Con piacere pubblico l’articolo scritto da Barbara, con cui sono andato a messa domenica scorsa.
Oggi, domenica, decidiamo di andare a messa in centro a Faenza.
Avevo sentito dire che quella Chiesa era stata tanto danneggiata dall’alluvione quindi ero pronta ad un triste spettacolo di devastazione, pur nella consapevolezza che nei giorni trascorsi si fosse lavorato per cercare di ripristinare quanto più possibile, ma quello che vedo mi lascia veramente sbalordita!!!
La chiesa è assolutamente in ordine, asciutta, pulita con una tovaglia linda sull’altare e i fiori ad addobbarlo.
Illuminata solo dalla luce del sole che entra dalle grandi finestre, trasmette un’atmosfera calda e accogliente… anche l’odore caratteristico dell’acqua stagnante che si sente forte in tutti gli ambienti alluvionati qui non si avverte quasi per niente.
E’ come se tutto l’insieme ti dicesse… entra… tranquillo…. è tutto a posto ……possiamo ritornare ad incontrarci e a celebrare in serenità!
E su questa scia si colloca anche il saluto del parroco che iniziando la celebrazione dice: è una vera gioia vedere i vostri volti oggi…. tutti… uno per uno (penso….anche il mio quindi che tu non hai mai visto perché non sono di qui!)
Un grande abbraccio caldo, insomma, che avvolge tutti e non dimentica nessuno.
Lunga è la lista che fa poi delle tante, tantissime persone che hanno lavorato perché la messa in corso potesse essere celebrata oggi; chi ha spalato il fango… i seminaristi di faenza tra i primi ma anche molte persone arrivate da fuori, perfino da Reggio Calabria, .chi ha preparato pasti caldi per quelli che lavoravano e anche per i frati che vivono lì e che non avevano più possibilità di farlo….chi ha donato quanto serviva per preparare quei pasti (fino a 400 al giorno), chi ha pulito e asciugato i banchi che, racconta, galleggiavano sull’acqua nel mezzo della chiesa.
Ai ringraziamenti si unisce il ricordo delle tante situazioni tristi, spesso al limite della tragedia, di quelle persone che con l’alluvione hanno davvero perso tutto, ma proprio tutto e cita quel povero marocchino che aveva messo da parte e nascosto in cantina per paura dei ladri, 3000 euro in contanti per comprare una vecchia auto per andare al lavoro e che li ha dovuti buttare perché distrutti dall’acqua.
Tutto si pone simbolicamente sull’altare e con speranza e fiducia si celebra.
Mentre ascolto l’omelia, la trinità non è una questione di logica o un ragionamento complicato sull’essere uno o l’essere tre, dice il parroco, ma è solo una questione d’amore, il mio sguardo gira per la chiesa e vede i segni dell’alluvione.
Sui muri, all’altezza dove è arrivata l’acqua (130 cm), sul fondo dei confessionali di legno che è effettivamente rovinato ma penso che in, fondo è davvero poco rispetto a quanto doveva esserci stato nelle prime ore dopo il disastro.
Ancora il parroco, parlando della relazione d’amore della Trinità cita tanti, tanti episodi di solidarietà, aiuto reciproco e dono gratuito ai quali ha assistito nei giorni del dopo alluvione……davvero tanti… uno più toccante dell’altro.
Mi sorge questo pensiero ……la pandemia con il suo carico di angoscia e paura ha chiuso tutti noi nelle nostre case allontanandoci perfino dagli affetti più cari se non conviventi, ci ha fatto sentire forse tutti virtualmente uniti di fronte al comune nemico da combattere ma, a mio parere ha creato grande chiusura nei confronti dell’altro, addirittura diffidenza….
L’alluvione ha trascinato tutti fuori dalle case, rese impraticabili dal fango e dall’acqua, ha messo tutti sulla strada, ha reso visibile agli occhi di ciascuno la difficoltà dell’altro che era la stessa per tutti , l’inzaccheramento da fango ha fatto diventare quasi tutti i volti uguali …..non c’è stato più io o te e nella fatica, nel lavoro duro fianco a fianco nessuno più è stato altro, nessuno più è stato lontano, diverso e così i cuori si sono aperti e si è potuto fare un lavoro grande, enorme, insieme!
Per certi aspetti, in fondo, è il cuore del messaggio cristiano….
E’ un pensiero che da tanta speranza… lo porto a casa in questa domenica
Barbara
Ieri una Messa nel Duomo di Milano, l’ultimo saluto a un ex Presidente è molto altro, ha sollevato una alluvione di commenti, Bene il Sig.Arcivescovo ha tratteggiato nell’omelia quello che è stato l’ Uomo Berlusconi, uno amante della vita, intraprendente che ha messo a profitto i suoi talenti, determinato nel realizzare opere sempre nuove. Spirito aperto a goderne ma anche condividere il successo,ricchezza e gioia, con famiglia, comunità, popolo- gente comune che lo ha apprezzato, benefattore , amico ma anche di di cuore. Ed erano nella piazza li a testimoniargli quei sentimenti così come in Duomo Autorità Civili nazionali e internazionali.e di questo tributo Egli ne avrebbe goduto. E oggi di fronte al Dio Supremo, forse avrà risposta quella sua sua curiosità di conoscere perché solo il 75 % dei cittadini gli avesse manifestato consenso!
manifestato consenso,