All’età di circa 60 anni, dopo 42 anni trascorsi in Clausura e, di questi, 28 anni allettata, Chiara d’Assisi, figlia primogenita di Francesco d’Assisi, conclude felicemente la sua vita terrena.
La morte, nel caso dei Santi in modo particolare, non è che un passaggio alla vita eterna, per questo il termine “morte” appare inadeguato per descrivere questo supremo momento e si preferisce invece usare il termine “transito”, cioè “passaggio”.
Immagino, anzi ne sono più che convinta e parlo con la sicurezza di una figlia che conosce la propria Madre, che questo momento sia stato vissuto da Chiara con un’esplosione di gioia. Il desiderio di Chiara di ricongiungersi a Colui che ama e di vederlo ormai senza più veli, finalmente è coronato.
Nelle quattro lettere che scrive alla consorella S. Agnese di Praga, specialmente nell’ultima, scritta forse uno o due anni prima di lasciare questa terra, Chiara descrive, o meglio dipinge, questo sospirato momento con accenti e colori molto romantici, scrive: “Contempla ancora le indicibili sue delizie, le ricchezze e gli onori eterni, e grida con tutto l’ardore del tuo desiderio e del tuo amore: Attirami a te, o celeste Sposo! Dietro a te correremo attratti dalla dolcezza del tuo profumo. Correrò, senza stancarmi mai, finché tu mi introduca nella tua cella inebriante. Allora la tua sinistra passi sotto il mio capo e la tua destra mi abbraccerà deliziosamente e tu mi bacerai col felicissimo bacio della tua bocca” (FF 2906).
Nello scorrere dei giorni alla sequela di Cristo, l’amore di Chiara per il suo Signore, cresce sempre di più ed ella anela vivamente a ricongiungersi a Lui e si prepara all’incontro per farsi trovare come una sposa adorna per il suo Sposo.
“Sentendo che il Signore le si fa più vicino e sta ormai quasi alla porta, vuole vicino sacerdoti e frati spirituali che l’assistano. Mentre le sorelle piangono desolatamente, lei si rivolge alla sua anima benedetta, dicendo. ‹‹Va’ sicura, perché hai una buona guida nel viaggio. Va’, perché Colui che ti ha creata ti ha santificata; e, custodendoti sempre come la madre il figlio, ti ha amato di tenero amore. Tu, o Signore, sii benedetto, che mi hai creata››. Poi, voltandosi verso una figlia dice: ‹‹Vedi, tu, o figlia, il Re della gloria che vedo io?››. Anche sopra un’altra si posa la mano del Signore, e con gli occhi del corpo, fra le lacrime, percepisce una beatificante visione. Dirige lo sguardo verso la porta della casa; ed ecco entrare uno stuolo di vergini in bianche vesti. Tutte portavano una corona d’oro sul capo. In mezzo a loro incede una più splendida delle altre. Dalla sua corona, che aveva sul capo in forma di turibolo, irradia un tale splendore da convertire dentro la casa la notte stessa in luce del giorno. Si accosta al lettuccio, dove giace la sposa del Figlio, e inchinandosi amorevolmente sopra di lei, le dà un dolcissimo abbraccio. Viene portato dalle vergini un manto di straordinaria bellezza e a gara lo spiegano; così il corpo di Chiara viene avvolto e si adorna il talamo. Giorno 11 Agosto, quell’anima benedetta parte da questo mondo per essere coronata dal premio eterno ed essere accolta nell’amplesso del celeste Sposo” (cfr FF 3248-3254).
Chiara d’Assisi fu la prima donna, nella storia della Chiesa, che scrisse una Regola o “Forma di vita” per delle donne. La sua vita fu “specchio ed esempio” per tutti, effondendo il profumo di Cristo tanto a quelli che vissero vicino a lei, quanto a quelli che di lei sentivano parlare.
Mostrando anche esternamente con le opere, quell’amore che aveva nel cuore, ella si prodigava particolarmente per le sue Sorelle, ma anche per tutti coloro che a lei ricorrevano chiedendo la sua potente intercessione presso il Signore.
Come una madre provvida e discreta, era affabile verso tutte, servendo e lavando i piedi alle sorelle esterne, confortando le afflitte, e infiammando il cuore di tutte all’amore di Dio.
Pur vivendo rinchiusa, Chiara risplende in tutto il mondo per la santità della vita (cfr FF 2848.3177), perché, come dice Gesù: “Non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa” (Mt 5, 14s).
Chiara ci insegna a contemplare continuamente il Verbo Incarnato e a conformare la nostra vita alla Sua, per amare come Cristo Gesù, vivere e pregare come Lui, guardare la storia, il prossimo, noi stessi, con gli occhi e il cuore di Cristo, cioè con gli occhi e il cuore dell’Amore.
Il suo esempio ci sprona ad amare Cristo con il cuore innamorato di una sposina, custodendo e coltivando questo amore perché sia sempre giovane, fresco e pieno di entusiasmo.
“Aderiamo con tutte le fibre del cuore a Colui, la cui bellezza è l’ammirazione delle beate schiere del cielo. La soavità di Lui pervade tutta l’anima, la contemplazione ristora, la benignità ricolma” (S. Chiara; FF 2901).
Che il Padre delle Misericordie, da cui proviene ogni bene, per intercessione di Santa Chiara, ce lo conceda.