Vatileaks visto dalla mia scuola

Non a caso  umanità, umorismo e umiltà hanno la stessa radice... humus... terra! Alla faccia di Chiara, la mia studentessa di un altro post, che chiama "Terra" la percezione che lei ha di Dio. 
31 Maggio 2012

Avevo ancora in mente il passo di domenica scorsa: “La carne ha desideri contrari allo spirito (Gal 5,17)” quando il mio stomaco mi ha ricordato, con una bella fitta, la sua infiammazione, soprattutto quando è vuoto. E siccome proprio sulla via di scuola c’è un bar interessante ho cercato di rispondere ai desideri della carne (ma sarà poi la carne di cui parla Paolo?). E col cornetto in mano, mi fa l’occhiolino un titolo del “Corriere”, malamente aperto sul tavolo del bar. Il prete di comunità che dice: “Da lontano vedo una corte di intrighi”, un’intervista di Alessandra Arachi a don Vinicio Albanesi, responsabile della comunità di Capodarco. Ma il tempo stringe e la campanella mi aspetta. Così trangugio il succo e mi fiondo in classe, rimandando a lettura. 

Alla fine della seconda ora trovo sul tavolo dei bidelli una decina dei giornali rimasti lì da un lavoro fatto in classe da un mio collega. Lo stesso Corriere! E così, felice di potermi leggere l’intervista a gratis, lo apro. Non arrivo alla seconda riga che una voce da sopra il mio orecchio sinistro mi fulmina da dietro: “Ma prof. cosa cavolo succede in Vaticano? Un bel casino…” Francesco, semiconvinto “rastone” di terza, che mi stupisce con la sua domanda. Si dichiara religiosamente indifferente e di solito non ha mai interesse per cose “di Chiesa”. “Eh, difficile dire cosa succede, Francesco. Sono state pubblicate da un giornalista delle carte riservate del vaticano, che questo (Paolo Gabriele), che hanno messo dentro, avrebbe fatto uscire, all’insaputa del Papa, in cui sembra che ci sia una specie di scontro tra gruppi di potere dentro al Vaticano, ma in verità è tutto da dimostrare”. “Ah, e lei prof. si meraviglia?” “No di certo” gli dico. “Nemmeno io prof. Ho visto una roba in Tv ieri sera e non avevo capito molto. Comunque quasi quasi così mi stanno più simpatici il Papa e i Cardinali, mi sembrano più umani di quanto di solito vogliono far vedere. Sempre tutti controllati e perbenino… Dai sono uomini anche loro, no?”. Abbozzo un sorriso stupito e interessato, ma la segretaria mi chiama per farmi firmare una supplenza. E Francesco se ne torna in classe. 

Ma la sua frase resta con me. E si ripresenta fresca e divertita, quando poco dopo, finito l’articolo del Corriere, apro la mail e trovo alcune righe del mio amico Giovanni (l’ateo doc che già è apparso in questi post). “Come vedi anche i cardinali vaticani mostrano tutti i loro limiti umani, Era ora! Ma cosa pensavano che la loro apparente aurea di santità potesse farci fessi? Lo sanno anche loro, ma non lo dicono, che chi vuole apparire più che umano si ritrova messo peggio degli altri. Sarebbero molto più credibili se ammettessero di essere come noi”.

E due! Ma non c’è due senza tre! Don Vinicio Albanesi, sul Corriere, in sostanza dice che “agli alti livelli” la Chiesa dovrebbe imparare dalla Chiesa reale, quella che vive la carne e il sangue con la gente di periferia, e cita il richiamo all’umiltà, fatto dal Papa nell’ultimo concistoro dei cardinali: “Ricordatevi che il vostro compito non è fatto di onori, ma di servizio alla Chiesa”. E così il cerchio si chiude e mi costringe a trovare un filo per cucire questi frammenti. Un filo che, per me, è fatto di umanità, umorismo e umiltà.

E’ interessante la reazione di due persone che si sentono fuori della Chiesa. Invece dello scandalo e del complotto, ci vedono l’umanità di questi uomini, che li rende più credibili e simpatici. Un paradosso! Ma un paradosso che parla e dice come oggi non serva davvero tentare di tenere in piedi e difendere una immagine sacrale, e distaccata dalla realtà, come ancora sta capitando in questa vicenda, per far si che Dio sia visibile agli uomini. Anzi, forse, si dovrebbe lavorare al contrario, nel dare una immagine umana, perché no, anche limitata quando è così, in cui anche ammettere le proprie debolezze con sincerità finirebbe per rendere Dio più credibile. “Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze perché dimori in me la potenza di Cristo” (2 Cor 12,9). E forse i tanti lati umani “buoni” della Chiesa (la solidarietà effettiva, il servizio autentico, la condivisione senza secondi fini…) sarebbero più facilmente leggibili come luoghi della presenza di Dio, fatto di carne e sangue, oltre che di pane e vino.

Si dice spesso che i santi e i mistici autentici fossero noti per il proprio senso dell’umorismo, mentre i “grandi inquisitori” e giustizieri sono incapaci di ridere della divina commedia dell’esistenza. Quando non sappiamo e la nostra mente non può capire, o ridiamo o piangiamo. A mia memoria non ricordo di aver visto molte volte ridere o piangere un alto prelato e ancora meno essere autoironici. Eppure sono sicuro che, in segreto, lo fanno. Ecco appunto! Temo che sia più dannosa, per la comunicazione della fede, la seriosità sacrale con cui spesso si mostrano, che non lo scandalo che al momento ci strappa l’attenzione. L’umorismo ci ricorderebbe che siamo tutti creature e che come Abramo e Sara possiamo ridere del surplus di amore che Dio ci fa arrivare e che non è comprensibile dalle nostre sole forze (Gen 21, 6.28).

E di fronte a questo surplus, l’unico atto adeguato sarebbe l’umiltà, come capacità di non voler afferrare da sé stessi la salvezza, ma di accettare che ci venga regalata dall’alto. Quel testo di Paolo, sulla carne e lo spirito, così spesso travisato! La “carne” non è né il sesso, né la materialità delle cose, ma la pretesa dell’uomo di affidarsi alle sole proprie, limitate, forze per cercare di darsi la salvezza da solo. E perciò mi sembra frutto della carne usare il proprio ruolo di potere per far andare le cose della Chiesa dalla propria parte, sia che si voglia aiutare il papa a “ripulire” la Chiesa, sia che si voglia ripulire il vaticano dai corvi, per salvare il proprio ruolo. 

Non a caso  umanità, umorismo e umiltà hanno la stessa radice… humus… terra! Alla faccia di Chiara, la mia studentessa di un altro post, che chiama “Terra” la percezione che lei ha di Dio. 

 

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