Dal dire grazie all’essere grati

«Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?»
9 Ottobre 2016

XXVIII domenica del tempo ordinario: Lc 17,11-19

I DIECI LEBBROSI GUARITI (1030-50, Codice Aureo di Echternach, Norimberga, Museo nazionale germanico)

 

Composto nell’abbazia benedettina di Echternach, in Lussemburgo, sotto la guida dell’abate Humbert, il manoscritto miniato da cui è tratta quest’immagine contiene la Vulgata dei quattro Vangeli, cioè la loro traduzione in latino, in gran parte dovuta a San Gerolamo (347-420 ca.). Offrendo, assieme alla traduzione, uno dei primi tentativi di illustrazione sistematica dei Vangeli, dove si è meno preoccupati di fare arte e più di raccontare. Come lo sono i graphic novel, o romanzi a fumetti, di oggi. E non è un caso che il Codice senta il bisogno di fissare i passaggi principali delle storie, ricorrendo a più quadri.

Ne bastano due, alla storia dei lebbrosi guariti: prima e dopo la cura. Due passaggi necessari, anzitutto, a far cogliere il miracolo avvenuto (soltanto al paralitico in piedi e col lettino in spalla è sufficiente una sola immagine, anche se in vari dipinti si trova pure la scena iniziale, col malato disteso).

Oltre a dare testimonianza del miracolo, questa storia minima ha un altro merito: quello di dire cose grandi sulla misericordia, tanto a chi la fa quanto a chi la riceve. Chi compie un’opera di misericordia la fa e basta, perché è cosa buona e giusta, non per la risposta che ottiene. In modo analogo, l’amicizia, l’amore, la fedeltà, l’onestà… si danno a prescindere, senza pensare a ciò che darà l’altro. Senza porre condizioni, senza farsi condizionare dal comportamento altrui e senza pesare tutto col bilancino del farmacista.

Nello stesso tempo, la storia dei lebbrosi fa vedere – a chi riceve misericordia – come quest’ultima sia l’offerta di una relazione, prima ancora della soluzione di un problema. Pazienza se lo capisce uno su dieci (guarda caso, un samaritano). E se ci scappasse di biasimare i nove ingrati, ricordiamo che nemmeno per noi è facile dire grazie a Dio e rendergli gloria…

È bene, allora, accorgersi del bene ricevuto (quand’anche fosse il ristabilimento di una giustizia) e rispondere. Ed è bene conoscere la differenza tra dire «grazie» ed essere grati, cioè trovare il modo di restituire il dono. Un nostro vecchio parroco, aiutato in gioventù da qualcuno che gli pagò le tasse universitarie, in età adulta si volle far carico delle spese per far studiare alcuni giovani, allo stesso modo del suo benefattore.

Forse è stato così anche per S. Gerolamo e i miniatori del Codice Aureo, che, consci di avere un debito con chi trasmise loro il Vangelo, si sono impegnati a renderlo più comprensibile e attraente.

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