Il 4 ottobre inizia la prima sessione del Sinodo dei vescovi (https://www.synod.va/en.html). È importante, ma è altrettanto importante ricordare che continua anche il sinodo della Chiesa italiana, arrivato ormai al terzo anno e quindi alla fase sapienziale.
Molti se lo stanno dimenticando. Un po’ per stanchezza – non siamo più abituati a seguire percorsi complessi e lunghi – e un po’ complice l’informazione laica, che per due anni ha ignorato il sinodo della Chiesa italiana, ma visto che ora si riuniscono i vertici comincia ad interessarsi, soprattutto nella misura in cui può raccontare l’incauta dichiarazione di un cardinale o la rinuncia di un altro a partecipare. Come è noto, l’informazione in Italia si occupa solo dei vertici, e non della base, cioè di quel popolo da cui invece arriva la richiesta di cambiamento. E mette in cima alla classifica dei criteri di notiziabilità quello del conflitto: se non c’è, lo crea.
È ovvio che ci si aspetti che all’interno del sinodo dei vescovi un po’ di conflitto ci sia: altrimenti vorrebbe dire che non sono sinceri. Ma naturalmente si spera che sia un conflitto “sano”: quello che permette un confronto chiaro tra le diverse posizioni, ma nell’ottica di creare dialogo per individuare nuove prospettive. E lasciando spazio allo Spirito Santo, più volte invocato da Papa Francesco quando ammonisce che il sinodo non è il Parlamento, che non si decide a maggioranza, ma si cercano soluzioni attraverso il metodo della conversazione spirituale e un attento discernimento.
Fatto sta che, durante un corso di formazione per giornalisti organizzato da GreenAccord il 19 settembre scorso, è stato chiaramente detto che non tutto ciò che viene detto durante i lavori verrà reso pubblico: ogni giorno sarà comunicata solo una sintesi di quanto emerso. E forse – forse – non è del tutto sbagliato, pensando appunto ai meccanismi mediatici e alla loro insaziabile fame di conflitto, una fame che andrebbe a interferire con processi delicati di dialogo, forse rendendolo impossibile.
Partecipano ai lavori sinodali 365 membri votanti, tra i quali 54 donne. Ci sono i rappresentanti dalle Conferenze episcopali del mondo (Africa 43, America 47, Asia 25, Europa 48, Oceania 5); i delegati delle Chiese orientali cattoliche (20); 50 membri di nomina pontificia; 70 fedeli non vescovi (tra cui cinque consacrate e cinque consacrati). In questa sessione, che durerà fino al 28 ottobre, sono chiamati a confrontarsi – in assemblea e in gruppi di lavoro – sui problemi emersi dalle precedenti fasi del cammino sinodale: le soluzioni verranno individuate nella sessione successiva, da cui dovrà uscire un documento finale. I partecipanti vengono dunque da tutto il mondo e quindi da Chiese immerse in situazioni culturali, politiche, esistenziali profondamente diverse tra loro: essere una Chiesa universale non è mai stato facile, oggi ancora meno. E già riuscire a capirsi sarebbe un bel risultato, anche se non basta: bisogna, prima o poi, arrivare a delle conclusioni, e quindi a delle scelte.
Il documento di lavoro, l’Instrumentum Laboris, non nasconde i problemi, li mette sul piatto con sufficiente chiarezza: si va dall’accoglienza al problema del linguaggio, dalla formazione delle persone alla riforma delle strutture (tanto che il Cardinale Coccopalmerio, nel già citato corso di formazione, si è chiesto se il Sinodo universale stesso non vada riformato rendendolo un organo decisionale, e non solo consultivo) e così via.
Intanto, dicevo, le Chiese locali hanno ripreso il loro cammino: la fase sapienziale, accompagnata dalle apposite linee guida dovrebbe essere una fase di «discernimento comunitario “realistico”, cioè operativo, orientato all’individuazione dei mezzi per costruire una Chiesa più aderente al Vangelo».
Credo non sarà facile per le diocesi vincere la stanchezza e lo scetticismo del popolo di Dio, mantenendo un alto livello di coinvolgimento. Ma molte ci stanno provando, e altre sono decisamente avanti. Come quella di Torino, che sta portando a termine la riforma della curia: non sarà più organizzata in uffici pastorali, autonomi e isolati tra loro, ma sarà gestita trasversalmente dagli operatori e dai “volontari di Curia”, insieme alle parrocchie e le realtà ecclesiali. Insieme lavoreranno attorno a quattro grandi aree pastorali: l’Annuncio e la Celebrazione; la Carità e l’Azione sociale; la Cancelleria; l’Amministrazione. Tre di queste hanno direttori laici.
È un segno che rinfranca: se si vuole, cambiare si può e una Chiesa rinnovata in senso sinodale non è solo un sogno, ma un progetto. Speriamo lo sappiano anche i 465 che il 4 ottobre cominceranno a lavorare.
La Chiesa con perseverante coraggio si è fatta interprete del pensare di molti cittadini, dato prova di carità solidale alla popolazione in sofferenza, ma anche umiliati quei saggi tentativi per una diversa possibile tregua in auspicio alla Pace. Fa scandalo collaborare a costruire una Chiesa Cristiana là dove si fa olocausto di vite umane, quando Cristo e’ Dio della vita, Re di Pace! Forse lo si può far rientrare in un affare economico tra paesi, uno scambio di interessi!? Forse chi governa dovrebbe attribuire maggior rispetto del parere e consenso da tutti i propri cittadini quando si tratta di partecipare e sostenere una guerra!Art.11” L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.” Non esiste guerra giusta e sembra neppure esserlo per una causa di ideale solidarietà
Se Sinodo e’ camminare insieme significa che la chiesa si trova tra questi viandanti, ascolta e perora per loro conto a livello istituzionale se del caso, in quanto si tratta di voci mai abbastanza ascoltate dove si decidono dei problemi che sono vissuti da tutta la popolazione. Ora siamo a conoscenza degli sforzi compiuti dalla Chiesa in quel ruolo di instaurare una possibilità di dialogo tra Russia e Ucraina che tanto sta destabilizzando la stessa Europa, impoverendo tutti quei Paesi che si sono schierati in buon animo a sostegno del Paese invaso. Ma è passato troppo tempo, e questa solidarietà è troppo costosa, i morti interrogano la coscienza anche dei cittadini partner, pochi i mezzi per sostenere un servizio ospedaliero sufficiente si bisogni, salvare persone malate in tempo. Non ha senso morale spende re per materiale bellico che immola tante giovani vite umane!
si profetizza, che dopo questa era di caos Bergogliano, sarà la volta della successione dell’anticristo (epoca di breve durata , appagante per tutti i cattolici deviati, intrisa di entusiasmi terreni venerei, luculliani, ecc.ecc.) : questo sinodo babilonesco mi pare un buon viatico ;
poi la spada spetterà a Cristo però che ,si dice, tornerà il Gloria per mettere fine a questa solfatara di mondo.
Su fatto che se si vuole cambiare si può non ho il minimo dubbio.
Ne ho invece sul fatto che si voglia davvero cambiare.
Il popolo di Dio sente la necessità urgente di ritrovare (o forse meglio dire di trovare) una Chiesa che accoglie, che include, che cammina a fianco come una madre.
La voglia di essere parti vive di una Chiesa così é solo alla base della struttura “piramidale” perché ai vertici manca forse il coraggio, e non ultima l’umiltà di considerare. questa piramide rovesciata.
I vertici dovrebbero essere al servizio del popolo di Dio.
Non è accaduto spesso nella storia della Chiesa. Forse i primi anni, poi…
In parrocchia non ho sentito fare cenno di Sinodo, come se fosse cosa da alto loco! Speriamo che dopo gli incontri discenda ai comuni fedeli Parola che più riferisca al mondo in cui stiamo vivendo. Il potere conta ha scelto le armi come mezzo per “vincere”, la Pace dopo, come sempre stato e poco importa il costo di vite umane! l’iniziativa di accedere dove si vuole proporre un mondo che ha diritto alla Pace e con perseveranza insistere come diritto alla vita dell’essere umano qualunque sia il suo stato.da rendere possibile.e necessaria L’intensificarsi di omicidi, droga, sesso,idoli sportivi da osannare, tutto questo sa di un mondo corrotto e in perdizione. Se sinodare non entra in queste realtà, raggiungerà il piccolo resto di passato che appare il solo presente oggi a confidare in un Dio presente
Le parole di Aggeo, prima lettura di oggi, é davvero rivolta a noi x il Sinodo..
RICOSTRUISCI…
Ieri a Fontanelle, ricordando Martini:
Solo se si ascolta lo Spirito invece delle proprie idee sarà possibile quella che tutti noi auspichiamo:
Una VERA Rivoluzione Sinodale.
Quindi preghiamo.
Esistono due realtà interconnesse: la Chiesa universale e la Chiesa locale. Ognuna di esse ha necessità e progetti bloccati da problemi. Ma su tutti uno è comune a tutti: la coerenza. Per tutto il resto nessuno è maestro ma tutti dobbiamo saper dare del nostro meglio.
Tutti hanno un pizzico di ragione. Anche il del Bono.
Troppo tempo senza ‘fare’ dopo il VAT II. Troppo da cambiare oggi.
Il vero rischio é che nn si cambi NIENTE.
PAROLE. E basta.
Imo da un pdv gestionale occorrono due linee guida:
1) Dare pieni poteri ai vertici per adeguarsi al loro “locale’. Un gruppo CENTRALE di controllo solo per evitare contraddizioni.
2) Dare ben più poteri e libertà al “locale” laico all’insegna di allargare la partecipazione.
A qualunque costo.
Ho la medesima opinione di Sergio. Se poi davvero il Sinodo non sarà del tutto pubblico, si accentuera’ anche nei credenti lo scetticismo e l’impressione che alla fine sono i soliti “addetti ai lavori” a decidere. La sinodalita’ è un processo radicalmente differente da quelli di una maggioranza democratica, bisogna allenarsi a viverlo dal basso, dai piccoli gruppi (leggi: parrocchie, ad esempio), e cosìnon è. Difficile cominciare dal vertice
La gente comune non si interessa a questo Sinodo perche’ non tratta di problemi reali ma e’ fumoso , ideologico ed autoreferenziale. E’ fatto solo per una minoranza di persone che evidentemente non ha problemi concreti ,che puo’ permettersi di disquisire su questioni astratte. E’ come il congresso di un partito, interessa solo ai militanti. Gli altri ,la gente comune, le famiglie ,i giovani hanno problemi veri cui fare fronte ogni giorno e sanno che non sara’ il sinodo a risolverli e dovranno vedersela da soli . La Chiesa gerarchica e’ ormai come i funzionari di partito, lontana dalla vita della gente
Invece il Sinodo tratta temi di grande importanza, che interessano. Il problema è come dire la propria e ascoltare e “sinodare” (camminare insieme).
Mi chiedo però cosa arrivi, del Sinodo italiano, alle “periferie dell’impero”, ossia nelle parrocchie, movimenti, comunità varie, anche religiose. Quest’estate diverse persone diversamente impegnate mi hanno ribadito che il Sinodo non li ha minimamente sfiorati, nel loro vissuto quotidiano di impegno. E lo stesso posso dire io (ma lo scrissi già). Se rimane una cosa di vertice o di pochi, o se il coinvolgimento dipende dal vescovo o parroco locale, non ha molto funzionato.