggi – nelle (e nonostante le) «ambiguità dei nostri tempi» – sogniamo ancora, con le parole di Gesù (Gv 3,3.7), di rinascere dall’alto: «sali e ritorna alla (tua) nascita», «resuscita».
Noi che crediamo ancora in un’anima che «vola libera, nitida», lontano dalle chiacchiere e dalle maldicenze mondane, dalle «bocche piene di falsità che nutre il mondo». Con il coraggio di lasciarsi indietro «vite frammentate senza verità». Con la forza di fuggire da quella parte di «umanità andata a fondo» per colpa di uomini «mangiati dall’avidità», spesso – purtroppo – «mani prive di dignità, votate a Dio».
Solo grazie a quest’«arca», speriamo, sarà possibile giungere e vivere in «un’altra vita»: più vera, più unificata, più gratuita. Consapevoli, però, che tale vita nascente si presenta ora in modo soffuso, appena intravedibile, «come stella dell’aurora / di un mattino che non c’è / e che non ha nome». Come un’Alba, direbbe Ultimo, il cantante romano originario del difficile quartiere di San Basilio.
In questa che il giovane artista ha definito una «lettera per chiunque voglia guardarsi dentro e provare a ricominciare» si comprende meglio cosa intenda Papa Francesco quando parla di nuova immaginazione del possibile. In una vita che è odiata perché ci fa sperimentare quotidianamente i «nostri limiti», che non di rado ci lascia sul corpo e sull’anima evidenti «lividi», che ci spinge allora a rinchiuderci in bolle coi propri «simili», Ultimo canta – quasi invoca – «t’immagini se fossimo al di là dei nostri limiti»? «Se tutto stesse sopra i nostri limiti»?
Anche qui, alla ricerca di una vita diversa dal si è sempre fatto così: una vita «di fianco alle abitudini». Una vita più sentita, piena di «brividi». Una vita più poliedrica, «se non amassimo soltanto i nostri simili». Una vita più armoniosa, «se avessimo più cura di quei lividi». Insomma, una alba nuova che però, confessa Ultimo, non è chiaro se in fondo sia «una bugia» o «la realtà».
Quello che è invece chiaro, secondo Mr. Rain, è che solo dei Supereroi possono volare verso questo aldilà dopo «aver toccato il fondo fino ad odiare» se stessi.
Ma, si faccia attenzione, quelli di Mattia Balardi (in arte Mr. Rain) sono dei «supereroi» sui generis, perché «angeli con un’ala soltanto» che riescono «a volare solo restando l’uno accanto all’altro», camminando «invincibili vicini», nonostante le «cicatrici» delle loro «ferite profonde».
Non sappiamo se con l’immagine dell’angelo senza un’ala il trentenne rapper bresciano abbia citato il famoso pensiero poetico presente nel film Così parlò Bellavista, poi ripreso da don Tonino Bello nella preghiera Dammi, Signore, un’ala di riserva. Di sicuro, però, per tutti tre, quell’immagine significa che sì, ci si può salvare, ma consapevoli che nessuno si salva «da solo»!
Si direbbe che in questo vagare e vagheggiare in note, si cerchi di uscire da un vivere che non soddisfa, da una instabilità di animo dovuta a esperienze di vita poco soddisfacenti è così si cerca altro di non ben definito. Almeno i tre anziani per età hanno dato senso al perché il “festival e anche della “canzone” con dispiego di note vocali racconti di vita in musica , vita che non rinuncia mai al sogno di realizzarla come là si vorrebbe. Un altro spirito, stimolo a rinnovarsi avvicinandosi a un confronto amichevole,gli uni gli altri insieme per ancora inneggiare alla vita così come è.senza fuggirla perché comunque è cosa bella sperare nel domani
Grazie, Sergio, è sempre importante cercare e soprattutto saper trovare un senso profondo anche dove personalmente faccio sempre più fatica a starci dentro. E tu hai saputo farlo molto bene.
Ieri sera però lo spettacolo leggero strideva a fianco alle immagini che arrivavano dai fratelli siriani e turchi. Contrasti assurdi che la mia sensibilità non sa giustificare. È molto difficile tenere insieme senza giudicare, ma credo che l’attenzione e i nostri sguardi debbano ora rivolgersi altrove.