Fino all’orlo

«Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. […] E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”; e le riempirono fino all’orlo»
17 Gennaio 2016

II domenica del tempo ordinario: Gv 2,1-12

IL SEGNO DELLE NOZZE DI CANA (mosaico del 1315-21, Istanbul, chiesa di San Salvatore in Chora)

 

Mancando parte del mosaico, sono Nozze senza banchetto nuziale: è probabile, come si vede in alcune icone, che il miracolo fosse in due tempi, nel primo dei quali poteva essere raffigurato Gesù seduto, quando Maria lo avverte che «non hanno vino». Mentre, in un secondo tempo, Gesù si alza in piedi – con Maria, Pietro e Giovanni – e chiede collaborazione. Quasi a dire: «Fate la vostra parte anche voi, mettetecela tutta».

Il punto di vista scelto mostra come l’inquadratura sia già un messaggio, con cui l’artista dichiara ciò che più conta per lui: in evidenza sono un Gesù dinamico, preso da ciò che sta facendo, e le sei anfore di pietra in cui avviene la trasformazione dell’acqua in vino, «contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri».

Tali anfore sono in primo piano persino sui sarcofagi del III-IV secolo, sovente accostate ai cesti della moltiplicazione dei pani, per creare un nesso tra i due miracoli e i due simboli eucaristici fondamentali. Ci sono state, dunque, epoche in cui gli artisti erano preoccupati di mettere in scena l’essenziale, più che di arredare la scena, e sapevano cogliere i collegamenti. Poi, nel Cinquecento, il banchetto prenderà il sopravvento (vedi Tintoretto e Paolo Veronese), rendendo meno distinguibili sia Gesù che le anfore.

Un particolare da segnalare, presente pure in altre opere sulle Nozze di Cana, è il maître di sala che porge a Gesù una coppa di vino, in segno di apprezzamento: forse anche un modo di riconoscere la potenza del Signore, di rendergli omaggio, di dirgli grazie.

Accanto al direttore, i servi obbedienti stanno continuando a riempire d’acqua le anfore. «Fino all’orlo», precisa il Vangelo. «Se non avessero fatto bene il loro lavoro» – disse una ragazza a Michel Quoist, che lo racconta – «Gesù avrebbe fatto meno vino. Allora durante la mia settimana, quando avevo voglia di prendere sottogamba un qualsiasi lavoro, mi ripetevo: Fino all’orlo… fino all’orlo!, perché di quel lavoro e del mio sforzo Gesù potesse fare del buon vino».

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