Nessuno ci avrebbe mai scommesso un centesimo (soprattutto i partecipanti), ma la prima edizione dei giochi tra poveri fortemente voluta da mons. Ugo Bucatino, vescovo di Carbonara, si è conclusa con il plauso unanime per un’iniziativa tanto originale quanto opportuna.
Decine di migliaia di fedeli benestanti hanno riempito nei giorni scorsi gli stadi e i palazzetti dello sport diocesani, per applaudire e tifare i concorrenti di quest’inedita manifestazione sportiva che ha visto gareggiare gli scartati della società: poveri, disagiati, emarginati, senzatetto e nullatenenti.
Secondo l’arioso e immaginifico schema tracciato dal vescovo Bucatino, i concorrenti, a cui non era ovviamente richiesto di versare una quota d’iscrizione, si sono misurati in variegate prove di atletica e sport a squadra, dando prova di capacità fisiche e attitudini agonistiche insospettabili data la loro condizione di morti di fame.
Particolare gradimento ha suscitato, tra le altre, l’entusiasmante finale dei 110 a ostacoli, dove un agile esodato molisano ha prevalso al fotofinish su uno snello profugo eritreo. “Siamo abituati a saltare i pasti”, hanno commentato i vincitori sul podio abbracciandosi. Imperdibile anche la combattutissima finale del torneo di box femminile che ha visto vincere, solo ai punti, una robusta badante rumena disoccupata su una nerboruta insegnante precaria di Vigevano. “Siamo abituate a prenderle”, hanno dichiarato all’unisono, sfinite sul ring, dopo l’ultimo round.
Entusiasmo, ma anche qualche polemica, ha infine suscitato, la finale del torneo di palla a mano, che ha visto sfidarsi la squadra degli homeless con quella dei padri separati. La vittoria dei primi decretata sul campo è stata infatti ribaltata dagli arbitri che hanno verificato che giocando nel proprio stadio avevano vinto ‘in casa’, circostanza inammissibile per dei ‘senza-tetto’. Sportivamente, i padri separati hanno rifiutato la medaglia d’oro e hanno invitato gli avversari a dormire con loro in macchina dopo la partita.
“Mettere giocosamente in concorrenza diverse forme diverse di disagio”, ha commentato sapientemente in occasione della cerimonia finale mons. Bucatino, “è un modo per farci riflettere sull’assurdità delle guerre tra poveri”. “Nell’agone sportivo gli scartati della società ritrovano il sorriso e la mutua solidarietà, stimolando nei loro confronti una generosità equanime”.
Durante la serata conclusiva, dopo la premiazione, a nome di tutti i concorrenti, due delle medaglie d’oro, il nuotatore libico Omar Masalvat e lo schermitore pensionato calabrese Giuseppe Spadafora, hanno dichiarato: “L’importante non è vincere, ma partecipare alla cena di gala”.
Fantaecclesia / 12