Se nella Chiesa manca una classe dirigente all’altezza

I fatti di cronaca e la pandemia hanno reso evidente un fatto: spesso nella Chiesa la classe dirigente non è all'altezza della situazione (e del Vangelo), come capita nel mondo civile.
28 Settembre 2020

C’è un problema nel mondo occidentale che più volte è emerso nel dibattito pubblico e riguarda la qualità della classe dirigente: nei più diversi ambiti, siano quelli politici, economici, industriali, culturali, artistici, il chiudersi del Novecento e l’inizio del secolo nuovo hanno messo in luce come le classi dirigenti siano raramente state all’altezza della situazione, soprattutto se paragonate agli uomini e alle donne delle generazioni precedenti, quelli, per intenderci, che avevano affrontato due guerre mondiali, i totalitarismi, la fame e la ricostruzione. Abbiamo da troppo tempo classi dirigenti poco preparate, improvvisate, cooptate, che hanno manovrato il timone della società con approssimazione e superficialità, senza visione e con scarsa lungimiranza.

Ma nella Chiesa?

In ambito ecclesiale i fatti degli ultimi anni sembrano aver messo in luce un fatto analogo: la Chiesa, almeno in occidente, ha ugualmente un problema di qualità della classe dirigente: questo, mi pare, è stato ancor più evidente nel tempo della pandemia.

Esiste un problema di preparazione di quanti dovrebbero reggere e indirizzare la Chiesa, siano essi religiosi o laici.

Salvo alcune grandi eccezioni, spesso – purtroppo – nascoste, mancano uomini (le donne essendo ancora troppo poche, ahimè) ai vertici dotati di profezia, di sguardo profondo, di intelligenza, di cultura, di sapienza.

Penso a grandi pastori della seconda metà del Novecento, di sensibilità diverse, ma con carisma, cultura e capacità: escludendo i pontefici (ma quanto oggi la Curia vaticana avrebbe bisogno di un G. B. Montini!), mi vengono in mente Casaroli, Silvestrini, Martini, Lercaro, Pellegrino, Ballestrero, Biffi, Pappalardo, Bello, Lustiger, Wyszyński, Bernardin, tanto per fare dei nomi. E che dire dei grandi teologi del Novecento, anche di confessioni cristiane diverse? I fratelli Rahner, Von Balthasar, Barth, Bonhoeffer, Guardini, de Lubac, Daniélou, Congar, Chenu, Häring… a cui si accostano grandi pensatori laici e pensatrici laiche, anche qui di formazione e visioni differenti, come Guitton, Maritain, Ricœur, Weil, Zambrano… Senza parlare poi di figure di indubbio fascino, anche salite agli onori degli altari, come Madre Teresa, Magdeleine di Gesù, Lubich, Lazzati, La Pira, Milani, Mazzolari…

Insomma, il secolo scorso, prodigo di tragedie, lo è stato anche di grandi figure.

Ma oggi, non possiamo negare che troppo spesso nella Chiesa mancano uomini e donne di spicco, di cultura, di santità, che sappiano scorgere l’orizzonte, dare speranza, condividere parole di saggezza, cogliere i segni dello Spirito, guidare il popolo di Dio con equilibrio e coraggio, vivere il Vangelo, spezzare la Parola e renderla interessante per gli uomini di oggi… evitando proposte anacronistiche o svendite totali.

E se pensiamo ai pastori, cosa dire della ‘qualità’ di molto episcopato? Cosa dire di alcuni esponenti della gerarchia, spesso sulle pagine della cronaca, più occupati di manovrare potere e solleticare il proprio narcisismo, che testimoniare il Vangelo e pascere il gregge?

In questo, devo dire che – personalmente – Papa Francesco mi dà tanta speranza. Ma non sempre chi lo circonda e i pastori locali sembrano essere all’altezza dei tempi che viviamo (anche qui, però, bisogna ammettere che ci sono lodevoli eccezioni).

Difficile individuare la cause di questa ‘crisi della classe dirigente’: forse mancano studi approfonditi, preparazione ed esperienza, capacità di discernimento nelle nomine ai vertici; forse mancano anche la fede, o il coraggio, o l’obbedienza, o l’umiltà. Forse si tendono a ‘promuovere’ o ‘ascoltare’ persone pavide, interessate al potere, docili nel senso più deleterio, ambiziose…

Di certo l’epoca che stiamo vivendo necessita di grande preparazione, fortezza, audacia, intelligenza, fiducia nello Spirito.

Ecco, lo Spirito: forse è a Lui che dovremmo bussare… Perché lo Spirito agisce sempre e il Regno è già tra noi, sovente in crescita fuori dai ‘sacri recinti’: e se dovessimo, oggi, andare a cercare proprio là fuori? Siamo ancora capaci di osare?

7 risposte a “Se nella Chiesa manca una classe dirigente all’altezza”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Studi approfonditi: leggo che vengono premiati teologi e vi sono simposi di alto livello come introdurre Cristo, farlo entrare nella compagine umana tutta intenta a come realizzarsi nell’oggi. Il dialogo aperto dovrebbe essere sovranazionale,intercontinentale da persone preparate a operare in interventi di sostegno dove il bisogno è urgente,il caso di oggi. Come mai tutto questo sembra restare come in una stratosfera che, arriva alla libreria, ma non sembra realizzarsi alla persona, alla comunità della periferia.?Si parla di Sanità, di portare l’aiuto all’ammalato a casa e non ci sono centri infermieristici per assistenza at home! Solo da privati, costosi !.Una visita specialistica se il caso urg, solo a pagamento! O uno muore.Il prete che proibisce il canto a Maria a fine messa,gli importa di più ricordare l’offerta da lasciare alla porta della chiesa visto che non la si raccoglie durante il rito! Una omelia del Libro, co.pa del coronavirus.?..

  2. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Una classe dirigente all’altezza non spunta per caso: come ben sanno i gesuiti dipende dalla formazione,educazione, trasmissione della conoscenza ai giovani . I personaggi citati da Di Benedetto , La Pira,, Madre Teresa, Don Mazzolari, il card. Biffi ecc., erano tutti nati nella prima meta’del novecento,educati e formati al senso del dovere, spirito di sacrificio, integrita’morale ,lealta’ e capacita’ strenua di lavoro, poche pretese per se’stessi.
    La classe dirigente di oggi, sia nella Chiesa che fuori, e’stata formata dopo il 68 l’educazione e’completamente cambiata Il risultato e’che quei giovani nati nei ’70 oggi cinquantenni che siedono ai posti di comando incarnano i valori( o non valori)societa’ postsessanttottina. Inutile chiedersi perche’ oggi non ci sia Un La Pira. Chiediamoci come formiamo ed educhiamo i giovani .I frutti dipendono dall’albero e dalle radici.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Per quello che a me sembra di percepire e che certo clero rimane ancorato a un “predicare Cristo” e non osa mettere il dito sulla piaga, non osa andare contro il mondo, si fa chiesa maestra, ma si adatta alla società in cui vive,, salvo osare quando i fatti sono esorbitanti,delittuosi. Papa Francesco fa parlare di se, la Chiesa e Carità, sembra essere il Suo motto.Ha il coraggio che gli viene e dallo Spirito Santo e da quel potere che gli è stato conferito a Capo della Chiesa e osa dire ciò che il cuore gli detta, rischia a mettere in luce la verità, denunciare quanta sofferenza umana esista, insistendo a farsi avvocato di diritti verso Gli ultimi, quelli scartati.Esiste chi vive da cristiano, ma lo si trova tra i tanti, esempio :La fatica, il dolore, le difficoltà da superare le vive con amore, sa farsi carico di altri perché viene dal cuore,la Parola e realtà è suscita meraviglia. “Chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio…

  4. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Anche Economist accusa in copertina di incompetenza i governi. Vorrei spezzare una lancia evidenziando da una parte la caduta di alibi e paraventi protettivi antichi ( il re è nudo!), dall’altra le oggettive maggiori difficoltà e problematiche che oggi chi gestisce si trova a dover affrontare, compiti cui arriva impreparato soprattutto x i modelli educativi ricevuti. Manca libertà e apertura mentale.

  5. Giuseppe Risi ha detto:

    Non so se effettivamente la classe dirigente del passato fosse migliore di quella presente. Non tutti i personaggi citati nell’articolo erano amati da tutti quando erano in vita, nè era da tutti riconosciuta la loro statura.
    Quel che è certo e che la Chiesa Cattolica (in modo incomprensibile) si autolimita al 50% le potenzialità di selezione della classe dirigente, perchè tutto il mondo femminile, se così mi posso esprimere, “gioca solo in serie B”.
    Inoltre, se il “potere” ecclesiastico sta tutto (o quasi) nelle mani dei ministri ordinati, chiediamoci chi oggi risponde positivamente alla vocazione sacerdotale. Vorrei sentire da chi si occupa di seminari, in tutta sincerità, qual è la qualità dei candidati al sacerdozio… Occorrerebbe mettere mano alla figura ed alla missione del prete oggi.
    GR

    • Elisabetta Manfredi ha detto:

      Come sono d’accordo! E non solo perché donna, ma sulla base dell’esperienza personale so quanto poco i seminari svolgano da filtro o, se si preferisce usare un termine più consono, da luoghi di discernimento vocazionale serio.
      Potrei raccontare storie degne di un film di Verdone, come dico sempre in questi casi… E chi di noi non puó farlo del resto?
      Certo non tutti i preti diventano vescovi ma se la base é quella…

  6. Dario Busolini ha detto:

    Non so se siano stati il ’68, la secolarizzazione e la fine della presenza organizzata dei cattolici in politica a produrre questo vero e proprio crollo qualitativo della nostra classe dirigente o sia stato il progressivo abbassamento del livello etico e spirituale dei dirigenti a provocare la rovina di valori e istituzioni… del resto non è solo un problema cattolico, ma nel mondo ecclesiale stride particolarmente perché di formazione, almeno a parole, ne facciamo tanta e se i risultati sono quelli che si vedono bisognerebbe ringraziare il lockdown per aver fermato tante attività inutili e forse anche dannose. Sarebbe necessario un esame di coscienza molto serio a tutti i livelli, ma per troppo tempo si è preferito nascondere problemi e difetti anziché affrontarli e premiare la fedeltà ai capi di turno anziché allo Spirito.

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