Quante volte le parole di Gesù sembrano umanamente una fregatura?
Ai discepoli viene promesso il centuplo quaggiù insieme a persecuzioni (Mc 10,28-30), «vi mando come agnelli in mezzo ai lupi» (Mt 10,16)…
Nel Vangelo di questa XIV Domenica Anno A Gesù invita tutti coloro che sono affaticati e oppressi a rivolgersi a Lui che dona ristoro e poi parla di un giogo. Suona senza dubbio come una fregatura. O per lo meno lo abbiamo reso noi una fregatura. Molto spesso come cristiani finiamo per credere che, scegliendo il Vangelo, si finisce con il vivere male (o nel caso migliore meno bene) in questo mondo, ma per poi avere qualcosa di grande nell’altra vita. Come cristiani ci siamo convinti che la vita evangelica sia una vita di sacrifici, di privazioni, una vita in cui stringere i denti per un po’ per poi ottenere un premio, una sorta di contrappasso nell’aldilà. Questo pensiero è sostenuto anche da una non corretta comprensione dei brani di Vangelo come quello di questa domenica. Il giogo, seppur dolce, viene compreso come una fatica, una sofferenza necessaria, indispensabile da sopportare per un bene più grande che sarà il ristoro alla fine dei tempi.
Gesù però nella frase precedente rende lode al Padre perché ha nascosto ai sapienti la comprensione vera della fede e l’ha rivelata invece ai piccoli.
I piccoli in questo caso sono forse allora quelli che nel Vangelo trovano ristoro vero già ora e qui. E se è vero che la promessa del Regno che viene, che è vicino, è però una promessa che volge al futuro, che volge all’escatologia, è pur vero che essere cristiani è stare già fin d’ora nella vigna con Gesù dalla prima ora. E non può essere una cosa negativa, una cosa brutta da sopportare nella speranza di un contrappasso.
È necessario cambiare mentalità e capire che il Vangelo rende bella anche questa vita, pur nell’orizzonte di un regno che deve venire.
Sgombrata dalla nostra mente questa maldestra interpretazione possiamo allora comprendere la vera immagine del giogo che non è uno strumento di tortura, non è uno strumento di prigionia o di sofferenza, ma serve piuttosto a ripartire le forze dell’animale per evitare che nello sforzo, nel lavoro possa farsi male. Il giogo serve a ripartire le forze dell’animale per renderle efficaci.
Sant’Agostino ha un’immagine bellissima legata al peso delle ali per gli uccelli (Discorso 68). È evidente che esse sono un peso in più, ma se quel peso è tolto il volo diventa impossibile. Le cose fatte con amore, anche se richiedono fatica, nessuno le considera un peso.
Ecco il giogo dolce e il carico leggero che Gesù propone. La dimensione pratica della vita di fede può anche essere compresa come una sorta di peso, ma un peso che apre strade splendide, spalanca porte su mondi straordinari, conduce a una più bella e profonda esperienza di vita. Così anche i sacrifici e le privazioni non possono più essere vissuti come un male ma una libera e bella scelta a favore della vita.
Non sono un esegeta ma solo uno che dopo anni di lontananza si è ri-avvicinato a Dio e poi alla Parola, seguendo chi la vive. Cosí ho imparato tante cose, ad es. di nn fermarsi ad UN versetto, anzi di dubitare talvolta che sia apocrifo.
Nello specifico cosa ho capito?
Che Gesú nostri Signore non è venuto x eliminare i poveri, la sofferenza, i legami familiari, perchè il suo fine nn era socio-politico-altro.. ma semplicemente UMANO.
Che l’Uomo riscoprisse Dio, lo inserisse al giusto posto, in quanto DIO!! che se ne sentisse amato – con tutto il cuore- istaurasse una relazione con DIO, tramite Gesú e la Parola. E in qs LUCE vedesse la luce: cioè diventasse capace di non solo non rifiutare le eventuali sofferenze e tanto meno attribuirle a LUI!! ma le inserisse al giusto posto nella sua vita.
In fondo al Suo cospetto, della Croce.. piccole cose, vero? Chiederelo a chi ha davvero Fede..
Anch’io, sbagliando, ho sempre pensato al “giogo” come a un qualcosa di addossato sulle nostre spalle da un Gesù “sadico” (?!?) che ce lo affida promettendoci una leggerezza che poco ci convince…
In realtà, mi piace pensare (e forse è quello che voleva intendere Gesù?) non al giogo singolo, ma a quello doppio:
[dalla Treccani] “Giogo doppio di garrese o Giogo di collo: quello formato di una trave di legno, leggermente arcata alle due estremità e con un anello centrale per fermare il timone, che viene appoggiata sulla base del collo di una coppia di buoi e fissata con due sottogola.”
Ecco…allora è questo il giogo che voglio…e portarlo “assieme a Gesù” allora sì che diventa leggero.
La palla adesso a biblisti ed esegeti vari: buon lavoro!
Forse che Gli ammonimenti del Santo Padre hanno fatto breccia nell’intelligenza e nel cuore di quei Governanti-belligeranti arrivati alla sfida di chi ha l’ultima parola/arma sofisticata a decidere la sorte non fra di loro ma a coinvolgere nella mattanza molti altri, causare la morte di molti uomini. Non solo ma che fa trasecolare e che si parli di nobili scopi, amore della propria terra, salvaguardia della storia e dignità dei propri popolo ! Ecco dunque un raffronto con ciò che Cristo è venuto a portareVi lascio la Pace, vi do’ la mia Pace “ Ma di quale Pace si può sperare ancora possibile dopo una nuova Hiroshima? con un potenziale di cui si dispone e vertenze tra Paesi pronti ad accumunare altre vertenze. Imporsi il giogo della Pace è difficile a quanto sembra, e se piccoli, e inermi, non conta portare a salvezza, “Imparate da me che sono dolce e umile di cuore” Ma non ha predicato anche ai Dottori della Legge.?
Forse però “per dolore/croce che un Cristiano ha da farsi carico, andrebbe spiegato meglio. Cristo Gesù, parla di giogo leggero perché c’è Lui accanto; che ogni uomo credente o no fin dalla nascita ha da aspettarsi di vivere e cose belle e aspettarsi esperienze difficili, deludenti, dolorose, che non può prevedere ma che liberamente decidendo si crea, nell’ambito di vita affettiva e nella società. E’ qui che egli discerne se seguire un proprio intendimento o se credente fare quelle scelte che un Vangelo ha in serbo da suggerire come via buona da seguire, ma non è scevra da quel dolore, da quel peso da sopportare di cui il giogo e sinonimo, non ci e imposto e la conseguenza di un ns.errore,o scelta sbagliata, e il rimedio costa se si segue Cristo. “Dai tutti i tuoi beni ai poveri e seguimi” Gesù al giovane ricco! Gli costava troppo e se ne è andato triste, perché i beni della Terra gli stavano a cuore più di quelli eterni promessi da Cristo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Meditato??
OK.
Quando leggo:
Oggi molto che si credono celeiatiani hanno una mentalita’ pagana: rifiutano la aCroce, la sofferenza, l’ umiliazione. Sono falsi cristiani.
Davvero? E quelli che scrivono qs. p…. dopo aver letto che..
IO VI DARÒ RISTORO..
VOI TROVERETE RISTORO PER LA VOSTRA VITA..
Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
COME CHIAMARE CHI TRAVISA LA PAROLA??
forse “falsi”??
Gesu’ non e’ Budda che promette la “liberazione dalla sofferenza” ,non propone il raggiungimento di un ” nirvana” ,anzi dice ai suoi discepoli: Chi vuol essere mio discepoli prenda la sua croce e mi segua”.
La croce e’ il simbolo per eccellenza della sofferenza. Il cristiano non puo’ seguire Gesu’ e rifiutare la sofferenza, o pensare Sulla Croce c’ e’ salito Gesu’ una volta per tutte di que non c’ e’ piu’ bisogno di sofferenza,godiamoci la vita”.
Oggi molto che si credono celeiatiani hanno una mentalita’ pagana: rifiutano la aCroce, la sofferenza, l’ umiliazione. Sono falsi cristiani.
Questa esaltazione del dolore quale unica via di salvezza è una forma malata, antievangelica e disumana di fede. L’idea che Dio ci deve far soffrire è veramente disturbata. Un dolorismo che ha fatto danni enormi.