L’ideona di Trump

L'ideona di Trump
26 Febbraio 2018

Una febbre maligna mi costringe da giorni sul divano di casa. Quando sono stanco di leggere o di pensare, per passare il tempo uso le armi di distrazione di massa classiche: tv, social, smartphone. E devo dire che le cose più sorprendenti e davvero divertenti mi arrivano da lì. Ieri apro Fb è trovo un post sull’incontro tra Trump, (per chi non lo sapesse è davvero presidente degli U.S.A., almeno fino al momento in cui scrivo!) e i parenti delle vittime e i sopravvissuti della strage di Parkland, in Florida. In mezzo al dolore evidente, alla rabbia palese, allo sdegno, alle richieste di intervento, Trump si muove come sempre come un elefante in una cristalleria. E ad un certo punto estrae l’idea risolutiva: armiamo gli insegnati.

Istintivamente, lo devo ammettere, sono scoppiato in una risata larga e paciosa. Poi mi sono un po’ vergognato, ma non per l’altezza del personaggio (1,91 cm, ma senza contare la paglia che ha in testa!) bensì per i morti e per il dolore da cui questo incontro è nato. E allora mi sono chiesto: ma ci è o ci fa? Su molte cose, fin dall’inizio del suo mandato mi sembrava che ci facesse. Da un po’ di tempo temo che ci sia davvero. Il ché, forse è peggio. Anche se a tenerlo controllato ci sono sempre i russi e cinesi che gli anno messo la sedia sotto il fondo schiena.

Sempre in questi giorni di esposizione mediatica abnorme, per me, ho dovuto anche prendere atto che uno strano virus sta contagiando studenti e famiglie italiane. Se non sbaglio almeno 4 episodi nell’ultima settimana, in cui i docenti o i responsabili della scuola sono stati oggetto di “attenzioni” dirette e immediate della mani, e dei coltelli di studenti e/o genitori. E mi sono ritrovato, essendo docente, a prendere istintivamente le parti dei miei colleghi, pur non sapendo nulla in verità delle circostanze che hanno prodotto questi episodi.

Così oggi, mi sono chiesto: e se in Italia decidessimo di armare gli insegnati? No, dico seriamente adesso. Il prossimo presidente del consiglio italiano, Gentiloni bis, non è certo paragonabile a Trump, né per statura né per la paglia (anche se, pure lui! Va beh, io parlo perché non ne ho…). Perciò se davvero una legge del genere fosse resa esecutiva da noi, che succederebbe?

Mi sono immaginato che immediatamente la segreteria delle mia scuola avrebbe predisposto una circolare con le indicazioni operative. Primo, l’arma va tenuta riposta nella apposita cassetta blindata di classe, incastonata all’uopo nel muro maestro dell’aula, chiusa a chiave, per evitare che qualche alunno possa impossessarsene. Secondo. La chiave sarebbe disponibile presso i bidelli del piano, a richiesta scritta del docente, da recapitare almeno due giorni prima dell’uso, per evidenti ragioni organizzative di servizio.

Terzo. Le armi potrebbero essere acquistate solo con il bonus dei 500 euro di Renzi, e solo presso i rivenditori autorizzati convenzionati con la scuola. Quarto. La manutenzione ordinaria delle armi spetterebbe ad una ditta specializzata, proveniente da fuori regione, per evitare possibili favoritismi di parenti o amici del personale scolastico, che ogni mese dovrebbe controllare, seduta stante, il corretto funzionamento delle stesse. Quinto. Sarebbero rimossi tutti i crocifissi dalle aule, (che è una cosa che fa  sempre bene alla democrazia!) per ordine della presidenza, vista la manifesta incompatibilità tra i due oggetti (appartenenti evidentemente a due tradizioni religiose diverse).

Ovviamente questa grande rivoluzione pedagogica porterebbe ad un confronto serrato tra le varie anime del mondo dei docenti. I fautori della non violenza rifiuterebbero di entrare in un aula in cui sia anche solo presente un arma atta ad offendere la dignità dell’uomo. (nota 1, vedi sotto) I fautori della difesa dura esulterebbero, promuovendo corsi di soft air e di tiro al bersaglio nelle ore di educazione fisica. (Nota 2, vedi sotto). I fautori di una difesa meno dura chiederebbe di evitare l’uso delle armi, ma di promuovere corsi di formazione di autodifesa per docenti, ovviamente pagati dalla scuola. (Nota 3, vedi sotto). I fautori di una didattica attiva progetterebbero immediatamente un modulo per consapevolizzare gli studenti sui modi di gestione democratica dei conflitti, con al termine una verifica decisiva per la promozione o bocciatura dello studente stesso (Nota 4, vedi sotto)

(Nota 1: Se non si potesse fare lezione con la presenza in aula di un’arma atta ad offendere la dignità dell’uomo, molti docenti, genitori, presidi, bidelli e libri scolastici sarebbero da abolire dalla classi. Nota 2: Sono già parecchie le esperienze didattiche di soft air o di educazione all’uso delle armi in Italia. Nota 3: A Napoli e in provincia di Salerno, già 5 anni fa, fu fatta la proposta di corsi di autodifesa in due istituti scolastici. Nota 4: Un mio collega di italiano, già da anni, imponeva agli studenti corsi di alfabetizzazione alla democrazia e al rispetto delle diversità culturali, minacciando la bocciatura se non avessero partecipato).

Allora io chiedo che i docenti siano provvisti non di una sola arma, ma di due: il buon senso e l’umanità. Ma forse sono sotto l’effetto delle febbre…

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