La croce come segno di speranza
La croce è per noi il ricordo della passione, morte e risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo. Segno di dolore e di apparente sconfitta, ma è soprattutto segno di vittoria sul male e sulla morte, segno dell’amore di Gesù per noi. Gesù. Figlio di Dio, proprio morendo sulla croce ci dimostra il suo amore e l’amore del Padre che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito. Anche noi, come i cristiani di ogni tempo, mettiamoci in cammino dietro la Croce, per trovare in Gesù, morto e risorto per noi, vita nuova e benedizione.
(Tonino Bello)
I Stazione – Gesù è condannato a morte
C. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
“Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi urlavano: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Ed egli, per la terza volta, disse loro: “Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò”. Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà” (Luca 23, 20-25).
Riflessione
A voi che non contate nulla agli occhi degli uomini, ma che davanti agli occhi di Dio siete grandi, coraggio! Dio non fa graduatorie. Non sempre si lascia incantare da chi sa parlare meglio. Non sempre, rispetto ai sospiri dignitosi dei poveri, dà la precedenza al canto gregoriano che risuona nelle chiese. Non sempre si fa sedurre dal profumo dell’incenso, più di quanto non si accorga del tanfo che sale dai sotterranei della storia.
[pausa di silenzio]
C. Dio onnipotente ed eterno, che hai rinnovato il mondo con la gloriosa morte e risurrezione del tuo Cristo, conserva in noi l’opera della tua misericordia, perché la partecipazione a questo grande mistero del tuo amore ci consacri per sempre al tuo servizio. Per Cristo nostro Signore. Amen.
II Stazione – Gesù prende la croce
C. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
“Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo” (Giovanni 19, 17-18).
Riflessione
La croce l’abbiamo inquadrata nella cornice della sapienza umana e nel telaio della sublimità di parola. L’abbiamo attaccata con riverenza alle pareti di casa nostra, ma non ce la siamo piantata nel cuore. Pende dal nostro collo, ma non pende sulle nostre scelte. Le rivolgiamo inchini e incensazioni in chiesa, ma ci manteniamo agli antipodi della sua logica. L’abbiamo isolata, sia pure con tutti i riguardi che merita.
[pausa di silenzio]
C. Signore, tu che hai detto: “Il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero”, aiutaci ad accoglierlo nella nostra storia.
III Stazione – Gesù cade la prima volta
C. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo
Io sono l’uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira. Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce. Solo contro di me egli ha volto e rivolto la sua mano tutto il giorno. Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle, ha spezzato le mie ossa. Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri…
Riflessione
Dal deserto del digiuno e dalla tentazione fino al monte Calvario, Gesù passa attraverso le strade scoscese di questa terra. E quando arriva ai primi tornanti del Calvario, non cerca deviazioni di comodo, ma vi si inerpica fino alla croce. Sì, la pace, prima che traguardo, è cammino. E per giunta, cammino in salita. Vuol dire, allora, che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste.
[pausa di silenzio]
C. Signore, donaci di ripetere sempre con te: “Padre, non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
IV Stazione – Gesù incontra sua madre
C. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
“Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Luca 2, 34-35).
Riflessione
Nessun linguaggio umano deve essere stato così pregnante come quello di Maria. Fatto di monosillabi, veloci come un sì. 0 di sussurri, brevi come un fiat. 0 di abbandoni, totali come un Amen. 0 di riverberi biblici, ricuciti dal filo di una sapienza antica, alimentata da fecondi silenzi.
[pausa di silenzio]
C. Maria, aiutaci, perché nella brevità di un sì, detto all’Unico, ci sia dolce perderci.
V Stazione – Gesù è aiutato da Simone di Cirene
C. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
“Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Golgota, che significa luogo del cranio” (Marco 15, 21-22).
Riflessione
L’amore per Cristo che non abbia il marchio della totalità è ambiguo, il part-time non è ammissibile. Il “servizio a ore”, in cui magari per ogni eccedenza chiediamo compensi maggiorati come un operaio che esige lo straordinario, sa di mercificazione. In concreto, innamorarsi di Gesù Cristo vuol dire conoscenza profonda di lui, assimilazione del suo pensiero, accoglimento senza sconti delle esigenze radicali del Vangelo.
[pausa di silenzio]
C. Donaci, Signore, di non sentirci costretti nell’aiutarti a portare la croce.
VI Stazione – La Veronica asciuga il volto di Gesù
C. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
“Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso” (Isaia 50, 6-7).
Riflessione
Eccoci, Signore, davanti a te. Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato. Ma se ci sentiamo sfiniti non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto o abbiamo coperto chissà quali interminabili rettilinei. È perché, purtroppo, molti passi li abbiamo consumati sui viottoli nostri, e non sui tuoi sentieri, seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera, e non le indicazioni della tua Parola.
[pausa di silenzio]
C. Grazie, Signore, perché ci conservi nel tuo amore, e non ti sei ancora stancato delle nostre povertà.
VII Stazione – Gesù cade la seconda volta
C. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
“Oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia” (1 Pietro 2, 23-24).
Riflessione
Stare con Gesù significa mettere il Vangelo al centro della nostra vita personale e comunitaria. Lasciarsi contaminare inguaribilmente dalla speranza della risurrezione. Affrontare le tribolazioni, il dolore e perfino la morte, sapendo che verranno giorni in cui “non ci sarà né lutto né pianto”, e tutte le lacrime saranno asciugate dal volto degli uomini.
[pausa di silenzio]
C. Signore, quando ci sentiamo feriti nell’amore, fa’ che ricordiamo le tue parole: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”.
VIII Stazione – Gesù incontra le donne di Gerusalemme
C. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
“Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?” (Luca 23, 27-28. 31).
Riflessione
Coraggio, fratello che soffri. Non angosciarti tu che, per un tracollo improvviso, vedi i tuoi beni pignorati, i tuoi progetti in frantumi, le tue fatiche distrutte. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Non abbatterti fratello povero, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza. Coraggio! La tua croce, anche se durasse tutta la vita, sarebbe sempre “collocazione provvisoria”.
[pausa di silenzio]
C. O Signore, la visione del tuo volto ci aiuti a rientrare in noi stessi e a piangere sinceramente sui nostri peccati.
IX Stazione – Gesù cade la terza volta
C. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
“Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte” (Isaia 53, 7-8b).
Riflessione
Un giorno, quando avrete finito di percorrere la mulattiera del calvario e avrete sperimentato come Cristo l’agonia del patibolo, si squarceranno da cima a fondo i veli che avvolgono il tempio della storia, e finalmente saprete che la vostra vita non è stata inutile. Che il vostro dolore ha alimentato l’economia sommersa della grazia. Che il vostro martirio non è stato assurdo, ma ha ingrossato il fiume della redenzione raggiungendo i più remoti angoli della terra.
[pausa di silenzio]
C. Aiutaci, Signore, a capire che la nostra storia crocifissa è già impregnata di risurrezione.
X Stazione – Gesù è spogliato delle vesti
C. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
“Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano, mi osservano: si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte” (Salmo 22, 17-19).
Riflessione
“Chi sta alla tavola dell’eucaristia deve “deporre le vesti”. Le vesti del tornaconto, del calcolo, dell’interesse personale, per assumere la nudità della comunione. Deporre le vesti della ricchezza, del lusso, dello spreco, della mentalità borghese, per indossare le trasparenze della modestia, della semplicità, della leggerezza. Dobbiamo abbandonare i segni del potere, per conservare il potere dei segni.
[pausa di silenzio]
C. Dacci, Signore, di divenire compagni di tutti coloro che rimangono indietro o sono scavalcati dagli altri.
XI Stazione – Gesù è inchiodato sulla croce
C. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Riflessione
Non sfugge a nessuno che stiamo vivendo giorni quali ci sembrava di non dover vivere mai. Perfino ad attardarsi sulla rievocazione delle violenze si dà l’impressione di essere stancamente ripetitivi. La situazione internazionale, gli eccidi, gli spettacoli della fame ci sfilano davanti agli occhi come grondaie inconsumabili, e si ha la tentazione di pensare a situazioni senza sbocco. La nostra coscienza morale esce schiacciata da questa temperie di dolore. È il tempo del torchio. Il nostro animo si gonfia di turbamento. Siamo presi dallo sconforto.
[pausa di silenzio]
C. Metti in noi, Signore, la convinzione dell’amore infinito che perdona.
XII Stazione – Gesù muore in croce
C. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
“Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. È chinato il capo, spirò” (Giovanni 19, 28-30).
Riflessione
“Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio”. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo. “Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio”, solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da parte di Dio. La mia, la tua, le nostre croci sono provvisorie.
PREGHIERA FINALE
«Padre mio, io mi abbandono a Te. Fa’ di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa Tu faccia io Ti ringrazio! Sono pronto a tutto, purché la Tua volontà sia fatta in me e in tutte le tue creature. Non desidero altro, mio Dio! Rimetto la mia anima nelle Tue mani, Te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perché Ti amo. Ed è per me una necessità di amore donarmi e rimettermi nelle Tue mani, senza misura, con infinita fiducia, perché Tu mi sei Padre».
(Charles de Foucauld)
Tutti se cristiani portiamo la croce che è quella stessa di Cristo, che si configura nella nostra vita gioie e dolori, per questo si diventa n he “cirenei” aiutando in quella del prossimo che così ci fa fratelli. Non è da Dio la croce …infatti ha detto “Padre perdona perché non sanno quello che fanno” Infatti non conoscendo Cristo n fede di ciò che noi decidiamo o ragioniamo, osiamo anche fare errori, non volendo riconoscere certa verità. Un Popolo che gridava crocifiggilo, malgrado avesse visto tanti segni di bene, on era stato capace di vedere in Lui luce, per questo Dio provava pietà e chiesa misericordia. Ma quale colpa oggi per chi lo conosce ancora agire da lontani dalla Verità, o cambiare il suo Vangelo adattandolo al nostro interesse, non vedendo la croce troppo pesare su chi ci è fratello e abbandonarlo a se stesso! La croce di Cristo è un segno di Rinascita, di Risurrezione per tutti