Verso il matrimonio (5): sulla sessualità

Dare troppo peso alla sessualità, quasi facendone l’unico elemento della vita di coppia: una preoccupazione moralistica che va superata
26 Luglio 2022

Continuando le nostre riflessioni sul documento Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale, ci sembra che un confronto tematico con Amoris Laetitia sul peso della sessualità nel matrimonio riveli una sorta di passo indietro. E questo rappresenta un altro nodo meritevole di attenzione.
Nel documento sembra che serpeggi un certo timore della sessualità, per cui il rischio è quello di fare del sesso, paradossalmente, proprio ciò che a parole si vuole evitare: il centro della vita di coppia. Si dà quasi l’impressione che sistemata la castità, il resto venga di conseguenza: «Da coniugi, infatti, emerge, in modo ancora più evidente, l’importanza di quei valori e di quelle attenzioni che la virtù della castità insegna: il rispetto dell’altro, la premura di non sottometterlo mai ai propri desideri, la pazienza e la delicatezza con il coniuge nei momenti di difficoltà, fisica e spirituale, la fortezza e l’auto-dominio necessari nei tempi di assenza o di malattia di uno dei coniugi» (57).

In realtà, una vera maturazione cristiana, sempre bisognosa di affinamento, crescita, conversione, non può dividere in modo così statico l’umano: anche la crescita della pazienza favorisce la castità, ad esempio. E che dire della fortezza? Insomma, c’è ancora, purtroppo, un moralismo di fondo che scambia per etico ciò che sembra essere semplicemente una sorta di “purità sessuale”. Per tali ‘strabismi’ la morale cristiana ha non poco pagato dazio, facendo spesso ricadere il costo finale sulle coppie che, volendo essere fedeli alla Chiesa, hanno faticato parecchio a vivere la sessualità anche dopo il matrimonio come atto d’amore, e a renderla una delle tante componenti della vita di coppia.

Ancora: in una prospettiva sessuocentrica, si dice che i pericoli che corrono i giovani sono sostanzialmente due: «da un lato, il dilagare di una mentalità edonista e consumista che toglie loro ogni capacità di comprendere il significato bello e profondo della sessualità umana. Dall’altro, la separazione tra la sessualità e il “per sempre” del matrimonio» (30). Non si tratta qui di negare tali ‘pericoli’, ma si noti il punto di vista: la mentalità edonista è applicata solo alla sfera sessuale, così come il discorso del ‘per sempre’. Forse che non esistono altri ambiti in cui i giovani sarebbero ‘tentati’, ambiti ugualmente decisivi per una serena costruzione di una coppia? Pensiamo all’uso del denaro, del tempo, la fatica a integrare il sé nella dimensione del noi, etc…
Addirittura poi sembra che dalla sola castità prematrimoniale derivino ‘benefici’ per la coppia già sposata: «Molte volte capita che l’attenzione dei giovani sposi si concentri sulla necessità di guadagnare e sui bambini, smettendo di lavorare sulla qualità del mutuo rapporto e dimenticando la presenza di Dio nel loro amore. Vale la pena di aiutare i giovani sposi a saper trovare il tempo per approfondire la loro amicizia e per accogliere la grazia di Dio. Certamente la castità prematrimoniale favorisce questo percorso, perché dà tempo ai nuovi sposi di stare insieme, di conoscersi meglio, senza pensare immediatamente alla procreazione ed alla crescita dei figli». Anche qui, un dato parziale (sessuale) che diventa quasi assoluto, perché dietro si affaccia, di nuovo, la lettura solo procreativa della sessualità. Con una amputazione antropologica e teologica che era già stata superata da Amoris Laetitia.

Spiace dirlo, ma l’impressione è che, come spesso accade, tale preoccupazione insistita sulla dimensione sessuale sia più di coloro che vivono il celibato che di quanti sono sposati ed ‘esercitano’ la componente sessuale-genitale. Parlano più di sesso coloro che non lo fanno, che quelli che lo fanno: è un’antica battuta che forse non è così lontana dal reale.
Ancora una volta rischiamo di non riuscire a far vedere la bellezza della sessualità cristiana, come invece emergeva da Amoris Laetitia, ad esempio, per una astrattezza disincarnata, e al fondo moralizzante, che rischia di dire poco o nulla ai più, o si offre a fraintendimenti e a blocchi umani per coloro che ancora cercano di seguire la Chiesa.

Se davvero vogliamo far crescere le persone dobbiamo, ben prima delle regole, tenere conto delle loro dinamiche interiori e relazionali, della loro storia, delle loro intenzioni e condizioni esistenziali, valutando caso per caso. Preoccuparci primariamente dell’incasellamento dentro norme morali della sessualità non fa crescere di un millimetro le persone. È l’amore che produce l’ordine etico, non viceversa.
Ci spiacerebbe davvero che questo documento rischiasse di essere un po’ un ritorno all’ordine, dopo Amoris Laetitia. Se dovesse essere così il risultato finale potrebbe semplicemente essere quello dell’ennesimo strumento pastorale inefficace che viene proposto, mantenendo aperto tutto il problema della distanza tra fede e vita matrimoniale.

3 risposte a “Verso il matrimonio (5): sulla sessualità”

  1. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    …caso per caso….
    Stamane la Messa da x Santa Marta è diventata x volere del Papum x Santa Marta ET x Santa Maria ET X San Lazzaro..

    SE INVECE DI FAMIGLIA, MATRIMONIO, COPPIA, oops, si mettesse al centro LA PERSONA… Imo non ci sarebbe bisogno di 200 anni per una nuova “antropologia”….
    ..

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Vi sono grato x insistere.
    La “relazione” è sempre stata il mio focus ed oggi lo sta diventando x chiunque voglia “capire”.
    Cito:
    Se davvero vogliamo far crescere le persone dobbiamo, ben prima delle regole, tenere conto delle loro dinamiche interiori e relazionali, della loro storia, delle loro intenzioni e condizioni esistenziali, valutando caso per caso.
    —————
    Basterebbe capire questo x cambiare un sacco di cose, tipo:
    1) PER SEMPRE
    Sono convinto che quasi nessuno si sposa PER SEMPRE. NESSUNO esclude a priori che domani potrebbe …
    Prendere atto della REALTÀ è dovuto e umile.
    Conseguenze?
    2) La chiamano COSCIENZA.
    Io preferisco CONSAPEVOLEZZA.
    In primis di se stesso. Compos sui.
    In secundis dell’Altro.
    Se si vuole educare a q.cosa…
    La Realtà invece mi dice che ognuno va avanti x conto suo, segue i suoi circuiti.
    EDUCARE ALLA RELAZIONE.

  3. iolanda marsiglia ha detto:

    Dove c’è sessualità, c’è un problema. Appartengo alla generazione postconciliare, quando i confessori consigliavano alle ragazze perplesse di regolarsi secondo coscienza con i loro fidanzati…ma chi era stato formato in tal modo? Del resto i celibatari parlano di sessualità più dei laici perché hanno tagliato il nodo gordiano con l’astinenza. Sono poi in grado di parlarne? L’avvicinamento moralistico, come quello illuministico alla sessualità è fallimentare. L’essere sessuato vive una dinamica del desiderio e del bisogno che lo accompagna a conoscenza e consolazione per strade profonde, preverbali di ritorno al ristoro dell’accoglienza infantile. La responsabilità dell’adulto si esercita nella gratitudine verso chi ci permette di vivere questa dimensione squisitamente umana. Teniamo conto che ogni via di conoscenza che non sia illuminata dalla sola ragione fa paura, inducendo sospetto e giudizio di valore.

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