«Quanti pensionati in Curia…»

Che cosa rispondere alle obiezioni di chi - a fronte alla crisi occupazionale - vede le nostre aziende ecclesiali servirsi di pensionati per i ruoli-chiave?
12 Febbraio 2014

Suo figlio ha raggiunto da qualche bel mese la laurea, ma non ha ancora trovato lavoro e comincia a… disperare. Per questo le parole della signora, vedova da una decina d’anni, che ci ha apostrofato l’altro giorno al bar vicino alla Curia, risuonano sofferte.
“Ma sentite, voi che lavorate per i preti – ci ha quasi aggredito, sapendo del nostro impiego negli uffici curiali – non potreste dire loro che anche la Chiesa deve fare la sua parte contro la disoccupazione, predica bene ma razzola male”.
Ma come? – Abbiamo pensato, cercando di trovare le parole per una difesa d’ufficio – non avrà visto l’ultimo documento della Pastorale Sociale? e la solidarietà a quegli operai in CIG?
E lei, quasi leggendoci nella mente: “No, no, di parole ne abbiamo abbastanza, ma se poi non si è coerenti…”
“Mi potreste spiegare per quale benedetto motivo vedo che in Curia negli ultimi tempi continuano a “reclutare” signori di una certa età, in pensione da pochi mesi, per metterli in ruoli dirigenziali, spesso addirittura sopra i dipendenti. Mi fanno veramente incavolare…”
E mentre noi cerchiamo d’intervenire…. “Lo so, lo so, che non li pagate, che sono lì a fare volontariato, ma la cosa è ugualmente vergognosa. Per tre motivi…” E li elenca, come li tenesse a mente da tempo: “Primo, perché rubano comunque spazio ai giovani. Se c’è davvero bisogno di un consulente o di un supervisore, perché non servirsi di chi ha studiato apposta per questo, come mio figlio… Chi l’ha detto che per fare i manager bisogna avere i capelli bianchi ed essere di fidata esperienza… ma allora i giovani non entreranno mai nel mercato del lavoro! Giusto che proprio la Chiesa dice che bisogna scommettere su di loro…”
Secondo motivo: “Non mi commuove proprio il fatto che questi signori lo facciano gratis o – come dite voi – solo con un rimborso spese. Che vadano in parrocchia a dare una mano o nelle associazioni dei malati: lì c’è posto per tutti”.
Infine, la terza stilettata: “Dal pulpito si parla tanto di meritocrazia, si biasima la gerontocrazia, si chiede fiducia nelle giovani generazioni, ma se poi dentro la Curia si ricorre ancora ai dinosauri… Mi piacerebbe proprio fare un censimento – come con gli alloggi sfitti – per vedere quanti pensionati vengono richiamati in servizio… a scapito dei disoccupati…”.
La vedova battagliera alla fine si è scusata per lo sfogo, ma le abbiamo detto che non doveva scusarsi. E ci ha congedato un pochino più serena, accettando che le pagassimo almeno il cappuccino, dal retrogusto piuttosto amaro.

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