Immacolata Concezione: Lc 1,26-38
VISITAZIONE (particolare) (1225, abbazia di San Giovanni in Venere, Fossacesia, Chieti)
Primo piano di due donne in dolce attesa: una al primo mese, l’altra al settimo. Da contemplare così, senza ecografia, benedicendo i due grembi e chi ha messo in moto i due miracoli che contengono.
«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!»: a coniare la frase, pronunciata tante volte nell’Ave Maria, fu Elisabetta. Una donna non immacolata ma capace di riconoscere, dell’Immacolata, l’unicità: Maria è benedetta fra le donne anche perché è preservata dal male e in grado di schiacciargli la testa.
La carezza di Elisabetta è ricambiata con una carezza a Giovanni, colui che ci fa strada verso Gesù. Con questi due esseri umani – già formati e non ancora nati – dobbiamo fare i conti, perché non possiamo eludere le parole che diranno. Eppure su di loro, per liquidarli con un ghigno, circola da tempo una battuta agghiacciante, di quelle che mai si vorrebbero ascoltare per ridere, ma che vale la pena riportare per non scordare l’esistenza del male. «A che cosa giocavano, da piccoli, Giovanni e Gesù?». «A testa o croce». Agghiacciante e allo stesso tempo vera, se il destino di queste creature sarà d’essere messe a morte, entrambe in modo atroce.
L’8 dicembre – giorno in cui le famiglie, per tradizione, cominciano a mettere mano all’albero di Natale e al presepio – sarebbe opportuno tenere a mente il loro martirio. E per non correre il rischio che il presepio diventi una rimozione, forse è bene che i presepisti, sullo sfondo, lascino intravedere la croce.