Il Battista, povero e prezioso

«Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce…»
17 Dicembre 2017

III domenica di Avvento: Gv 1,6-8.19-28

STORIE DEL BATTISTA (Giovanni del Biondo, 1360-70, Firenze, Galleria degli Uffizi)

 

È un comunicatore speciale, Giovanni, la cui grandezza consiste nel dare testimonianza senza prove. Non essendo ancora successo nulla, può solo fornire un’anteprima di Gesù, annunciandone il significato con la figura dell’agnello di Dio, simbolo di colui che soffre e insieme offre la vita per i suoi amici.

Il pittore che celebra Giovanni si comporta allo stesso modo nella parte centrale della tavola, quando, mettendogli Erode sotto i piedi, dà del santo una lettura non reale, eppure altamente simbolica: Giovanni, infatti, oltre al sommo bene da seguire, ha segnalato pure il male da fuggire.

Attorno al ritratto principale l’artista lavora… a posteriori, narrando i fatti più importanti dell’esistenza del Battista: gli dà dunque testimonianza anche presentando le prove, che sono la forza del racconto, ma che potrebbero disorientare se non lette alla luce del grande faro posto al centro.

Questa tendenza – a circondare il protagonista dell’opera con i suoi “gioielli” – era antica: già nel Dittico delle cinque parti (fine V secolo), un agnello su un lato e una croce sull’altro, entrambi tempestati di gemme, facevano da caposaldo alle storie della vita di Gesù. Poi la tendenza è divenuta tipica dei crocefissi su tavola sagomata, finché il Cristo è stato trionfante: con un corpo eretto, era relativamente facile dipingere – a sinistra e a destra – dei “quadretti”. Quando ha prevalso la rappresentazione del Cristo sofferente (dalla metà del XIII secolo in avanti), il suo corpo ha cominciato a piegarsi e a rendere complicata l’aggiunta delle storie laterali. Tuttavia questo modo di relazionare simbolo e racconto è rimasto vivo – soprattutto nel senese – per più di un secolo, trasferendosi alle opere sulla vita della Vergine o di un santo: in primis Francesco e Chiara, ma anche i santi Pietro, Giovanni Battista, Matteo, Michele Arcangelo, Sebastiano, Nicola, Caterina d’Alessandria, Reparata…

S. Giovanni viene dunque raffigurato, in alto a sinistra, a cominciare dall’annuncio della sua nascita al padre Zaccaria. Si prosegue con la visita di Maria a Elisabetta, madre del Battista, in cui si ricorda il primo incontro con Gesù, grembo a grembo. Poi si incontrano la nascita di Giovanni, l’imposizione del nome (messo per iscritto dal padre, che non poteva parlare) e Giovanni giovinetto che già vive in luoghi desertici. Sul lato destro si possono vedere la sua predicazione, il Battesimo di Gesù e tre scene nella reggia di Erode: il banchetto, la decapitazione del Battista e la presentazione della sua testa a Erodiade da parte di Salomè. Più un’undicesima storia, in basso, al centro della predella, con la discesa di Gesù agli inferi, per coinvolgere nella risurrezione i santi che l’hanno preceduto nella morte.

Se tali immagini confermano chi già le conosce, hanno bisogno di nuovi “cantastorie” che le facciano gustare per la prima volta e diano loro significato… Non abbiamo che questi fatti (e che fatti!) per far memoria del compito svolto da Giovanni: tener vivo il desiderio di bene insito nell’uomo – che è anche desiderio di salvezza dal male (analogo a quello del malato d’essere guarito e a quello del peccatore d’essere perdonato) –, dire che c’è un Salvatore e aggiungere «Sì, ma non sono io; non scambiatemi per lui, che è a un altro livello».

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