Geografie dei testimoni /1: l’isola di san Giulio e la presenza silenziosa di Anna Maria Canopi

Una nuova serie estiva, "Geografie dei testimoni": oggi su un'isola del Piemonte, dimora di una donna di grande sapienza.
22 Giugno 2024

“Geografie dei testimoni”: un viaggio estivo, da viandanti in cerca di senso — sulla scorta delle ‘geografie della Parola’ dell’anno scorso — per annodare insieme un luogo e un testimone, per ricavarne una parola e ricevere eredità buone per l’umanità di oggi.

Si arriva con un battellino che collega lentamente il paese della costa all’isola, magnifica nel suo emergere dalle acque del lago d’Orta, sullo sfondo di un orizzonte chiaro di montagne alpine.
Il piccolo borgo è dominato, sin da lontano, dal  monastero Mater ecclesiae. Soffia spesso una brezza che il viandante subito accosta a più noti «mormorii di vento leggero», carezze delicate dell’eterno. Il borgo è attraversato da un’unica strada, “la via del silenzio”, circolare nel suo conchiudere l’isola e nel suo partire e terminare, come arteria spirituale, nel cuore che è l’abbazia, antica nei locali, ma recente nella fondazione: essa è stata aperta nel 1973 da Anna Maria Canopi (1931-2019), con alcune consorelle monache, come lei provenienti dal monastero di Viboldone: «Nella stagione in cui emigrano le rondini sono emigrata anch’io, insieme ad altre cinque sorelle, dalla Bassa milanese a un lago prealpino del Piemonte» (Una vita per amare. Ricordi di una monaca di clausura).

Sostare all’isola di san Giulio significa incontrare la forza del silenzio, della contemplazione, della meditazione calma sulla Parola di Dio, della preghiera che si dilata e abbraccia lo scorrere delle ore, dell’attività laboriosa e misurata.
Sostare all’isola di san Giulio, anche solo poche ore, quando il muoversi dei turisti diminuisce, significa vigilare, perchè la nostra epoca rifugge dalla riflessione, dal ritmo lento del tempo, dalla pacatezza, dal tono sommesso, essenziali tuttavia per un equilibrio del vivere e per esistenze che sappiano sfiorare il Mistero.
Sostare all’isola di san Giulio significa ricevere la testimonianza silente di Anna Maria Canopi, donna e monaca, scrittrice, studiosa, costruttrice incarnata di vita buona, cristianamente ispirata, modellata dalla regola di san Benedetto. Chi tra noi, nel quotidiano, dà ancora fiducia a regole che vogliano limitare l’illusione di una volontà onnipotente? Ecco, allora, l’urgenza di una provocazione, la ricchezza di un rimando a ciò che potrebbe essere condotto meglio. Per questo Anna Maria Canopi ancora molto ha da dire, dalle pagine dei suoi libri, nel racconto di chi l’ha incontrata.

Dice la leggenda che l’isola, abitata da serpenti, venne resa abitabile da un uomo proveniente dalla Grecia, san Giulio appunto. Oggi, da quali serpenti abbiamo bisogno di liberare le nostre isole, i nostri terreni, i nostri territori intimi? Per rispondere, il silenzio è condizione indispensabile, l’indugio riflessivo è lo strumento necessario, il confronto con la Parola è il ‘di più’ del cristiano, per entrare «nella “cella interiore” del cuore, là dove dimora Dio, e aprirsi alla preghiera silenziosa e incessante» (Una vita per amare).
Anna Maria Canopi è stata maestra di lectio divina, capace di portare uno sguardo di mansuetudine e intelligenza, e insieme convinta nel proporre uno sguardo femminile sul dipanarsi delle vicende ecclesiali, su cui abbiamo ancora molto da apprendere. Lettrice delle pieghe dell’animo umano, generosa nel rispondere alle numerose richieste di nutrimento spirituale, può ricordare al viandante il valore di un momento in cui riprendere i fili delle proprie giornate e aprirsi alla vita dello spirito, in un silenzio che può essere la terra sacra in cui Dio si fa presente.

L’isola di san Giulio è l’isola di cui molti hanno sete, sapendo che il silenzio è anche lotta con Dio — come ci ricorda Giacobbe. Anna Maria Canopi, nella sua sapienza interiore, nella sua intelligente e profonda cultura, ha anche un altro cartiglio da concedere al viandante: per divenire fecondi, per generare vita, sono necessarie le partenze: «Bisognava prepararsi a partire in pochi mesi. Era una cosa bella per l’avventura della grazia e insieme dolorosa per il distacco dalla comunità di origine» (Una vita per amare).
Oggi al monastero Mater ecclesiae abitano circa 70 monache; altre comunità sono state generate dal carisma di madre Canopi: da quella di Fossano a quella di sant’Oyen (ora abbazia autonoma), in Val d’Aosta, lungo l’antica via che scende dal Gran san Bernardo: là dove i pellegrini e i mercanti si fermavano nell’attraversare le Alpi, oggi si dà ospitalità agli uomini e alle donne che sono in cerca di pace nello squadernarsi dei giorni, perché «per ogni chiamata c’è un dono di grazia e per ogni grazia c’è una responsabilità di dare frutto per sé e per gli altri» (Anna Maria Canopi, Il vangelo della sequela).

Una risposta a “Geografie dei testimoni /1: l’isola di san Giulio e la presenza silenziosa di Anna Maria Canopi”

  1. Rita Melis ha detto:

    Da quando ho conosciuto Anna Maria Canopi non ho più smesso di ascoltare le sue parole piene di Spirito Santo, mi aiutano tanto, mi immergo nella parola di Dio. Un giorno mi piacerebbe visitare l’abbazia. Buona serata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)