Quale spazio per i ‘cercatori’?

Nella vita ordinaria delle comunità cristiane manca un’attenzione specifica per i ‘cercatori non religiosi’; proviamo ad avanzare qualche riflessione e qualche proposta.
20 Febbraio 2023

«Mentre le sette accettano solo coloro che sono pienamente osservanti e impegnati, la Chiesa deve mantenere uno spazio aperto per i cercatori spirituali, per coloro che, pur non identificandosi pienamente con i suoi insegnamenti e le sue pratiche, sentono comunque una certa vicinanza al cristianesimo».
Così Tomáš Halík ha sostenuto nella prolusione al recente incontro europeo di Praga, in vista del Sinodo sulla sinodalità. Non è nuova nella teologia contemporanea questa attenzione ai ‘cercatori’, categoria rimessa in campo nel contesto dell’età secolare attuale da Charles Taylor e ripresa, in diversi suoi scritti, anche dal teologo ceco.

Ma nel contesto quotidiano di una normale comunità cristiana, quale spazio, quale attenzione, quale riguardo, quale tempo viene riservato ai cercatori che, oggi, sono senz’altro la maggioranza (o per lo meno sono molti di più di coloro che partecipano con convinzione alle attività di parrocchie, associazioni, movimenti)? L’impressione è che di tale attenzione non ci sia traccia. Perché la quasi totalità delle iniziative di una comunità è oggi assolutamente autoriferita, con anche codici comunicativi e gestuali fortemente autoreferenziali. Eppure, ci sono cercatori che potrebbero dire e ascoltare, cercatori con cui sarebbe bello e arricchente condividere un tratto di cammino, senza la pretesa di ‘convertirli’, senza la spocchia di chi pensa di non aver nulla da imparare, senza la presunzione di non aver nulla da mettere in comune perché tanto ‘l’altro non capisce’.
Si tratta del vastissimo ambito della spiritualità, oggi ancora viva, più o meno nascostamente. E questa nuova attenzione ai cercatori andrebbe anche a toccare altre questioni: il nodo della cultura, il nodo dei giovani, il nodo dell’attenzione interiore e l’apertura al trascendente da non ridurre al culto e alla liturgia.
Ma, davvero, che pensiero c’è sui cercatori nel quotidiano parrocchiale?

Provo ad avanzare qualche proposta. Perché non pensare a un momento serale ricorrente, magari nel fine settimana, di semplice apertura di uno ‘spazio fisico spirituale’ che diventi anche uno ‘spazio interiore spirituale? Dove magari ascoltare qualche parola universale di apertura al mistero, sia questa da una pagina di letteratura, di filosofia, anche di Vangelo? Il cercatore non è ostile alle grandi narrazioni bibliche, che portano con sé pure valori di portata antropologica trasversale. L’importante è far risuonare la Parola, lasciare spazio allo Spirito che in ogni essere umano provoca una risonanza, pure quando non lo si riconosce.
E che dire di qualche momento artistico, che riguardi le arti figurative, la musica, il teatro, senza però cadere nell’apologia, oggi troppo spesso intellettualmente povera e umanamente astratta? Ecco, forse questo è l’ostacolo maggiore: uscire dallo schema apologetico, dalla tentazione del proselitismo, dal timore di dover sempre affibbiare l’etichetta ‘cattolico’, la paura di perdere la propria identità.
Ancora: perché non pensare a ‘oasi di silenzio’, dove solo sostare, in un ambiente adatto, ponendo orecchio alle risonanze interiori in un clima di serenità, di cura dell’intimo? Penso anche a spazi extra-ecclesiali, magari all’aperto, dove solo si contempli il creato, in comunione con il proprio io nella sua interezza e in comunione con coloro che desiderano stare insieme.

Tuttavia, sarà fondamentale il come si comunicano tali iniziative, per far capire bene che il fine è creare luoghi di dialogo, di coltivazione delle relazioni, di custodia del sé. In un certo senso, era quanto più volte proposto, a partire da un invito di Benedetto XVI, con il nome “Cortile dei gentili”, ma di più piccola portata, di misura più quotidiana e locale.
Sarà necessario unire idee, energie, disponibilità. Sarà decisivo provare a costruire cammini condivisi con i cercatori, dare loro anche responsabilità, dare loro la parola. Metterci in ascolto. Metterci anche alla loro scuola, per quanto riguarda, ad esempio, la libertà, la lealtà, la franchezza.

Nel cambio di paradigma che stiamo vivendo, non potremo né aspettare solamente che qualcuno arrivi e chieda di entrare nella ‘Chiesa istituzionale’, né sfruttare momenti di crisi come grimaldello per ‘dire Dio’ (già Bonhoeffer metteva in guardia con severità su tali strumentalizzazioni del dolore personale), né cercare solo alleanze per semplici fini ulteriori (anche qui cadendo nella reciproche strumentalizzazioni, basti pensare a un certo modo di intendere la politica). Dobbiamo evitare di porci come una ‘setta’, che divide il mondo tra i nostri (buoni) e gli altri (non buoni), che sono semplicemente da integrare, poiché non è questo l’approccio evangelico che racconta il modo di Dio.
Si tratta di uno sguardo differente, paritario, equilibrato: l’altro ci interesse di per sé e non perché lo vediamo solo come un oggetto da conquistare alla nostra causa di fede.
Lo Spirito poi soffierà, suggerirà, accoglierà, condurrà. Ma nel deserto di oggi, abbiamo bisogno di camminare insieme (sinodo) con l’umanità che in qualche modo è in cerca di un significato, di vita buona, di un Mistero che, anche per il credente, è sempre oltre, è sempre al di là, è sempre sorprendente.

10 risposte a “Quale spazio per i ‘cercatori’?”

  1. Sergio Di Benedetto ha detto:

    Ringrazio tutti per l’invito a riprendere il discorso. Ci stiamo pensando e ci stiamo lavorando. A presto!

  2. Nadia Bonaldo ha detto:

    Mi trovo in perfetta sintonia con quanto descritto e auspicato, anzi mi sembra oggi, l’unica strada da intraprendere. Secondo me la difficoltà più grande è COME far conoscere eventuali iniziative a riguardo, come intercettare i “cercatori”, gli affamati di spiritualità? E poi lavorare in sinergia (non a parole, ma concretamente). Perché non pensare a un incontro (in zoom, se non è possibile in presenza) ma solo con chi desidera portare avanti questo tipo di iniziative e scambiarci pareri, proposte? Come e dove creare questi spazi, ecc. Io ci sto ad approfondire le proposte suggerite. Grazie dell’attenzione.

    • massimo de magistris ha detto:

      Sono a disposizione per l’incontro nelle modalità più adeguate alle diverse esigenze per approfondire e cercare vie condivise di azione…

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Se posso permettermi, il rilievo coglie effettivamente una realtà esistente oggi più di un ieri. Il comune cittadino- fedele e non, e bersagliato da una miriade di inviti all’ascolto, di origine commerciale, politico, e da ogni campo della società. Ma raramente queste grida sono interessate a conoscere la persona, ciò che un individuo pensa circa come vorrebbe il mondo, circa ciò che lui pensa e avrebbe idea proporre. Anche di fronte a scelte, egli il cittadino qualunque in ogni suo stato, e solo, ha domande o idee che vorrebbe esprimere, obiezioni, dubbi anche circa il suo io spirituale che da cristiani sappiamo quanto sia efficace, di aiuto proprio a essere più sicuri, liberi. E quindi questa idea di soccorso a questa esigenza sembra positiva; da strada aperta all’incontro più ravvicinato. In fin dei conti, anche Cristo ascoltava, aperto e pronto a rispondere Gli incontri di spiritualita hanno sempre avuto molti ascoltatori in città

  4. massimo de magistris ha detto:

    Bellissima proposta che abbiamo suggerito come ufficio ecumenismo e dialogo interreligioso in ambito sinodale nella nostra diocesi… provare a coinvolgere chi fosse interessato ad aprire a questa opportunità e incontrarsi per un ascolto reciproco e possibili collaborazioni?
    Grazie davvero
    Massimo

  5. MASSIMO DE PROPRIS ha detto:

    Trovo questa proposta davvero interessante e accattivante. Per realizzarla serve un investimento su persone e spazi. E liberarsi dalla logica dei numeri. Mi permetto di aggiungere che la dimensione della convivialità sarebbe un valore aggiunto. Grazie davvero per questa riflessione.! Mi piacerebbe molto approfondirla con Lei in un dialogo personale.
    don Massimo

  6. Cinzia Cecchetti ha detto:

    Mi ritrovo in pieno nella vostra descrizione. Provengo da un gruppo cattolico ma le troppe domande senza risposta mi hanno allontanato. Vorrei un consiglio su cosa leggere

    • Sergio Di Benedetto ha detto:

      Cara Cinzia, mi permetto di consigliarle “Pazienza con Dio”, di Tomas Halik. Credo che ne potrebbe apprezzare la sensibilità. Un caro saluto!

  7. Pietro Buttiglione ha detto:

    Io mi sento un ‘cercatore’
    Fin da giovane ateo.
    Poi le ricerche di una vita sono confluite in quel libro appena uscito.
    Siccome esso è rivolto nella parte iniziale/centrale ai cercatori della Realtá fisica e in quella finale di quella religiosa ho cercato di farmi conoscere, tramite pubblicità pagata, su Avvenire e, dopo il loro rifiuto, a riviste Paoline. Rifiuto. O sei allineato e coperto o….
    Osservo che questa impostazione esclude ogni confronto/discussione con chi la pensa diversamente. Dicesi cervello all’ammasso. Esattamente l’accusa di tanti ricercatori tagliati fuori.

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