Solitamente analizzando la logica economica del nostro mondo cosiddetto capitalista finiamo per parlare di accumulo e colleghiamo subito il tema al brano di Lc 12,16-21 (quello del ricco che ingrandisce e i granai e poi muore). Ricordo però una lettura del mondo dell’economia ascoltata qualche anno fa da un imprenditore che collaborava con il consiglio degli affari economici della parrocchia dove ero vicario. A una cena informale raccontava come i suoi contabili alla fine del mese erano sempre preoccupati che con le uscite previste per gli stipendi e per pagare le forniture i conti finivano per essere prosciugati. Quell’imprenditore affermava che invece proprio quello non doveva preoccupare perché, cito: per far girare l’economia i soldi devono essere spesi e non bloccati.
Spiegata in questo modo anche la nostra economia ha un significato completamente diverso che in qualche modo apre, anche in senso pratico, alla comprensione del brano di Matteo di questa XIII Domenica dell’anno A.
Onestamente temo che la spiegazione dell’imprenditore sia insufficiente a raccontare il nostro modo, perché non riesce a dare ragione della distribuzione pessima dei beni tra il venti per cento di straricchi che detengono l’ottanta per cento dei beni e il restante ottanta per cento di persone che si devono spartire solo il venti per cento dei beni.
L’idea però del denaro che deve circolare ci apre alla comprensione del Vangelo dove è la vita che non può e non deve essere trattenuta, ma donata. È l’amore che non può essere solo ricevuto ma rimesso in gioco. Nessuno può dire di vivere l’amore se ne è solo ricevente, l’amore è vero se donato. E qui forse c’è una delle fondamentali e immense differenze con il mondo dell’economia: il denaro deve circolare e si fa uscire per vederne altro ritornare, mentre l’amore se solo ricevuto si perde, ma se donato vive e porta frutto anche se non ricambiato.
Nella vita chi trattiene perde, ma chi sa donare non sarà mai in perdita, anche se non ricambiato.
È la logica di Gesù, è la logica della croce. Sembra contro-intuitivo, ma la vita funziona con la logica della croce. Donare prima di ricevere, perdere per trovare. Se osserviamo davvero la nostra vita non possiamo fare altro che dare ragione a Gesù. Allora anche le strane parole sui rapporti famigliari che aprono questo brano del Vangelo acquistano un senso: siamo ‘degni’ di Cristo se comprendiamo (o anche solo intuiamo) la sua logica e cerchiamo di viverla in modo attivo, con cognizione. Se compreso che è Lui la fonte di ogni amore, di qualunque dimensione dell’amore, si possono vivere in un modo completamente rinnovato e con la logica della croce anche qualunque rapporto famigliare e qualunque rapporto di amore.
Sembra tutto troppo alto, al di là delle possibilità, un bel sogno ma difficilmente realizzabile. Se non fosse che Gesù stesso riporta tutto alle basi, alla concretezza, a gesti semplici ma non banali. «Dare da bere un solo bicchiere di acqua fresca a uno dei piccoli» sembra poco o nulla ma, dice Gesù, garantisce la ricompensa. Comprendere il significato alto e ideale dell’amore nella logica della croce serve a scoprire quell’amore nei gesti semplici, magari scontati e aiuta a compierli e compierne di più con una consapevolezza e una gioia rinnovata.
Cristo dunque e la “chiave” che apre ogni porta difficile; a dare anche contro la nostra volontà, contro quelle buone ragioni di sentimenti negativi nei confronti di un prossimo dal quale siamo stati feriti, offesi nei mille modi che la vita ci ha fatto esperimentare. Se non fosse per quella Parola, invitante a credere, la Verità ci sarebbe preclusa, senza questo credere in Lui non arriveremmo a conoscere non solo la Sua Verità, ma anche che cosa Egli intenda quando ci parla di “amore”di “pace”. Tutti e due si realizzano e veniamo a conoscerli soltanto attraverso la Fede nella Sua Parola. Che e questa la fonte di quel “coraggio” a superare anche il giusto risentimento o ragione, e per questo quella via alla Pace, una conquista lenta ma che è diversa da una Vittoria in armi, non lascia dietro di se morti e odio perenne, ma al contrario dilata il bene, asseconda ul progetto divino di un bene eterno per ogni singola creatura