Grazie è una parola pesante, pesante da portare sulle spalle e pesante quando è ora di lasciarla andare.
Fin da quando erano piccoli, ho insistito coi miei figli perché usassero parole gentili, ciao, grazie, prego e insisto anche con i miei alunni a scuola con risultati in entrambi i casi molto discutibili.
Chissà perché grazie non è una parola inflazionata negli ultimi tempi.. si sente poco e spesso è detta per abitudine e con poco sentimento.
Eppure la nostra vita è piena di cose per ringraziare, anche se nei momenti bui e difficili è ancora più complicato riuscire a trovare “grazie” tra le nostre parole.
L’Eucarestia è dire grazie, è il grazie più grande e completo.
Gesù dà l’esempio: prima di andare incontro alla morte pronuncia la benedizione. A chi verrebbe mai in mente di ringraziare prima di essere condannato a morte?
Non è scappato, non ha urlato, non ha tentato di dare la colpa ad altri.
Come trasformare le lamentele per ciò che ci manca in grandi ringraziamenti per ciò che invece abbiamo e che non riusciamo nemmeno a vedere?
Facile dire grazie quando la mia richiesta è esaudita, più difficile seguire le orme di Gesù che ringrazia prima, a prescindere da quale sarà il risultato finale.
Proprio ieri, su un social, ho letto una frase corredata da tante faccine sorridenti: “È bellissimo lamentarsi ”.
Forse dovrebbe diventare bellissimo ringraziare, senza se e senza ma, dire un grazie con il cuore, come se fosse un “vuoto a perdere” che nulla vuole in cambio, ma che si accontenta di ciò che ha già.
Il “grazie” esce spontaneo quando qualcosa ci va bene” grazie a Dio ce l’ho fatta,ho superato la prova!” Se penso a quel momento che non sapevo a chi rivolgermi, ,,,,devo dire ancora oggi grazie a mia zia ha avuto l’idea….!all’amico che mi ha prestato ……Ma questi grazie hanno senso se la persona sa riconoscere il bicchiere d’essersi trovata “bisognosa”…o i propri limiti;. a non pretendere quell’aiuto. ..Il problema del perché Si sente raramente, penso sia perché già da bambini non viene impartita una educazione, che non è quella da “buone maniere” ma a far capire l’importanza di un agire generoso,spontaneo, disponibile, responsabile e quanto altro di virtù a spenderci.Ovviamente Dio e in questo nostro avere e dare, presente in interposta persona. Non grazie al coronavirus ma Dio per opporre resistenza con il suo aiuto.