Così gli scout narrano la fede

A livello nazionale l'Agesci punta sulla «catechesi narrativa», un'efficace modalità che si può sperimentare anche senza fazzolettone
12 Novembre 2013

Nella recente tre giorni tenutasi in contemporanea a Trento, Loreto e Catania l’AGESCI ha chiuso in bellezza l’Anno della fede, confermando nel confronto con la base associativa (erano 2500 i capi presenti) la validità del progetto unitario che da tre anni punta sulla catechesi “narrativa”.
Merita capire di che cosa si tratta – nella prospettiva dello scambio ecclesiale – e scoprire che non è un’esclusiva scout ma una modalità che può essere assunta anche da altre aggregazioni ecclesiali o da singole comunità.
“Narrare l’esperienza di fede” – così s’intitola il progetto curato dal gruppo di lavoro “Sulle tracce” e sperimentato già da una trentina di gruppi – punta a rendere più avvincente ed efficace la proposta cristiana, avvicinando l’ascolto profondo della Bibbia (“che è pure una grande narrazione di Dio e della vicenda umana”) al vissuto quotidiano dei ragazzi.
Perchè lupetti e coccinelle, esploratori e guide, rover e scolte non avvertano il “momento fede” come un’attività da sopportare (prima o dopo tante altre), ma perché sia sempre più stretto l’intreccio fra i nodi essenziali del Vangelo e la vita col fazzolettone al collo (e anche senza).
Ecco l’idea che appare molto congeniale al metodo scout: una riunione, una veglia, una verifica o anche una liturgia, si comincia a partire dall’individuazione di un’esperienza di vita che è apparsa significativa. Essa viene quindi narrata (attenzione! la narrazione è diversa dal semplice racconto, perché implica un coinvolgimento emotivo, un narrarsi appunto) per passare poi alla lettura di un brano evangelico da accostare quindi a quell’esperienza reale. Questo confronto, in cui sorprendentemente si colgono tanti significati nuovi, può essere poi riassunto in un simbolo, che esprime e fissa un significato, un concetto maturato insieme.
Ed ecco, fra i tanti, l’esempio: i ragazzi oggi fanno fatica a esprimere riconoscenza, forse perché trovano tutto scontato e dovuto. Se nella riunione precedente molti se ne sono scappati via senza dire nemmeno un grazie a chi aveva organizzato quell’attività “davvero ganza”, ecco che questa dimenticanza viene sottolineata e “narrata” in gruppo. A questo punto si prende in mano il Vangelo, alla pagina di Luca con i dieci lebbrosi guariti, fra i quali solo uno torna a ringraziare Gesù. “Ma è proprio quello che è successo a noi nell’ultima riunione…” concludono i ragazzi, portati poi dagli educatori – che pure ammettono di aver conosciuto tanti momenti d’ingratitudine – a riflettere sul valore della lode e della riconoscenza.
Dai viandanti di Emmaus all’incredulo Tommaso, da Giona fino al buon Zaccheo, gli esempi di narranti e di narrati sono infiniti nella Bibbia: certo, bisogna conoscerne le pagine! Per questo i 2500 capi scout riuniti nel loro Convegno Fede (da Trento a Catania via Loreto) si sono riconosciuti “in stato di catechesi” e bisognosi di formazione specifica, biblica ed ecclesiale. “Tiriamo giù le Bibbie dai nostri scaffali”, si sono detti, con l’umiltà di voler affinare il proprio compito di testimoni e anche di catechisti, di “buoni cristiani” insomma.
Peraltro in alcune diocesi i vescovi hanno già affidato agli educatori scout anche cammini di preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiano e dappertutto una testimonianza forte di forte di fede (“esperienza” è ben diverso di “attività”) lascia il segno perché va a “comprendere” i problemi di ogni giorno dei ragazzi e dei giovani. Riesce a parlare loro non con astratti concetti dottrinali, ma con la vita vera, che chiama in causa pure le nostre emozioni, i nostri sentimenti, il “cuore” più della “testa” , come si è detto spesso su Vino Nuovo.
“Non si tratta di raccontare fatterelli e poi ricavarne la morale”, il metodo è molto più esigente e “incarnato”. Significa acquistare anche come capi la capacità di raccontare se stessi e la bellezza del proprio Dio, rivelando una confidenza quasi familiare con alcune pagine del testo biblico. Anche questa è “nuova evangelizzazione” vissuta dentro le “tane” delle nostre parrocchie. È la direzione in cui l’AGESCI è incamminata e nell’agosto prossimo raggiungerà le “Strade del coraggio”, la route nazionale alla quale sono iscritti oltre 30 mila rover e scolte.

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