Le domande di chi patisce

Che senso ha per noi cristiani lo 'svuotamento di sé' da parte di Cristo? Che differenza c’è tra 'masochismo' e cristianesimo?».
4 Aprile 2020

In un tempo di crisi e frammentazione, difficile da analizzare e per ora impossibile da sintetizzare, la lectio personale delle scritture domenicali fa risuonare in noi più domande che risposte. Pensiamo perciò sia utile proporvi, con le parole del poeta Rilke, di sostare un attimo in compagnia di queste domande soltanto: «vorrei pregarla di avere pazienza verso tutto ciò che è irrisolto nel suo cuore, e di sforzarsi di provare amore per le domande in sé, come se fossero delle stanze chiuse a chiave, o dei libri scritti in una lingua straniera. Non si affanni, dunque, per ottenere risposte che ancora non possono esserle date, perché non sarebbe in grado di viverle. Ciò che conta è vivere ogni cosa. Viva le Sue domande, adesso. Forse così, un giorno lontano – a poco a poco, senza accorgersene – vivrà già dentro la risposta» (Lettera a un giovane poeta, IV).

 

***

 

1^ LETTURA – Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso (Is 50,4-7).

SERGIO: «Ci ‘arrendiamo’ a Dio quando vuole aprirci l’orecchio affinché ascoltiamo gli uomini sfiduciati e sappiamo trovare una parola per loro? Nelle persecuzioni, ci ricordiamo che Dio ci assiste e che perciò possiamo affrontarle senza vergogna, quasi ‘a muso duro’?».

GILBERTO: «Qual è lo specifico modo cristiano di porsi di fronte al male: combatterlo, assumerlo, allontanarlo, desiderarlo, imputarlo? In questi giorni di dolore quale ci sembra possa essere più efficace?».

 

SALMO – Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, / storcono le labbra, scuotono il capo: / «Si rivolga al Signore; lui lo liberi, / lo porti in salvo, se davvero lo ama!». / Un branco di cani mi circonda, / mi accerchia una banda di malfattori; / hanno scavato le mie mani e i miei piedi. / Posso contare tutte le mie ossa. / Si dividono le mie vesti, / sulla mia tunica gettano la sorte. / Ma tu, Signore, non stare lontano, / mia forza, vieni presto in mio aiuto. / Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, / ti loderò in mezzo all’assemblea. / Lodate il Signore, voi suoi fedeli, / gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe, / lo tema tutta la discendenza d’Israele (21).

GILBERTO: «Per che cosa potremmo lodare il Signore oggi, in questo dramma?».

SERGIO: «Possiamo testimoniare la vicinanza e l’aiuto di Dio di fronte agli atteggiamenti beffardi e agli sguardi in cagnesco di chi ci circonda per distruggerci?».

 

2^ LETTURA – Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre (Ef 2, 6-11).

SERGIO: «Chi dovrebbe rappresentare Cristo in terra, soprattutto quando ha il Potere di questa rappresentanza, ha veramente ben compreso il senso di questo svuotamento, di questa umiliazione di sé? E quanto da questo senso dipenda la fede in Gesù Cristo e in Dio Padre?».

GILBERTO: «Svuotò sé stesso: ha un senso per noi questa parola? Che differenza c’è tra masochismo e cristianesimo?».

 

VANGELO – Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino» … Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?» … Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono … A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» … Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito (estratto da Matteo Mt 26,14-27,66).

GILBERTO: «In questi giorni migliaia di persone si sono trovate da sole davanti alla morte. Che cosa trasforma la morte da assoluto dramma ad atto d’amore?».

SERGIO: «Ci ricordiamo che Gesù nell’orto degli ulivi non volle essere difeso con alcuna arma? E che invece quando si doveva stargli vicino con una presenza compassionevole o rischiando la morte i suoi discepoli si addormentarono o fuggirono?».

 

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