“Ma questa leggenda è vera?” (versione genitori)

Credo, non credo, forse credo: emergono tutte le posizioni, e tutte si confrontano con franchezza, in un clima di ascolto ben oltre il tempo massimo
21 Marzo 2018

Sono venuti in ventitre: ventitre famiglie hanno accolto l’invito, per la quarta volta quest’anno, e hanno partecipato alla catechesi serale. E’ un’adesione incoraggiante, soprattutto considerando che non ci sono celebrazioni di sacramenti specifici per i bambini, all’orizzonte.

Dopo la preghiera, Anna Maria e Antonella introducono il tema della serata raccontando cos’è successo in chiesa la settimana scorsa, e riprendono la domanda di Igor: “Ma questa leggenda, è vera?”

Con questa provocazione sullo sfondo, chiedono ai genitori di disporsi in piccoli gruppi, e distribuiscono dei foglietti con il brano che apre il Vangelo di Luca (1,1-4), un testo normalmente poco frequentato: “Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi,  come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”.

La consegna: leggere insieme, per poi mettere a tema i propri dubbi e le proprie domande. Il feed-back sembra subito positivo: il brusio dai gruppi è vivace, e continuo. Dopo venti minuti, ecco le prime reazioni:

“Premetto che non sono credente. Vorrei sapere: chi è Luca? Ossia, è uno che ha camminato con Gesù? E chi è Teofilo?”

“Cosa significa ‘fare ricerche accurate’ nel contesto di 2000 anni fa?”

“Mi sono chiesta: ma perché credo?”

“Io non so se credo”

“Ma scrive sulla parola di testimoni? Come fa a sapere che è giusta?”

“Il problema più grande è la risurrezione. Mi va bene tutto, ma come può un corpo sparire così?”

“Se fossi nato in Arabia sarei musulmano: chi mi dice che questa è la religione vera?”

“Ma anche se non si è credenti, il messaggio morale del cristianesimo resta valido, no?”

“Per l’aspetto umano sono certo che non è una leggenda. Ma per l’aspetto non umano? Mi pongo tante domande …”

“Io non mi pongo troppe domande. Ci credo, perché è una presenza reale nella mia vita”

Credo, non credo, forse credo: emergono tutte le posizioni, e tutte si confrontano con franchezza, in un clima di ascolto. Domande a raffica, e un interesse palpabile. Alla fine dell’incontro, interrotto perché andato ben oltre il tempo massimo, un papà saluta così: «grazie per queste serate».

Quando tutti sono usciti noi catechisti restiamo un poco a parlare con il parroco. Alcune cose sono subito chiare, nella loro positività e, insieme, nei problemi che sollevano.

Intanto, la maggioranza dei genitori ha mostrato di condividere l’affermazione secondo cui i fatti della vita di Gesù sono realmente accaduti. Fino alla croce, quindi, poche difficoltà; solo in chi si dichiara non credente sembra permanere il sospetto che in fondo si tratti solo di una bella storia, anche nei suoi dati più ‘umani’. C’è però grande desiderio di capire, non abbiamo scorto in nessuno barriere pregiudiziali.

Questo, insieme alla fede esplicita manifestata da un buon numero di genitori, è un altro elemento incoraggiante per noi che ci confrontiamo prevalentemente con i loro bambini: questi potranno riportare domande e dubbi, ma non chiusure. L’annuncio è possibile.

Un elemento più critico è rappresentato dalla tendenza, ancora non del tutto superata, a leggere il cristianesimo a partire dalla prospettiva etica, come dottrina che trasmette uno stile di vita buono. La relazione personale con Cristo e con il suo mistero suscita invece interrogativi radicali, che trovano espressione nella diffusa domanda sulla risurrezione, sulla sua verità e possibilità, sulle implicazioni di questo evento per la vita di ciascuno, per la concreta vita quotidiana.

È stato però consolante, davvero, vedere adulti discutere animatamente di fede, di Vangelo, portare a parola alcuni loro dubbi. L’interesse era vivo, il dialogo non circoscritto ai soliti noti.

Ancora una volta il Vangelo ha mostrato le proprie potenzialità nel provocare, aprire, interrogare.

Tutto questo a partire da due semplici scelte:

–          legare la riflessione dei genitori all’esperienza dei figli;

–          offrire la possibilità di un confronto con la Parola non costretto nello schema delle nostre interpretazioni calate dall’alto.

Tra le molte strade che abbiamo tentato nel tempo per gli incontri con le famiglie, questa si conferma la più fruttuosa: proporre un contatto diretto con le Scritture, in una modalità semplice ma che, coinvolgendo ciascuno in prima persona, si mostra capace di incrinare la corazza delle abitudini, di suscitare curiosità, forse desiderio di approfondire ancora.

La sfida ora si fa interessante: siamo chiamati come comunità ad individuare luoghi altri in cui sia possibile, e desiderabile, continuare il cammino.

 

 

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