Un anno senza ‘iniziazione cristiana’

Proviamo a sospendere per un anno la faticosa macchina della catechesi per i bambini, per pensare a nuove vie di formazione
27 Settembre 2024

Il percorso formativo che la comunità cristiana locale propone ai bambini, chiamato “iniziazione cristiana”, è di per sé terminologicamente contraddittorio, dato che iniziazione significa ‘ammissione’ (come ricorda il vocabolario Treccani), a partire dal ricco valore simbolico che hanno i riti di iniziazione a livello antropologico. Dunque, è il Battesimo il sacramento con cui si ‘inizia’ la vita di fede (CCC 1213), a cui si aggiungono, lungo il cammino dell’esistenza, la Confermazione e l’Eucarestia, sacramenti definiti generosamente dal CCC [1212] come «sacramenti dell’iniziazione cristiana»: ma in realtà è uno solo ciò che inizia, ed è appunto il Battesimo.
Già qui si vede un’anomalia nella nostra prassi parrocchiale: il Battesimo viene conferito in età infantile, passano molti anni e poi si comincia un itinerario, parallelo a quello scolastico, basato esclusivamente su criteri anagrafici, per cui progressivamente si arriva all’Eucarestia e alla Confermazione, aggiungendo poi, per ‘completezza’, il sacramento della Penitenza e Riconciliazione (che rientra, però, nei ‘sacramenti di salvezza’).
La domanda classica che si sente è: «da voi quando fate la prima comunione? In terza elementare. E la Cresima? In quinta». Segnale linguistico che svela proprio quell’aggancio tra catechesi dei bambini e scuola che crea tanta ambiguità: si parla di esperienze personali di fede, di cammini individuali (e familiari), ma poi c’è un livellamento fondato esclusivamente sull’età. Si dirà: impossibile fare altrimenti. Vero, perché, fino a quando rimarremo nello schema attuale, saremo condannati a proporre una sorta di ‘scuola’ di catechesi, a cui ancora la maggior parte dei bambini viene (di frequente più per convenzione familiare — la festa, il pranzo — che per convinzione), salvo poi, ‘timbrati tutti i cartellini del sacramenti’, assistere a una emorragia che davvero dissangua l’esile corpo della comunità, togliendole una generazione.
L’iniziazione rappresenta oggi lo sforzo maggiore della parrocchia per energie, quantità di volontari coinvolti, tempo, strutture, è lo sforzo ‘che non si può non fare’, eppure è anche lo sforzo forse meno fecondo. Cosa rimane dopo 4 anni di incontri settimanali, vissuti dalle famiglie, spesso, come un impegno in più da cui liberarsi il prima possibile? Perché, poi (lamentale sentita cento volte), «appena fanno la cresima, spariscono», «vengono a catechismo ma non li vedi mai a Messa» (confondendo, ancora una volta, il mezzo — la formazione — con il fine — la vita di fede al suo culmine, ossia l’Eucarestia). Tralasciamo poi la questione dei padrini e delle madrine di Confermazione…

È chiaro che il tema è vivo, anche perché va a toccare tutto il nucleo formativo ed educativo della parrocchia. È necessario mettere mano all’iniziazione cristiana, che oggi appesantisce il quotidiano parrocchiale. Ma come? Varie sperimentazioni si sono attuate nella penisola, ora coinvolgendo maggiormente le famiglie (idealmente bello, ma impegnativo per molti adulti), ora cambiando la routine settimanale, ora modificando un certo schema contenutistico. Ma si tratta di felici eccezioni, che hanno più il valore di testimonianza quasi utopica, che non è divenuta, tuttavia, prassi diffusa.
Forse, è il caso di arrestare la macchina e spegnere i motori e, per un intero anno, fermare tutti i percorsi dell’iniziazione cristiana. Ciò darebbe sollievo alle famiglie, agli operatori pastorali, all’organizzazione delle parrocchie. Fermiamoci un anno, ma che sia un anno di discernimento e di ripensamento, un anno di purificazione. Forse, fratturando una pratica consolidata, divenuta tradizione passiva, diminuiranno coloro che accedono ai percorsi solo per abitudine, per convenzione, per obbligo, per far piacere ai nonni. E con numeri più bassi (siamo pronti ad accettarlo?), ma con famiglie e bambini che scelgono davvero un itinerario di formazione, sarà possibile offrire proposte più personalizzate, slegate dai vari livelli scolastici. Perché magari un bambino educato nella fede potrà accedere all’Eucarestia prima dei 9 anni, mentre un altro, meno interessato e convinto, circondato da adulti indifferenti, potrà forse arrivare all’Eucarestia da adulto. Oppure, perché non spostare davvero la Confermazione al tempo della giovinezza che si apre alla maturità, con proposte alte, profonde, attente alla realtà giovanile?

Un anno senza catechesi sarebbe un anno utile per rivedere anche l’aggiornamento rivolto alle catechiste (la maggior parte donne, come sappiamo), valorizzarle, accompagnarle, farsi da loro accompagnare, proporre loro una integrale formazione umana e cristiana, magari andando oltre l’idea che, siccome mancano sempre catechiste, si ‘gioca con i giocatori che ci sono’. Ma questo vuol dire anche riconsiderare il contributo della donne alla parrocchia, non solo ‘utili per servire’…
Un anno senza catechesi aprirebbe anche spazi di creatività pastorale, possibilità di ideare nuove vie: sarebbe un anno di cantiere, di ri-costruzione di tutta la proposta che una parrocchia rivolge alla persona tra la culla e l’adolescenza. Nel quotidiano manca sempre il tempo per fermarsi e pensare lungamente: un anno ‘giubilare’ dalla catechesi sarebbe, al contrario, occasione propizia per prendersi cura del pensiero, delle idee, del dialogo in vista di rinnovate strade evangeliche.
Molti griderebbero alla scandalo, all’abdicazione, magari non volendo prendere atto che l’abdicazione è già in atto nella fuga enorme che coinvolge bambini e famiglie dopo la fine dell’iniziazione cristiana e nel dispendio di energie e tempo che molti generosamente mettono in atto, senza grande frutto.
Un anno di sospensione sarebbe anche un messaggio: così non funziona, siamo pronti al confronto per ideare nuovi sentieri di formazione.
In questi giorni in cui si avviano tutte le attività della pastorale ordinaria della parrocchia, pensiamo: se non avessimo l’iniziazione cristiana, saremmo più o meno liberi e freschi e generosi per annunciare, con altre forme, il Vangelo di Cristo?

(Anche di questo parleremo alla festa di Vino Nuovo, il 5 e 6 ottobre, a Milano: qui tutte le informazioni e qui per l’iscrizione)

12 risposte a “Un anno senza ‘iniziazione cristiana’”

  1. Maria Cristina Venturi ha detto:

    Benissimo sospendiamo il Catechismo. E gia’ che ci siamo sospendiamo anche l’ obbligo del la Messa domenicale . Sospendiamo anche il Battesimo .Solo chi gradisce ,fra i cattolici ,fara’ battezzare il figlio e gli fara’ frequentare il Catechismo e andra’ alla Messa . Tanto gia’ adesso non ci va quasi .nessuno. L’ unica cosa da non sospendere ,mi raccomando, e’ il pagamento dell’ 8 per mille e le offerte alla Parrocchie. Quelle si’ che sono importanti ,l’ unica cosa importante !

  2. Paola Meneghello ha detto:

    Legare il catechismo al percorso scolastico ne fa un ulteriore compito legato alla scuola, più che alla fede . Che con questa inizia e finisce.
    E forse è proprio il concetto di “istruire” alla fede, che non va.
    La fede dovrebbe essere qualcosa che “senti” dentro, non qualcosa che si inculca da fuori.
    Ma è pur vero che se non conosco…
    Le mie sono solo riflessioni, e sinceramente non ho soluzioni alternative, se non la suggestione di creare spazi integrativi, di stretta scelta famigliare, in cui iniziare i bambini ad un percorso interiore .
    Una scelta precisa, oltre lo sport o l’inglese..
    E dovrebbe servire per far crescere non tanto alla fede cattolica, quanto all’incontro con una dimensione più elevata, per aprire le menti e i cuori, per formare uomini più umani, più coscienti di se stessi e responsabili..la vera mancanza di questo mondo..

  3. Daniela Lavazza ha detto:

    A mio parere, sospendere a tempo indeterminato per una radicale trasformazione.
    La cultura e quindi anche quella religiosa e cattolica (ma non solo) viene dalla scuola, pur con tutti i suoi limiti.
    La fede in Dio non può scaturire dall’insegnamento di una dottrina religiosa catechizzata nel 1566 d.C., ma dall’incontro reale con l’Amore di Cristo VIVENTE (vedasi e leggasi Vangelo). E quando e come questo avvenga nessuno lo può sapere o programmare a priori. Non sicuramente predisponendo classi di bambini che debbano “impararlo”.

    La fede è non sapere. È un germoglio che non sempre spunterà e crescerà. È andare dietro a Colui che prima o poi si incontrerà nella vita.

  4. Giovanni Barbesino ha detto:

    Voto Angela Fugazza e Sergio Di Benedetto. Se ragionassimo in termini aziendali un investimento esagerato per raccogliere pochissimo. Ma il tema non è questo. Si tratta di accompagnare coloro che vogliono veramente camminare con i propri figli.

  5. Michele Giacomazzi ha detto:

    Un tempo di sospensione?
    Mi sembra che le restrizioni imposte nel periodo covid siano già state intese come periodo di sospensione, o di deserto. Quasi impossibile fare e organizzare qualsiasi evento in quel periodo,almeno in presenza.
    L’iniziazione cristiana, accompagna prima ad una relazione con il Signore, per poi rivelarsi nel compimento dei Sacramenti, al dono dei Sacramenti si accende per libera scelta, ma se non ci sono annunciatori di fede attraverso la catechesi, si rischia di salire sulla barca certi del naufragio. Si alla catechesi,che fa conoscere l’amore del Padre attraverso il Figlio.

  6. Giuseppe Gerlin ha detto:

    Pur non avendo ottenuto in trentacinque anni di catechista alcun risultato in termini di partecipazione alla Messa lì dove manca la testimonianza dei genitori, ritengo che non si debba assolutamente sospendere il catechismo ai ragazzi, perché vorrebbe dire privarli della parola di salvezza. Penso che il mio compito sia seminare, lasciando che il buon seme cada ovunque sia sul terreno buono che tra i sassi, sulla strada o tra i rovi.

  7. Serafina Colosimo ha detto:

    Sono d accordo anche io, i sacramenti
    Non sono obbligatori ma scelte e le scelte per riuscire bene devono essere coltivate, sentire il desiderio di quello che voglio o di quello che sto per ricevere, tante le cose che fanno per convenzione e no per convinzione.I genitori devono impegnarsi maggiormente nella catechesi deve partire assolutamente da loro perché i migliori catechisti sono i genitori e la migliore catechesi e la famiglia.

  8. Fabrizio Mancin ha detto:

    Io farei come la Svizzera per i sacramenti : 4 incontri in avvento, 4 in quaresima, due prima della celebrazione, per una catechesi seria.
    In aggiunta io preferisco integrare una proposta oratoriana e sportiva: grest estivi, grest invernali, ritiri per età, oltre ad una società sportiva che organizza la settimana per tutti i giovani atleti. Perché senza una proposta sportiva non c’è oratorio, e senza oratorio la catechisi è una noia per tutti

  9. Santo Colosi ha detto:

    Le sperimentazioni in atto sono pannicelli caldi.
    Ritengo che ci sia un pasticcio teologico, catechetico, pastorale, nell’attuale prassi della cd. “Iniziazione cristiana”. E se imboccassimo la strada delle chiese orientali (iniziazione in un unico momento e catechesi negli anni successivi di vita) o delle chiese riformate (annuncio e catechesi e solo nella giovinezza la celebrazione dei sacramenti che per molte chiese tuttavia non sono “sacramenti” o limitata al battesimo ed alla cena)?

  10. Ornella Ferrando ha detto:

    Potrebbe essere molto interessante non solo per le famiglie ma anche per le catechiste stesse ( quasi sempre donne) . Si tratta di fare una scelta libera e non costretta .
    Papa Francesco ci dice: «I tempi cambiano e noi cristiani dobbiamo cambiare continuamente». Un invito ad agire «senza paura» e «con libertà», tenendosi alla larga dai conformismi tranquillizzanti e restando «saldi nella fede in Gesù» e «nella verità del Vangelo», ma muovendosi «continuamente secondo i segni dei tempi».

  11. Angela Fugazza ha detto:

    Grazie per questa provocazione… magari ci fosse qualcuno disposto a rischiare ! Personalmente sono per la catechesi a richiesta, cioè se vuoi che tuo figlio riceva un sacramento lo chiedi e insieme ci si prepara, un po’ come accade per la preparazione al matrimonio! Purtroppo educare e’ già di per se’ una questione critica nella famiglia, educare alla Fede poi … forse davvero spegnere la macchina potrebbe servire almeno per prendere consapevolezza!

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