Il confine tra esaltare e sentirsi esaltati

«Chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato»
23 Ottobre 2016

XXX domenica del tempo ordinario: Lc 18,9-14

CRISTO REDENTORE (Paul Landowski e Heitor da Silva Costa, 1931, Rio de Janeiro, Corcovado)

 

Se, al posto di fariseo e pubblicano, fossero scritti due aggettivi – l’esaltato e l’umile –, sarebbe più facile capire che la parabola parla di noi. E che l’esame di coscienza spetta a noi, nuovi farisei.

Il primo personaggio, sicuramente osservante, osserva tutto all’infuori di Dio: sì, ne osserva le leggi, ma in realtà osserva se stesso, per compiacersi di sé, e gli altri, per fare raffronti. Senza osservare la misericordia di Dio: gli occhi dell’esaltato, concentrati sulle cattive azioni altrui e sulle buone azioni proprie, non riescono a vedere che le braccia aperte di Gesù vogliono abbracciare tutti. Il secondo personaggio, che osservante non è (e ne è consapevole), chiede invece a Dio d’essere guardato con pietà, sentendo il bisogno del suo amore e del suo perdono.

Il Cristo dell’esaltato assomiglia a quello delle sere di Rio, quando si ammirano le luci proiettate sulla statua, coi colori delle bandiere di Stati, squadre e gruppi. Mentre di giorno torna a essere come la targa della strada in cui si abita: data per scontata e non degnata di uno sguardo.

Se presupporre la fede è un pericolo (segnalato da Hans Urs von Balthasar in una corrispondenza con il card. Joseph Ratzinger), lo è in ugual modo credere di conoscere Gesù una volta per tutte, smettendo di confrontarsi con le sue parole e di approfondirle. Un rischio ancora maggiore se corso da un gruppo ecclesiale, talmente pago dei propri colori da restarne abbagliato. E capace di anteporre le parole del fondatore o dei dirigenti a quelle di Gesù.

Ciò vale per l’intera Chiesa. Ben fecero i padri conciliari, nella Lumen Gentium, a sottolineare che la luce delle genti è Cristo, non la Chiesa. Che risplende sul volto della Chiesa. «La quale pure risplende – scrive il card. Ratzinger nel 1972, accostandola alla luna –, anche se di per sé è buia; non è luminosa in virtù della propria luce, ma del vero sole, Gesù Cristo, cosicché, pur essendo soltanto terra, è ugualmente in grado di illuminare la notte della nostra lontananza da Dio».

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