Un mese fa la mia famiglia ha subito un duro colpo con la perdita di mio suocero: uomo forte e burbero, ma disponibile e generoso con tutti. Dopo un periodo di malattia che ha scombussolato gli equilibri familiari, è arrivato il lutto che ha ovviamente portato con sé tristezza e dolore.
Per chi è credente, la morte ha un significato positivo: se moriamo con Lui, con Lui anche vivremo. La vita non è tolta, ma trasformata: ma per chi rimane non è mai facile accettare la perdita.
La morte fa parte del corso naturale della vita: una volta non la si teneva “nascosta” ai piccoli, la si viveva come una situazione che faceva parte della quotidianità. Non ci sono stati dubbi e ho portato anche i miei tre figli al funerale del nonno: era giusto che anche loro lo salutassero, lo ricordassero e pregassero insieme a noi.
Quando siamo usciti dalla Chiesa, al termine della celebrazione, siamo stati accolti da uno splendido cielo azzurro: la serenità che trasmetteva questa bella giornata la sentivamo anche nel nostro cuore, nonostante tutto.
Il sacerdote che ha celebrato è riuscito a rendere questo momento carico di sconforto, un tempo dedicato al saluto di qualcuno a noi caro, senza cadere però nella stereotipia del funerale come solo
valle di lacrime.
Come in tutte le situazioni sono le persone che fanno la differenza: saper trasmettere con il proprio atteggiamento partecipazione vera al ricordo di ciò che è stato e al dolore presente, donando allo stesso tempo sollievo nella sofferenza.
La condivisione del rito funebre aiuta a dare un senso a ciò che è successo, accettare l’accaduto, elaborarlo: la situazione epidemiologica ci ha anche permesso di condividere questo momento con parenti, amici e la comunità, cosa che in questo ultimo anno spesso è stata negata a causa del Covid.
La tristezza e l’assenza si faranno sentire ancora a lungo, soprattutto nel cuore di mia suocera e dei figli: ma rimane la certezza della vita eterna e di un ultimo saluto con l’animo sereno e leggero.
Si, la dipartita di una persona cara e uno strappo fisico, neppure immaginabile di provare così forte, consolante e la certezza che le persone care vivono, grazie aCristo che sappiamo Risorto in cui confidiamo da vivente. Questa prova ci fa più sensibili verso chi è debole, situazioni che ci sono, vicine o lontane .Quanto è povera quella persona che ha fatto a meno di Dio, e sola, malata, ma se riceve un gesto gentile, inaspettato e’ come per un terreno arido ricevere una goccia d’acqua!! Ma se accade al contrario: vedere quanto è misero umiliare una persona che invece conosce Cristo, ma dimostra il contrario quando con tracotanza tratta da “servi inutili” i suoi simili soltanto per avere qualche anno in meno! E’ questa miseria che richiede di non mostrarsi indifferenti, ma come la donna della Parabola ha risposto a Cristo:” anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola Anche Essere bricciole perché no, come essere bicchiere d’acqua