Durante il Weekend di Ferragosto ho partecipato con la mia famiglia alle celebrazioni della santa messa presso la comunità Suore Piccola Betania, a Fiamenga di Vicoforte (CN).02
In questa Casa madre, in parte casa di spiritualità che accoglie chiunque voglia ritrovarsi vicino a Dio nella preghiera e nella contemplazione tra il silenzio e la pace della natura nelle Langhe, le sorelle che ci vivono portano avanti lo spirito dei due fondatori dell’ordine, Don Stefano Ferreri e Germana Resh: un gruppo di religiose che si impegnassero a vivere la loro vita a servizio delle comunità parrocchiali in collaborazione con i sacerdoti, secondo la spiritualità attiva e contemplativa di Betania.
Il parroco, durante l’omelia domenicale, ha citato un vescovo indiano, monsignor Thomas Menamparampil, il quale nella sua opera missionaria si è impegnato con costanza a “sussurrare il Vangelo al cuore dell’Asia”. Ha concluso la sua “chiacchierata” (homilía è ‘conversazione’) lanciando ai presenti una domanda pesante: come possiamo anche noi sussurrare il vangelo?
Uno dei rimproveri che lancio più frequentemente ai miei figli è che urlano troppo.
Del resto anche io urlo in continuazione, come potrebbero non farlo anche loro?
Viviamo in una società dove tutto viene “urlato”, nel vero senso della parola e anche metaforicamente. Chi urla di più vince, chi ha più soldi e lo mostra “urlando” con gli oggetti e i fatti è in primo piano.
Chi invece vive con semplicità viene relegato sempre in seconda posizione.
Davvero pensiamo che la cosa giusta da fare sia urlare il vangelo ai quattro venti?
Nemmeno Gesù, durante gli anni della predicazione, ha imposto a gran voce i suoi insegnamenti: ha lasciato ad ognuno la libertà di decidere in autonomia se seguirlo o rimanere nel proprio angolo comodo.
Il vangelo richiede piccoli passi tranquillità, ascolto, silenzio e contemplazione. La vita di tutti i giorni è fretta, confusione, rumore.
È la natura che ci sussurra il vangelo, la risata di un bambino, l’amore di una coppia, ma anche un volto che esprime solitudine, la sofferenza di un malato, la paura di chi non sa come affrontare le difficoltà.
Sono tutti sussurri che quotidianamente toccano le nostre orecchie, ma che non sempre riescono ad arrivare al nostro cuore.
Diamo la possibilità a queste parole sussurrate di cambiare il corso della nostra vita. Ricordiamo l’episodio di Elia, che incontrò Dio nel «sussurro di una brezza leggera».
Bello.
Bello e vero.
Come è vero che ovunque si vive in stato di guerra, polemico ( da “polemos”” )..
Non serve invitare ad abbassare la voce, bisogna uscire dalle guerre in atto.
NB. Ci aspettano stati di crisi tremendi.
Esplosione di guerre.