Dal 23 febbraio, nel giro di poche ore, la nostra vita è cambiata in modo radicale. Le nostre routine sono state sconvolte dall’emergenza per contenere l’espansione del virus Covid-19. Mercoledì 26, Mercoledì delle Ceneri nel Rito Romano, ha avuto inizio una Quaresima particolare e strana che sicuramente ricorderemo a lungo.
Come mamma ha preso il via un periodo difficile, come insegnante un momento molto impegnativo e di riorganizzazione del lavoro. E come catechista?
Il nostro parroco, dopo un primo momento di incertezza generale, ha avanzato la richiesta a noi catechiste di preparare delle dispense da inviare ai ragazzi perché potesse proseguire la preparazione ai sacramenti.
Devo essere sincera, la mia prima reazione è stata di rabbia. Presa tra schede da stampare, compiti da fare, lezioni da preparare, mi chiedevo: davvero il modo giusto per essere vicini ai nostri ragazzi poteva essere aggiungere altro carico di lavoro ai genitori?
Da mamma non credo avrei gradito questo tentativo di far rimanere viva la fiammella della fede nella mia famiglia in questa situazione surreale. A freddo ci ho riflettuto, ed effettivamente un segno della nostra presenza doveva esserci. Grazie anche alla giusta mediazione di chi vede le cose da un punto di vista diverso dal mio, sono stati proposti giochi, brevi video, piccole riflessioni; piccole cose, un segno di presenza che poteva essere condiviso con i fratelli più piccoli, o con la mamma e il papà prima di addormentarsi. Però non l’ennesima attività di didattica a distanza, in cui i genitori si reinventano, oltre che insegnanti, anche catechisti.
Che poi, diciamocelo francamente, quanti dei ragazzi che abbiamo a catechismo hanno poi una famiglia a casa in grado di parlare di riconciliazione? Quanti ne hanno la voglia? E quanti poi ne hanno il tempo e le energie, fagocitati da smart working, figli, casa e preoccupazione per la situazione che stiamo vivendo?
Durante la Settimana Santa ho condiviso ogni giorno una preghiera e una riflessione, la stessa che poi ho proposto anche ai miei figli. Quanti avranno letto in famiglia il vangelo del giorno e recitato la preghiera? Non importa. Non conta la quantità ma la qualità: se il nostro impegno ha portato frutto anche in una sola famiglia, questo non è andato sprecato. Si potrà ritornare alla normalità a settembre? Questo ancora non si può sapere.
Abbiamo una lunga estate davanti per programmare come rimanere vicini ai nostri ragazzi nella fede, senza appesantire le famiglie già provate.
Condivido quello che si prova quando già oberati di problemi un altro in più viene aggiunto! Prima di avere idea buona per gli altri bisogna mettersi nei loro panni. Inoltre quando la realtà viva tocca il fondo, le carte da leggere,i suggerimenti tornano a chi li ha pensati. Niente è più come prima, i tempi vanno magari dilazionati, letteralmente da inventarsi nuovo insegnamento ma senza togliere quello che vi è di più prezioso, il calore umano della persona. Ritornare a essere poveri di organizzazione ma solerti in umanità. Ridurre la comunicazione by passando il foglio stampato, per raggiungere la persona in contatti vocali., una parola viva. Si tratta di rendere fecondo uno stato di situazione diverso, cambiato. Capire che non basta essere madri di corsa, o insegnanti che non hanno tempo per una parola, Solidarietà a mettersi nei panni degli altri, solo questo oggi può chiamarsi via da percorrere è pazienza se i programmi saltano.
Solo la Relazione conta in questo tempo: una capacità di ascolto reciproco, che non avrà l’intento di fornire contenuti, ma vicinanza e un cuore che sente.
Con la speranza che qualcuno si rivolga alla Famiglia tutta intera e sappia dirle con delicatezza Tu Sei una ierofania, Tu sei il progetto di Dio per l’uomo, in te sperimenti un continuo dinamismo di comunione, Tu servi la Vita, promuovi la Persona e la sua unicità e se adesso Ti senti impossibilitata nell’esprimere tutto il tuo potenziale nella società e nella realtà ecclesiale, cullati nell’ascolto della Parola e l’attesa Ti sembrerà più breve e feconda. Tu famiglia sei tutto.
Tu al tuo interno hai già tutto.
Condivido il contenuto dell’articolo. Mi sono dato, e ho proposto alle mie catechiste, di muoverci con due principi: MISURA e VICINANZA. Misura perché effettivamente le famiglie rischiano di essere sommerse da sollecitazioni provenienti da ogni dove. Il rischio di un iperattivismo anche da parte nostra, seppur in buona fede, dev’essere evitato, anche perché si corre il rischio che in un “mare magnum” di messaggi, vadano tutti persi. Vicinanza però perché i nostri ragazzi e le loro famiglie hanno bisogno di sentire che ci siamo, e che la relazione non si interrompe, anche se non ci possiamo vedere in parrocchia.
Effettivamente fino ad ora mancano quasi completamente i “feedback” da parte degli interessati. In ogni caso è vero ciò che dice l’articolo: “Non conta la quantità ma la qualità: se il nostro impegno ha portato frutto anche in una sola famiglia, questo non è andato sprecato”. Grazie
Due sere fa ci siamo confrontati via Zoom con il nostro coro parrocchiale (il parroco chiedeva qualche idea). Siamo anche catechisti o animatori adulti, molti genitori di bambini e ragazzi e il tema del post ci tocca da vicino. Conclusioni? Positive e immagino che ogni famiglia lo sia, se pensa al bene dei propri figli.
Creatività e inventiva alla base: occorre modificare quanto sembrava immutabile (quante volte si tentava catechesi con le famiglie, poi i catechisti “tiravano” indietro? o le famiglie alla “delega”?). Lasciare ad altri ciò che ti sembra appartenere non è mai facile, ma siamo chiamati a farlo, fornendo un aiuto, un sussidio, tanto tempo anche, insieme a tanta fiducia nel prossimo. Non è l’ora dei protagonismi: anche la scuola da remoto non è facile, ma occorre provare insieme. Così per la catechesi parrocchiale.
Pensate ad un coro parrocchiale che registrerà canti per il mese di maggio diffusi in streaming … per bambini, ragazzi e adulti …
Grazie per la bella riflessione.
Credo che l’esempio che diamo sia molto importante, anche la fede può vacillare, ma se siamo persone di cuore il nostro bene rimane.
Far capire anche ai nostri figli le nostre fatiche, gli aiuterà sicuramente ad affrontare la vita sapendo scegliere e ponendosi in modo critico, senza denigrare, trasformiamo in valori le difficoltà.
Anche il papa ci sta suggerendo di farci portatori di pace, ognuno con gli strumenti che ha.
Grazie