Il Te Deum di papa Benedetto

Quasi non ce ne accorgiamo più, ma quella che ogni anno recitiamo in questo 31 dicembre è la preghiera del bilancio alla fine di una vita. E quanto Josef Ratzinger sta vivendo in queste ore forse ci può aiutare a illuminare anche questo 2022 ancora una volta particolarmente faticoso
31 Dicembre 2022

Che cantare il Te Deum alla fine di un anno difficile sia un’esperienza un po’ faticosa sono anni, ormai, che ci troviamo a doverlo ripetere. Proprio per questo, però, credo che suoni particolarmente illuminante la concomitanza che stiamo vivendo in queste ore tra la fine dell’anno e l’invito di papa Francesco alla preghiera per il papa emerito Benedetto, che – come dice già da tempo mons. Georg Gänswein – “si sta spegnendo lentamente, come una candela”.

Sì, perché quasi non ce ne accorgiamo più, ma il Te Deum che ogni anno recitiamo in questo 31 dicembre è proprio la preghiera del bilancio alla fine di una vita. Le sue parole evocano con chiarezza questo orizzonte ultimo, molto più che un banale rendiconto delle luci e delle ombre dell’anno trascorso: “Vincitore della morte, hai aperto ai credenti il regno dei cieli. Accoglici nella tua gloria nell’assemblea dei santi. Sia sempre con noi la tua misericordia: in te abbiamo sperato. Pietà di noi, Signore, pietà di noi. Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno”.

Come raccogliere allora questa provocazione forte anche nel nostro sguardo sul 2022 che va a chiudersi? Ci può forse dire qualcosa la parabola dell’uomo Joseph Ratzinger/Benedetto XVI sull’anno della catastrofe della guerra in Ucraina, delle proteste represse nel sangue in Iran, ma anche dei rinnovati scandali nella Chiesa come pure delle polarizzazioni sempre più forti nella politica e nella società?

Mi viene da dire di sì. Ma non tanto per la stucchevole corsa a celebrare l’oracolo, che accompagna sempre quelli che se ne vanno e di cui sentiremo la mancanza. Nemmeno i suoi più acerrimi nemici hanno mai messo in dubbio la statura intellettuale di Joseph Ratzinger e la sua chiarezza nel riportare al suo centro la fede cristiana. Ma non è la celebrazione di questo il Te Deum del crepuscolo di Benedetto XVI.

A me pare sia piuttosto rimettere al centro tre sue intuizioni che – nel contesto di questo anno che finisce – ci chiamano in causa in maniera speciale. Rifarle nostre, anche con i dubbi e le domande che suscitano e metterle nelle mani del Signore nella preghiera di questo giorno.

La prima è il tema delle radici cristiane dell’Europa, tanto caro a Benedetto XVI. Confesso che quando sentivo ripetere questo ritornello restavo un po’ perplesso. Mi chiedevo se “piantare una bandierina” potesse essere una strada efficace in un continente profondamente secolarizzato. Può bastare un riferimento per molti ormai solo storico a dare un’identità? Oggi, invece, guardo alla guerra in Ucraina e capisco che dovremmo riprenderlo in mano questo tema delle radici cristiane dell’Europa. Perché proprio da lì passa la strada per chiamare il bluff di chi oggi benedice le armate.

Secondo: il teologo Joseph Ratzinger amava parlare della Chiesa come di una “minoranza creativa”, capace di una elaborazione culturale al servizio di tutti a partire dall’incontro con Cristo. Penso alle tante discussioni intorno alla Sinodalità e mi chiedo se non sia anche questa una categoria preziosa su cui tornare a interrogarci. Siamo usciti dalla pandemia ancora più malconci come Chiesa: persino a Natale abbiamo visto tante sedie vuote in chiesa. È come se spezzare forzatamente una certa routine avesse fatto saltare tutti i meccanismi. Ci sentiamo minoranza come non mai; ma dov’è finita la creatività? Che cosa stiamo dicendo oggi a chi ci sta intorno?

Infine la terza intuizione, la più dirompente: il gesto dell’11 febbraio 2013, con le dimissioni che hanno cambiato in maniera radicale la storia di una istituzione come il pontificato. Il riconoscimento del proprio limite. Anche su questo oggi mi viene da chiedere: è stato un gesto solo suo? O non è forse anche l’indicazione di uno stile nella Chiesa? L’altra faccia degli scandali che continuano ad affiorare è il culto della personalità, l’idea che tra i discepoli ve ne siano alcuni che sono più bravi e più importanti degli altri, talmente indispensabili da chiudere un occhio (o magari anche tutti e due) su certe loro “bizzarrie”. L’umiltà di papa Benedetto indica un’altra strada, molto più fedele a quella del Maestro.

L’Europa ferita dalla guerra in cerca di radici vere; le nostre parrocchie di minoranza che devono ancora capire che non è per forza una condanna; il bisogno profondo di riconoscere i propri limiti: portiamo anche questo oggi dentro il nostro Te Deum di fine anno. Dando voce al papa emerito Benedetto in quest’ultimo scorcio della sua vita, per dire anche noi davvero: “Ti proclamiamo Signore”.

2 risposte a “Il Te Deum di papa Benedetto”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    errata corrige: Vergine “piena di grazia”, …. Tu sei …mostraTi Madre tenera e premurosa per gli abitanti di questa tua città’ ….. vigile custode per l’Italia e per l’ Europa, ….sappiano i popoli trarre nuova linfa…. per gli indifesi, per gli emarginati e gli esclusi, …. mostraTi Madre di tutti, o Maria, e donaci Cristo, la speranza del Mondo! “Monstra Te esse Matrem”, o Vergine Immacolata, piena di grazia! Amen!
    Benedetto XVI

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Vergine “piena di Grazia”, mostraTi Madre tenera e premurosa per gli abitanti di questa città,perché l’autentico spirito evangelico ne animi ed orienti i comportamenti,mostraTi Madre vigile e custode dell’Italia e per l’Europa affinché dalle antiche radici cristiane sappiano i popoli trarre linfa nuova per costruire il loro presente e il loro futuro;mostraTi Madre provvida e misericordiosa per il mondo intero,perché, nel rispetto dell’ umana dignità e nel ripudio di ogni forma di violenza e di sfruttamento, vengano poste basi salde per la civiltà dell’amore. MostraTi Madre specialmente per quanti ne hanno maggiormente bisogno:per gli indifesi,per gli emarginati,e gli esclusi,per le vittime di una società che troppo spesso sacrifica l’uomo ad altri scopi e interessi.MostraTi Madre di tutti, o Maria, e donaci risto,la speranza del mondo! “mons tra Te esse Matteo”, o Vergone Immacolata,piena di grazia!Amen! Benedetto XVI Grazie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)