Non un necrologio ma un inno di ringraziamento a Dio

In memoria di Don Baldassare Meli, sacerdote ed educatore con il cuore di Don Bosco, che aveva scelto da tempo le "periferie esistenziali" e fatto della Chiesa "un ospedale da campo" per i bambini abusati, per i migranti, per i giovani poveri
1 Luglio 2020

Signore non ti chiediamo perché ce lo hai tolto, ma ti ringraziamo per avercelo dato. I nostri occhi pieni di lacrime sono fissi nei tuoi pieni di luce. Color che amiamo e che abbiamo perduto, non sono più dov’erano, ma sono ovunque noi siamo.

Queste parole di Sant’Agostino illuminano il ricordo lasciato sui social da alcuni “figli spirituali” di Don Baldassare Meli, morto a Castelvetrano (TP) qualche giorno fa a causa di un tumore, accompagnato dall’affetto, dalla preghiera e dalla cura di tanti, soprattutto giovani che lo hanno incontrato particolarmente a Palermo e a Castelvetrano. Ha incarnato pienamente con i poveri e con i piccoli (migranti, bambini vittime di pedofili, ragazzi ai limiti della società) queste parole del Vangelo, che, ascoltate e proclamate chissà quante volte in vita, sono state quelle della liturgia della sua prima domenica in cielo:

Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa.

Ecco alcune testimonianze che valgono più di una cronaca:

«Colmare questo vuoto è impossibile per me. Lei che ha accudito i suoi giovani come se fosse un padre; l’unica cosa che noi possiamo dirle è “grazie”, per essere stato così disponibile, così generoso con tutti, non pretendendo nulla in cambio. Lei proprio come Don Bosco ha dedicato la sua vita a noi giovani. «Prendi in mano la tua vita e fanne un capolavoro». Questa è la frase che mi diceva sempre, elogiandomi ed incoraggiandomi ha realizzare i miei sogni. Non mi dimenticherò mai di lei e un giorno, quando riuscirò a realizzare i miei sogni, mi ricorderò queste parole… non dimenticherò mai i veri valori della vita e mi farò guidare verso la giusta strada!» (Claudia)

«Non so spiegare ciò che provo adesso, so solamente che se n’è andata una persona molto importante per me, colui che per dieci anni mi ha insegnato tanto… Mi ha insegnato ad amare, a perdonare gli altri, ad aiutare il prossimo, ad andare avanti dopo varie delusioni. C’è sempre stato per me e per la mia famiglia, nei momenti tristi ma anche in quelli belli. Mi mancherà tanto, ogni giorno e soprattutto il giorno del nostro compleanno. Le ultime parole che le ho detto sono state “le voglio tanto bene don” e lei mi ha salutato con un ultimo sorriso». (Alessia)

«È sempre stato un uomo di Dio e di Don Bosco. Un uomo buono, che non sapeva dire mai “no”, anche a costo di sbagliare e pigliare cantonate. Ma don Meli era fatto così. Si fidava, un po’ come Gesù. Per lui l’unica legge era quella del Vangelo, quella dell’accoglienza, quello del “dai da bere agli assetati e da mangiare agli affamati”, senza se e senza ma. Tutto il resto era accessorio, marginale. Contavano l’uomo e il suo bisogno. Chi bussava al portone e chiedeva aiuto veniva accolto. Si dormiva dove c’era posto, ci si aiutava come si poteva. Non diceva “no” a nessuno. Riusciva a trovare un posto per tutti. Ci ha trasmesso la passione per l’accoglienza, per la diversità.
Adesso don Meli è morto nel corpo, ma è vivo nell’anima». (Cinzia e Agostino)

«Non vedremo più il suo corpo tra noi, non ci nutriremo più del suo amore traboccante, non incroceremo il suo sorriso rassicurante, ma come tutti quelli che, durante la loro vita, hanno saputo amare senza troppe riserve interiori, muoiono solo nel corpo. Per essi c’è la certezza della salvezza promessa da Cristo e, nel suo caso, ne siamo sicuri un po’ tutti. Ma il miracolo più grande di questo “tipo” di amore è l’essere privo di spazio e di tempo, così da sopravvivere a chi lo ha donato e proseguire in quanti se ne sono nutriti». (Fabio)

Una risposta a “Non un necrologio ma un inno di ringraziamento a Dio”

  1. Ignazio Cascino ha detto:

    Di salesiani ne ho conosciuti tantissimi nei miei 74 anni di vita ma Don Baldassare Meli, come Don Rocco Rindone , Don Ninì Scucces, Don Mario Cogliandro, Don Enzo Volpe) aveva un carisma particolare ed era un autentico salesiano di Don Bosco che si spendeva per gli ultimi della società(bambini maltrattati, abbandonati, famiglie in difficoltà, migranti etc.). Aveva fatto di Santa Chiara un centro di accoglienza aperto a tutti senza distinzione di razza o religione. Il ricordo che lascia è indelebile e di esempio come ha speso la sua vita per gli altri. Un sacerdote salesiano DOC che il nostro Don Bosco ha accolto a braccia aperte per il riposo eterno in Paradiso. Prega per noi don Baldassare

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