L’effervescenza di Frassati

A 89 anni dalla morte il beato è contemporaneo anche dei nostri giovani, della loro libertà e del bisogno di "fare compagnia"
12 Giugno 2014

Il 4 luglio di 89 anni fa moriva Pier Giorgio Frassati e in questo fine settimana si moltiplicano le camminate lungo la rete dei Sentieri Frassati inaugurati dal 1996 al 2012 dal Cai, d’intesa con Azione Cattolica e Giovane Montagna (tutti gli eventi in www.sentierifrassati.org)
È un’occasione propizia per attingere alla profonda spiritualità del giovane torinese morto a soli 24 anni per una polmonite fulminante che anche Papa Bergoglio – come i suoi due predecessori – ha indicato più volte come modello ai giovani di oggi.
Se il linguaggio delle sue confidenziali lettere agli amici richiede qualche sforzo di contestualizzazione, le sue scelte di vita appaiono oggi di straordinaria attualità per tanti motivi: il confronto con l’ambiente familiare borghese, la scelta dei poveri, le molteplici appartenenze e la capacità di “fare sintesi”….
Ma c’è anche qualcosa in più: come molti suoi biografi hanno osservato, colpisce nel giovane Frassati – che pure toccò con mano i drammi della vita – la connotazione gioiosa della sua santità. Essa si esprime soprattutto nella voglia di “vivere, non vivacchiare” – come dice la sua frase più ripetuta – e in quel modo gioviale e divertito di vivere il gruppo degli amici, fossero i compagni di università, della San Vincenzo o della Fuci. Quel clima – non banalmente goliardico, ma effervescente – che segnava le loro escursioni (è documentato perfino uno scherzo in occasione di una delle foto più “storiche” che venne “truccata” d’intesa con gli amici) rappresenta infatti una conferma che non convincono i “santini” o i ritratti seriosi dei “bravi ragazzi”, ma giovani uomini in carne ed ossa che, proprio a partire dall’adesione profonda a Gesù e all’Eucaristia (Pier Giorgio lasciava ogni giorno spazio ad una personale contemplazione) – sanno esprimere nella libertà e nell’allegria la loro scelta di ventenni.
Per questo è curioso poter annoverare fra i beati perfino uno scoppiettante “lestofante” – come si chiamavano nella “Compagnia” – e andare a leggersi le sue lettere ispirate dalla lode al Signore anche per il dono dell’amicizia, del tempo libero, delle scampagnate – non necessariamente in alta quota – dei giorni di festa o di vacanza. In questo senso il Pier Giorgio dai riferimenti religiosi ancora preconciliari appare contemporaneo anche dei giovani d’oggi, del loro bisogno di esprimere e riconoscere emozioni, di fare compagni

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