XXXI domenica del tempo ordinario: Lc 19,1-10
GESÙ E IL PUBBLICANO ZACCHEO (Antonio Miccichè, 2007, Lezionario domenicale e festivo della Chiesa cattolica italiana)
La cosa più notevole di quest’opera è l’inquadratura. Invece di enfatizzare un dettaglio, puntando sull’aspetto della storia più originale (Zaccheo sull’albero) o più poetico (lo sguardo di Gesù su Zaccheo), l’artista – a sorpresa – sceglie un campo lungo. Per darci, con Gesù e Zaccheo, l’intera popolazione della città.
Si tratta di una Gerico contemporanea, nuovamente espugnata senz’armi. Stavolta dal conquistatore più grande che c’è: colui che perdona. Riusciamo a intravederlo, grazie a un raggio di sole che squarcia le nubi, mentre – a braccio teso – si rivolge al piccolo uomo sul sicomoro. E, nello stesso tempo, ci accorgiamo di tanti altri piccoli uomini… che siamo noi. Tutti contemplati da Gesù: osservati a lungo, con attenzione e con benevolenza (come fu per Natanaele sotto il fico), non tenuti d’occhio. Tutti visitati nelle nostre abitazioni e nelle nostre relazioni. Tutti perdonati a prescindere.
La prima conversione è, dunque, quella di Gesù verso Zaccheo: è Gesù che si interessa a lui, che ha voglia di andarlo a trovare. Mentre Zaccheo, all’inizio, ha solo molta curiosità. È dopo il movimento di Gesù che Zaccheo si muove davvero, passando dallo stupore (d’essere considerato) all’alleggerimento (di parte degli averi).
L’uomo ci era stato presentato come «capo dei pubblicani e ricco»: un aggettivo che, dopo la prima qualifica, si sarebbe potuto omettere. E che invece Luca rimarca, a dire – ancora una volta – quanto i beni materiali costituiscano un peso formidabile per aprirsi a Dio e agli altri. E a far notare – nel sottofinale – la “diminuzione di peso”: «Do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Senza che Gesù abbia proferito parola, Zaccheo sente la necessità della scioltezza per essere, a sua volta, misericordioso. Più che una penitenza quaresimale, quella di Zaccheo è una decisione di vita nuova. Ormai, la sua ricchezza è il Signore. Perché si sente parte del tesoro del Signore, «venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».