V domenica del tempo ordinario: Lc 5,1-11
PIETRO E MARCO PESCATORI DI UOMINI (Beato Angelico, 1433, Firenze, Museo di S. Marco)
Ancor più della chiamata di Simon Pietro, assai rappresentata, è interessante vedere l’apostolo molti anni dopo, immaginato in mezzo a una piazza. Intento a raccontare da un podio, a persone di altre culture e di altre epoche, la storia di chi gli cambiò la vita. Di colui che, dopo avergli fatto prendere una quantità incredibile di pesci, lo mise in crisi offrendogli un nuovo lavoro: sempre di pescatore ma di differente pescato.
Fu bravo, Simon Pietro, a intuire che la vera ricchezza era quell’uomo. E che quel mare di pesci si poteva pure regalare. Decise, dunque, di seguire Gesù e fece con lui un apprendistato itinerante, sbagliando spesso la misura degli interventi. Fino a che, responsabilizzato dal Signore e pieno di Spirito Santo, si buttò a pesce nella nuova attività arrivando, attorno all’anno 60, nella capitale dell’impero. Dove parlò di Gesù ai romani dominatori, che nel 64 lo crocifissero a testa in giù, come lui aveva chiesto, non sentendosi degno di morire come il suo maestro.
Piccola annotazione: nella predella del Tabernacolo dei Linaioli, conservata nel convento di S. Marco (ora museo), l’Angelico ha voluto rendere omaggio all’autore del primo Vangelo, indirizzato appunto ai romani. Chi, anche oggi, si mette a raccontare Gesù – come Marco – senza averlo conosciuto, è perché l’ha appreso – come Marco – dagli apostoli. E fa una grande cosa, perché, facendo conoscere Gesù, fa incontrare Dio.
Seconda annotazione: ad ascoltare il pescatore di uomini – in realtà, un narratore – erano per lo più delle donne (a parte San Marco con due aiutanti, già allora gli unici maschi si tenevano ai margini). Non crediamo che l’apostolo si sia fatto prendere dallo sconforto: avrà ripensato alla fatica di quella notte senza pesci e a quanti ne pescò, il giorno dopo, con l’aiuto del Signore.