Gli sposi (ignari) che non hanno più vino

Cosa succede in una coppia, in un matrimonio, quando manca il vino, la gioia e la voglia di immaginarsi insieme nel tempo, e anche il desiderio di intimità e di dare e ricevere le attenzioni dell’altro?
16 Gennaio 2022

Il Vangelo delle nozze di Cana (Gv 2, 1-11) accende subito nella memoria alcune luci, i ricordi di tanti ascolti. Lo sguardo attento e la richiesta di Maria al figlio; la reazione, ma anche l’azione di Gesù; i servitori, i soli testimoni di tutto; le 6 grandi anfore; gli sposi, gli invitati e il maestro di tavola che in tutta questa faccenda sembra non si rendano conto di nulla. Richiamo subito alla mente, insomma, tante cose che ho già meditato.

Stavolta ho riletto questo Vangelo proprio a tavola, in famiglia, mentre gli altri cenavano, spiegando a moglie e figli che avrei dovuto scrivere questo commento. Mia figlia sedicenne ha ricordato una gag sentita in tv: il primo “miracolo” (Giovanni però non usa questo termine, ma la parola “segno”) è… un open bar. Ok, l’accostamento è poco ortodosso. Ma le è comunque rimasto impresso il fatto che Gesù interviene e le persone fanno un’esperienza di gratuità strabordante, inattesa, e di gioia piena e spensierata. Mia moglie, poi, mi ha guardato e ha detto: “gli sposi non hanno più vino”… E già – penso io – e nemmeno lo sanno!

Figurandomi nella scena, questa volta mi sono visto proprio al posto dello sposo. Cosa succede in una coppia, in un matrimonio, quando manca il vino, la gioia e la voglia di immaginarsi ancora insieme nel tempo, e anche il desiderio di intimità e di dare e ricevere le attenzioni dell’altro? E come fare perché la festa dell’amore non finisca male, con gli invitati – pure loro – che se ne vanno, probabilmente un po’ scocciati e delusi? E, sopratutto, cosa dice a me oggi questo?

Allora vedo Maria, innanzi tutto: il suo sguardo attento, la sua buona parola, o come si dice in altri termini, la sua intercessione. Lei si accorge che manca il vino, Gesù, no! (Ah, però… Ma come?). Invoco Maria nella preghiera? Sì, ogni tanto. A me capita di ripetere più volte un Ave Maria (una specie di rosario improvvisato) per fermare l’angoscia, allentare la tensione o chiederle che il Signore porti di nuovo vino alla nostra tavola.
Ma quale Maria incarnata concretamente si accorge che manca il vino nella mia vita di sposo? La Chiesa? E chi, nella Chiesa?

Vedo poi i servi. Gente che si rimbocca le maniche, e traduce in pratica la volontà del Signore. Facendo un servizio molto faticoso: svuotare e riempire di nuovo 6 anfore da 100 litri circa è un bel lavoro! Ma è indispensabile per rendere possibile il segno di Gesù. Penso: quante persone, a volte senza che io lo sapessi, nella mia vita hanno già fatto questo servizio al mio matrimonio?

Vedo anche quelle sei belle anfore grandi. Le immagino come le cose belle vissute insieme nel matrimonio, i momenti chiave, le scelte e le esperienze che ci hanno resi la coppia e la famiglia che siamo. Quelle anfore vanno conservate, custodite, perché sono il serbatoio della memoria della nostra alleanza di sposi, un faro nel buio per ritrovare la rotta quando il mare della coppia è in burrasca, un porto del cuore per fermarsi e ripartire. Ma, se ne è rimasta, bisogna togliere l’acqua vecchia, e riempirle fino all’orlo di acqua fresca. Dove e come attingere tutta quell’acqua? Da soli non ce la si fa.

E poi, c’è Gesù. Bisogna aver invitato Gesù in persona alle nozze, e rifarlo tutti i giorni. Io lo invito e lo continuo a invitare? Senza di Lui, anche con le anfore e l’acqua – che è tutto quello che possiamo mettere noi – non arriva a tavola il vino più buono. Qui mi fermo, non so dire di più, senza parole vuote. Ma il Vangelo oggi mi sollecita un desiderio concreto, che è anche una preghiera: vorrei proprio che con la mia famiglia tornassimo presto ad accogliere ospiti alla nostra mensa e a festeggiare con loro.

 

2 risposte a “Gli sposi (ignari) che non hanno più vino”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Effettivamente Cristo con il suo intervento di acqua che diventa vino e che vino! descritto essere migliore del primo, suggerisce che anche quello sposalizio sarebbe stato diverso per i posteri. La fedeltà Gino a che morte non vi separi?! E’ un non recondito impegno cristiano.che solo per Fede in Lui si può mantenere. Infatti oggi di rifugge da questo, meglio quello civile finché dura l’intesa, il sentimmento, l’interesse, una libertà alla quale è difficile rinunciare, l’incognito di quanto il futuro può riservare, riduce il coraggio. Cristo e necessaria presenza nel matrimonio per un amore così esigente

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    E poi c’è Gesù.
    Sai, mi sembra quasi infastidito.
    E mi chiedo cosa stesse facendo, pensando. Cerco di “vederlo”.
    Come mi appare il mio Gesù??
    Forse una icona ieratica, sovrannaturale..
    come l’incedere del mio Vescovo Martini in processione?
    Assolutamente nulla di tutto questo.
    Sapete cosa stava facendo, imo??
    Si stava divertendo.
    Lui è un Uomo di compagnia, gli piace la FESTA. Ecco il motivo dell’infastidito.
    Con seguente mente consiglio a Simone di trasformare lo stare in famiglia in una FESTA, prima ancora di invitare altri.
    Scusami per la franchezza ma dubito che il nostro amatissimo Gesù si sarebbe messo a tavola a discernere Salmi o, peggio, recitare Ave Marie.
    Certe volte noi cristiani ce le andiamo a cercare🙃😂💖

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)