Da oggi, per alcune domeniche, la Parola sarà commentata da Maddalena Detti, che così si presenta ai lettori di Vino nuovo:
Mi chiamo Maddalena, ho 23 anni e sto studiando matematica a Losanna, in Svizzera.
La mia fede è nata con me, perché da quando sono piccola i miei genitori mi hanno sempre testimoniato la presenza di Dio nella loro vita. Proprio per questo Dio ha sempre fatto parte della mia quotidianità, ma oggi mi rendo conto che non era un percorso che avevo scelto io. Il primo anno di università, dopo un’esperienza che mi ha fatto soffrire, ho trovato in Lui le mie risposte ed è nato il bisogno di un incontro personale che mi ha portato a conoscere persone di grande fede che sono luce per i miei passi.
Tutto ciò che nel mio piccolo proverò a scrivere, infatti, sarà dettato da come parla a me il Vangelo anche attraverso le parole di chi mi sostiene il questo cammino come fratello maggiore nella fede.
Festa della presentazione del Signore
Lc 2, 22-40
Al centro del Vangelo di oggi troviamo la figura di Simeone, uomo giusto e pio. Sebbene lo Spirito Santo dimori in lui, egli vive nell’attesa di consolazione. Simeone ha occhi capaci di vedere perché è un uomo di fede, con un cuore aperto all’ascolto. Allo stesso tempo, è molto vicino a noi, poiché vive le difficoltà della condizione umana. Egli rappresenta ciò che molti cristiani sperimentano nella loro vita: da un lato, sentiamo la presenza di Dio accanto a noi e cerchiamo di vivere secondo gli insegnamenti di Gesù; dall’altro, capita spesso di perdere di vista ciò che è davvero importante, inciampando nelle sfide che la vita ci presenta.
Simeone vive l’incontro con Dio nel modo più semplice possibile. Si reca al tempio, dove incontra Maria e Giuseppe. Pur sapendo chi fosse il bambino Gesù, essi, obbedienti alla tradizione, lo presentano al tempio come ogni altra coppia ebrea faceva con il proprio figlio. La bellezza di questo brano sta proprio nella sua semplicità: non ci sono miracoli, prodigi o segni straordinari, ma è Simeone a vedere con gli occhi della fede ciò che accade. È il nostro cuore che deve essere pronto ad accogliere Dio.
Dopo aver incontrato Gesù nel suo cammino terreno, Simeone si dichiara pronto a partire in pace. La sua fede e l’esperienza vissuta lo rendono capace di affrontare la morte senza paura, affidandosi completamente a Dio.
Vorrei soffermarmi su cinque espressioni del cantico di Simeone che, dal mio punto di vista, racchiudono l’essenza della vita cristiana. La prima è «tuo servo»: Simeone si riconosce strumento di Dio, attraverso il quale Egli può portare la sua testimonianza e compiere le sue opere. Anche noi, nella quotidianità, con gesti semplici e piccoli, possiamo diventare mezzi attraverso cui Dio si manifesta nel mondo.
La seconda espressione è «pace», strettamente legata a «secondo la Tua parola». Simeone è pronto ad abbandonarsi completamente a Dio, accettando la Sua volontà. Questa fiducia, anche di fronte alle prove e alle difficoltà, conduce a una pace interiore che non nasce dall’assenza di sofferenze, ma dal totale affidamento a Dio. Simeone sperimenta la «salvezza», frutto della «luce» che l’incontro con Gesù porta nella sua vita. Questa luce non arriva dall’esterno: è già dentro di lui, come lo è in ciascuno di noi. La sfida sta nel saperla accendere e, una volta accesa, alimentarla senza lasciarla spegnere. Ritagliarsi momenti di preghiera nella quotidianità e vivere la messa domenicale come un autentico incontro con Dio sono modi per mantenere viva questa fiamma. La salvezza di cui parla Simeone è qualcosa che possiamo vivere ogni giorno, se riconosciamo che Dio ci perdona e ci ama in modo incondizionato. È un amore che abbraccia le nostre fragilità, accoglie le debolezze e ci salva, donandoci ogni volta la possibilità di ricominciare.
Mi sento molto simile al Simeone della prima ora, uomo di fede che vive le difficoltà della vita quotidiana in attesa di consolazione. Al contrario, il Simeone “illuminato” del cantico, con la sua piena fiducia in Dio, è una condizione a cui cerco di tendere. Tuttavia, ci sono esempi vicini a noi che dimostrano come questa stessa fede sia possibile oggi. Penso alla storia di Chiara Corbella: la sua capacità di affidarsi completamente a Dio e di mantenere lo sguardo rivolto verso l’alto, persino di fronte alla morte, mi hanno profondamente colpito. Come Simeone, Chiara testimonia che vivere in Dio significa trovare una pace autentica e una speranza che superano le prove della vita. La luce di Chiara è un’incarnazione vivente delle parole del cantico di Simeone.
il 2 febbraio la Chiesa fa memoria del la Presentazione di Gesù al Tempio. Ed essere nati in questo g. Si fa festa anche ricordando i propri genitori, un grazie al dono della vita e anche a quella della Fede come hanno fatto Giuseppe e Maria., crescere nella Fede ricevuta e fondamento di quella più adulta di nostra scelta. Un dono grande che deciderà sulle ns. scelte, come vincastro dove trarre sostegno nelle difficoltà che nella vita. Simeone e’ esempio di una Fede costante, che ha saputo attendere e riconoscere il Dio tanto atteso, la sua Fede ha mantenuto accesa la Speranza al suo cuore e riconoscere il Messia con gli occhi. Grande la Fede di Giuseppe e Maria portando il Bambino al Tempio modello per tutti quei genitori che hanno cura di portare al Battesimo i propri figli, una eredità vitale più importante di ogni altro patrimonio. Cio attesta quanto per Dio sia cara la salvezza di ogni essere umano.