Trovo molto bello l’incipit di questo brano: Gesù non sta enunciando una serie di precetti validi per tutti, ma si rivolge a coloro che lo ascoltano, a chi ha il cuore aperto e il desiderio di seguirlo. Credo che il solo fatto di sentirsi chiamati in causa leggendo questo brano sia già un piccolo passo per diventare discepoli e testimoni di Dio.
La parte centrale del brano non ha bisogno di molte spiegazioni o per lo meno io non mi sento all’altezza di darle: Gesù è chiaro e diretto, senza lasciare nulla tra le righe.
Quello su cui voglio soffermarmi, invece, è come io cerco di mettere in pratica queste indicazioni nella mia vita quotidiana. Penso a piccoli gesti concreti, apparentemente semplici, ma capaci di spezzare il meccanismo dell’azione e reazione. Ad esempio, quando qualcuno mi fa arrabbiare, anche se non sempre ci riesco, provo a fermarmi un attimo, restare in silenzio, calmarmi e poi, con pazienza, “porgere l’altra guancia”, cercando un dialogo costruttivo invece di lasciarmi trascinare dall’impulso di rispondere con rabbia. Dopo aver ricevuto queste indicazioni così impegnative, trovo meravigliosa la descrizione che Gesù fa del Padre. Nonostante le nostre difficoltà e la nostra incapacità di vivere pienamente secondo i suoi comandamenti, Dio ci ama così come siamo. Ancora di più, è benevolo persino verso gli ingrati e i malvagi, ribaltando ogni logica umana e offrendoci sempre la possibilità di ricominciare. Alla fine del brano leggiamo che ci verrà data «una misura buona, pigiata, colma e traboccante». Per me, queste parole sono di grande consolazione. Nella consapevolezza di dover cercare ogni giorno di vivere secondo l’insegnamento di Gesù, dobbiamo ricordare la grande misericordia di Dio verso ciascuno di noi. Non dobbiamo lasciarci schiacciare dalla nostra fragilità o dalla nostra incapacità di essere all’altezza, ma avere fiducia nell’abbondanza della sua misericordia.
Si commentava in Parrocchia la legge cristiana dell’Amore. Mi è venuto spontanea l’analogia con l’equivalente ebreo e islamico
OCCHIO PER OCCHIO
DENTE PER DENTE.
Mi hanno insegnato il suo significato:
Che la tua reazione, pur violenta , sia SEMPRE commisurata al male ricevuto.
Mai di più.
Mi sono venuti in mente le Ardeatine ed altre violenze naziste che decuplicavano il male ricevuto.
MA
MA
Il rapporto 1000:50000 di Netanyahu cosa ci dice? Autorizza forse religiosamente il popolo palestinese ad ucciderne altri QUARANTANOVEMILA???
In relazione al padre l’io è equivalente al noi e tutto ciò che si riferisce all’io è valido per il noi e viceversa e la relazione tra l’io e il noi ha come fine l’essere figli. Il prossimo può essere nemico ma posso avvertire come nemici me stesso quando non mi accetto. Se non accetto il dolore che viene dagli altri non accetto il dolore che viene da me stesso e così il giudizio e il perdono. La relazione col prossimo però è l’unica via per riconoscere la salvezza che viene dagli altri quando ci si spinge all’estremo come estremi sembrano questi insegnamenti ma che servono ad accomunare l’io e il noi, a rivelare la salvezza nel prossimo e l’essere figli.