Con “un certo” Simone, ai margini della scena

Simone di Cirene e le croci che ci accadono, non previste, nelle nostre vite: che però sono, anche, la Sua croce e ci invitano a stare un po' in disparte.
7 Aprile 2023

Mi colpiscono coloro che nel Vangelo vengono solo nominati, solo accennati e occupano nel testo così poco spazio da sembrare insignificanti e quasi accessori. Mi colpiscono forse perché mi sembra più facile assumere il loro sguardo e il loro punto di vista che pare essere lontano, ma allo stesso tempo vicino. Ho imparato con il tempo e con l’esperienza che anche le cose apparentemente opposte (amore e odio; lontananza e vicinanza) possono trovare una sintesi dentro di me per poi trovare la loro giusta collazione.

“Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene che tornava da campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù” (Lc 23, 26).

In una delle Vie Crucis mattutine che in questa Quaresima celebravo assieme ai miei parrocchiani, rimasi commosso da questa parola: “un certo Simone”. La grammatica usa “un certo” per alludere a qualcuno di non definito esattamente, di non conosciuto con precisione. Un certo Simone si ritrovò improvvisamente a portare un peso che lui non aveva scelto. Lo fermarono e gli misero sulle spalle la croce di un uomo che non sappiamo se lui conoscesse o meno. Forse ne aveva sentito parlare, forse aveva sentito dei miracoli e delle guarigioni, forse aveva sentito parlare di lui, ma questo non lo sappiamo. Ciò che sappiamo è che ad un certo punto la sua vita prende una direzione diversa.
“Un certo”, uno tra i tanti, uno che stava tornando dal suo lavoro. La croce viene messa su di lui. Su quella strada non vi era solo lui, immaginiamo ci fossero tante altre persone, tanti curiosi o tanti che fino a quel momento avevano seguito Gesù perché lui, fino a poco tempo prima, aveva tolto loro il dolore. Simone, che forse non aveva nemmeno beneficiato direttamente della sua bontà, deve portare sulle sue spalle qualcosa di pesante che non si è scelto e di cui non è il responsabile.
Eppure la vita è così, lo sappiamo bene, a volte veniamo fermati anche noi mentre torniamo dai nostri “campi” e ci viene messa addosso la croce che non ci siamo scelti e che non abbiamo causato. Possiamo iniziare la trafila
delle domande che ci facciamo in quei momenti in cui siamo soli e in cui non ci vede nessuno: in coda in macchina, in fila al supermercato o mentre ci laviamo i denti mezzi assonnati. “Ma perché proprio a me?”; “Ma perché devo stare male così?”; “Io, che mi sono sempre comportato bene, ora devo subire questa ingiustizia”. Queste domande non trovano risposta e rimangono a mezz’aria fino a quando il traffico diventa scorrevole e allora possiamo tornare al presente e schiacciare l’acceleratore, fino a quando la commessa ci fa cenno che è il nostro turno e fino a quando ci accorgiamo che l’acqua del lavandino sta scorrendo da troppo tempo. Allora si riparte per la nostra vita normale che sembra essere accidentata, per quella croce che ci hanno obbligato a portare e di cui faremmo volentieri a meno.
Presero un certo Simone. La chiave per me, e ne sono persuaso, sta, almeno in questo momento della mia vita, in queste due paroline. Avrebbero potuto fermare “un certo” Filippo o “un certo Giacomo” o “un certo…”, invece hanno fermato “un certo Simone”. Al posto di Simone vorrei mettere il mio nome e dire: “un certo Luca” e ciascuno di noi potrebbe fare la stessa operazione mettendo il proprio nome e la propria storia.
Simone, Luca, Filippo o Giacomo. Non importa e non me ne importa non perché la croce che portiamo non sia pesante, ma perché per una volta non ci mettiamo noi al centro della scena. Per una volta, almeno una, la vita ci dà la possibilità di non essere i primi, di non essere performanti e al centro di tutto. Per una volta siamo ai margini della scena, occupiamo solo una riga della pagina e poco inchiostro, per una volta non siamo sugli schermi. Per una volta siamo solo: “un certo…”.
Poteva capitare a te, invece è capitato a me. Invece è capitato a Simone che deve portarla dietro a Gesù. Trovo molto interessante questo essere “dietro” a Gesù che in uno dei momenti più densi disse all’amico Pietro che si sentiva risolto e pronto per affrontare tutto: “Vai dietro a me, Satana” (Mc 8, 33)
Simone deve stare dietro con la croce di Gesù, io devo stare dietro e anche tu sei invitato a stare dietro a Lui portando quella croce che, alla fine, non è tua, ma è sempre sua.
Non ho ricette per nessuno, perché ciascuno di noi dolorosamente e con fatica, mentre torna dai propri campi, è costretto a portare quella croce tanto pesante che non si è scelto.
Simone non lo incontreremo più perché è un personaggio quasi anonimo che la penna dell’evangelista ha solo accennato.
Dentro a questa storia di salvezza che spesso non comprendiamo appieno vi è spazio per “certe” persone che portano la propria croce tutti i giorni e che, per una volta, non devono brillare sugli schermi, ma comparire solo per una riga di Vangelo. Per una sola volta possono mettersi dietro a Gesù portando la Sua Croce.
Simone di Cirene non sapeva che cosa sarebbe accaduto dopo, ha solo fatto un pezzo di strada. Noi però sappiamo che da lì a poco sarebbe stata Pasqua.

2 risposte a “Con “un certo” Simone, ai margini della scena”

  1. Angelo Rubino ha detto:

    Spesso quando un personaggio del vangelo non viene ben definito lo si può accostare a qualsiasi persona , possiamo così come ho sentito dire da diversi teologi, noi, essere quel certo personaggio. In Simone mi ritrovo io quando lavandomi i denti penso e ripenso a ciò che di non “”richiesto””.! Sarà forse qui che ci giochiamo la nostra testimonianza di fede ?

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Interessante il personaggio: chi poteva essere quel “un certo Simone? Veniva dai campi,contadino? Un povero dunque, lavoratore a giornata, che si poteva disporre senza fargli torto o ringraziarlo, per questo servizio che gli si chiedeva, un servizio perché ciò che contava era arrivare fare strada fino al Calvario al Crocifisso che già non reggeva il peso e cadeva ormai esausto? I poveri a quel tempo non contavano, come anche accade oggi, li si aiuta per buon cuore, ma non hanno voce dove si decidono le sorti dei popoli, li si manda a servire come nelle guerre, o non godono di considerazione il loro esistere perché in stato di bisogno, o raminghi defraudati di una propria terra. Una croce imposta dunque da essere portata e anche pesante la porta quel malato di una malattia “rara” che ha tutta la vita segnata. Cristo è nelle Parabole la Luce, tutti siamo da lui conosciuti in ogni nostro stato.

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