Una doccia a cielo aperto: è lo scenario apocalittico che mi sono ritrovata improvvisamente in casa lunedì 1° giugno, alle 8.30 del mattino, quando un tubo del bagno si è rotto. Passato il momento di panico iniziale, mentre un novello affluente del Tevere si snodava lungo tutto il corridoio della mia abitazione, sono riuscita a contattare un idraulico che è arrivato, ha tappato alla buona la falla, ha commentato: “Che disastro!” e si è dileguato, lasciandomi senz’acqua, con un controsoffitto squarciato a metà e un futuro apocalittico davanti a me.
Dopo una rapida consultazione con i vicini di casa, ho deciso di chiamare un altro idraulico. È arrivato un signore di mezza età, di poche parole e di tanti capelli, portati alla maniera di Lando Fiorini. Il nuovo arrivato ha studiato tutto l’impianto per quasi un’ora, si è letteralmente infilato carponi nel controsoffitto, ha aperto e chiuso tutti i rubinetti di casa, e poi è andato a farsi una chiacchierata con il portiere del palazzo. Gli ha posto poche domande, precise e puntuali, ha ascoltato in silenzio le risposte e lo ha salutato dicendogli: “Grazie, Maestro”. Lando Fiorini, appunto. Poi è tornato da me e mi ha proposto la soluzione semplice nelle modalità, abbordabile nei costi, sicura nell’esito. L’ha concretizzata nei tempi stabiliti, in silenzio e senza troppi disagi. E prima di andare via, mi ha anche suggerito il nome di un muratore per il restauro del controsoffitto.
“E quindi?” direte voi. E quindi c’è che, in tutti questi giorni, la parola che mi è venuta in mente più e più volte è stata “competenza”. E mi sono ricordata di cosa disse Benedetto XVI ai giovani con i quali pranzò a Madrid nel 2011, durante la Giornata mondiale della gioventù: “Siate competenti”. In un mondo accelerato, in cui ci si improvvisa un po’ ovunque, forti di una memoria collettiva debole (e la pandemia da Covid-19 ce lo ha dimostrato ampiamente…), essere competenti è l’augurio più coraggioso e più difficile che si possa rivolgere ad un giovane. Perché la competenza richiede tempo, approfondimento, passione per quello che si fa; necessita di empatia, sensibilità, attenzione all’altro perché implica il sapere trovare i modi e le parole giuste per aiutare chi ha bisogno di noi; domanda preparazione, studio, costanza per rispondere con sicurezza alle domande e ai problemi che ci vengono posti.
Presa dalla curiosità, sono andata a rileggere il Documento finale del Sinodo dei Vescovi sui giovani, la fede ed il discernimento vocazionale, svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2018. La parola “competenza/competenze” vi compare 7 volte, nei paragrafi 36, 46, 52, 57, 103 e 163. In alcune di essi si sottolinea il bisogno dei giovani di “rafforzare le competenze sociali e relazionali” senza essere giudicati, e di far emergere le proprie “competenze e creatività”, assumendosi anche le necessarie responsabilità. In altri, i ragazzi “chiedono che la Chiesa brilli per autenticità, esemplarità, competenza, corresponsabilità e solidità culturale”, e che sia competente “nel lavoro comunitario”.
Questo mi fa pensare che la competenza, propria e altrui, sia un’esigenza naturale: non dipende dall’età, ma dalla ricerca della verità che ogni essere umano porta inevitabilmente dentro di sé. Chi è competente, è vero. E non c’è nulla che doni più sicurezza della verità. “Cooperatores veritatis”, recita il motto episcopale di Benedetto XVI. E non è un caso.
E chissà se non si possa anche criticare circa la protesta che si è sollevata dal Mondo Scuola (genitori,alunni,insegnanti,Dirigenti e Autorità locali) giustificata anche dai cittadini non coinvolti ma interessati,questo SÌ ,quale fisionomia assumerà la società futura da una Educazione e Istruzione così frammentata in alti e bassi quale è quella di oggi nel nostro Paese.Una ragazza italiana felice si laurea in medicina bilingue a Riga, e :”ci sono posti come a Scampia che si fa lezione negli appartamenti” detto/letto su La stampa. Come non esserci lo stesso futuro per chi vive povero o in altro loco? Come chiamare politica democratica una tale approssimata considerazione Di futuro.!”arrangiati” sembra la risposta,Molto non funziona da questo panorama,forse era meglio quando tutti guardavano avanti in sennò,scienza e responsabilità
Questo mi fa pensare che la competenza, propria e altrui, sia un’esigenza naturale: non dipende dall’età, ma dalla ricerca della verità ……
Altri i pensieri che mi agitano…
Verrei darti ragione nel senso che chi ha altri obiettivi, come un conto coperto o imbrogliare x ambizione difficile raggiungere la competenza di ci lavora e studia..
Due note a margine:
1) età : quante competenze buttate via dai pensionamenti!
2) x l’evoluzione tecnica continua e vertiginosa… Idem
Quanti mestieri diventano obsoleti?!
No. Non è un mondo facile alle sentenze. E ai docs CEI che dicono tutto. Ma nn parlano dell’art 33.
Ed è proprio la competenza che emerge leggendo Ratzinger nel suo( Gesù di Nazareth) un libro x3,che dovrebbe figurare sempre esposto, tanto è senza tempo,quasi testo da consultare per conoscere,scoprire chi è Gesù ,Il Salvatore dell’Uomo,il Suo Vangelo. Cercare la verità, il perché delle cose,come risalire all’origine per comprendere. Credo la Chiesa oggi abbia bisogno per resistere ai colpi che le vengono inferti di essere sostenuta da tutti, in luce , e Cristo veda la difficoltà per il Suo Pietro di avere un amico .C’e una società di competenti a metà,come sopra citatitutti parlano di una libertà che pretende diritti senza doveri, la verità seppure cercata e avvolta da grovigli di interessi che si rimane in dubbio, e si riaprono processi a ricominciare.E c’è un cittadino ,che solo , deve imparare,istruirsi per cercare quale è la vera libertà .