Ho un problema della Madonna. No, avete capito male: non un grosso problema, proprio “il problema della Madonna”. E adesso che sta per finire il mese dedicato alla Madre di Cristo, forse ne posso parlare.
Non mi ritrovo infatti nelle immagini che di Maria di Nazareth sono abitualmente presentate. Non capisco per esempio la necessità di dipingerla come la “seconda in grado” nell’umanità di tutti i tempi: dopo Gesù Cristo, c’è lei. La più bella di tutte le donne, la “Vergine alta più che creatura”, la senza-peccato o Immacolata, la sempre Vergine prima-durante-dopo il parto… Dogmi e poesia a parte: c’è proprio bisogno di dipingerla in questo modo? A me non sembra, o comunque poco mi interessa.
Non mi ritrovo neppure nella Madonna quale alternativa complementare femminile a un clericalismo tipicamente maschile. Ovvero in quel tipo di mariolatria che invoca la Madonna come il lato della tenerezza in una Chiesa in cui le sottane le portano gli uomini, come palliativo all’assenza di donne “vere”, come un soccorso psicologico per la castità dei preti, come insomma il modello sublimato di una femminilità che non si può toccare nella carne. Non sarebbe meglio affrontare la questione più nel concreto del rapporto tra una gerarchia maschile e l’universo femminile?
Non mi ritrovo poi nella Vergine delle mille apparizioni, del prodigioso, del “”sole che ruota” e dei “misteri di Fatima”. Sono stato anch’io a Lourdes e non nego il conforto che, in certi frangenti della vita soprattutto, si può ricavare da una preghiera filiale a una mamma miracolosa. Però è un momento, che non può trasformarsi nella rilettura cristiana della buona fatina. Tornato a casa da Massabielle, resto lì a interrogarmi sul misterioso senso di una donna vestita di luce e apparsa in una grotta dei Pirenei, così come in tantissime altre località del mondo; e non so trovare risposta.
Non mi ritrovo infine nella figura un po’ zuccherosa della “mamma del ciel” sempre pronta a intercedere per noi presso un Dio corrucciato e arcigno, attraverso la mediazione del Figlio: quasi fosse una molto italica “raccomandatrice” professionale, una scorciatoia che attraverso la familiarità affettuosa riesce ad ottenerci ciò che giustizia e legge non dovrebbero concederci. Se è questo il celebre “ad Iesum per Mariam”, mi sembra davvero poca cosa.
Insomma, alla fine osservo che non mi ritrovo in gran parte di quanto la mistica, il devozionismo e l’apologetica mariana ci hanno inculcato nei secoli. Ognuna di queste versioni ha infatti qualche ragione, però nessuna mi soddisfa e non ne so trovare alcun’altra (se non la semplice Maria donna-madre dei Vangeli) che sia pensabile con plausibilità, oggi, da uomini cui la vita abbia insegnato qualche disincanto – anche nei confronti della fede cattolica. Ma io non sono abbastanza aggiornato in mariologia, forse qualcuno potrebbe aiutarmi presentando altri approcci che non conosco; farebbe bene a tanti, perché ho l’impressione che il “problema della Madonna” non sia soltanto mio.
Per me la vedo come la Madre del Figlio di Dio, donna di questo mondo ma con speciali caratteristiche per essere stata scelta a crescere,educare,seguire un tale Figlio Coinvolta nella di Lui vita,l’ha visto disprezzato fatto morire! Ecco che la sua compartecipazione a esperienze di vita terrena provata induce a far sentire ogni comune mortale compreso anche attraverso appare non così mistica come il Figlio di Dio, più persona terrena e pertanto vera messaggera presso Dio di nostre necessità. Tutto quanto la riguarda è opera di Dio stesso, se Cristo compariva in carne ed ossa senza aprire porte, perché dubitare la stessa cosa per tutto quanto riguarda La Madre. Conosciamo, attraverso lei, che cosa significa “amore cristiano”,
Un amore forte,una fede senza cedimenti,una famiglia impegnata in un dono di amore reciproco,