La Dilexit nos, l’ultima enciclica di papa Francesco, presenta l’attualità della relazione fra il cuore dell’uomo e quello di Cristo. Infatti nel riprendere la devozione al sacro cuore di Gesù, Bergoglio invita a riscoprire il valore del cuore all’interno dell’odierno frangente storico spesso caratterizzato dalla superficialità, dalla fretta e dal consumismo. A parere del vescovo di Roma, in una società dall’andamento frenetico strettamente controllato dalla tecnologia si rischia di perdere il centro, l’interiorità, l’identità poiché «manca il cuore» (n. 9). In tale situazione l’appello di Francesco è rivolto al recupero dell’importanza del cuore che lungi dal coincidere con romanticherie, sentimentalismi e smancerie varie si declina nel tornare a pensare al senso della vita, allo scopo delle nostre azioni e fatiche dal momento che «non possiamo dimenticare che per salvare l’umano sono necessari la poesia e l’amore» (n. 20).
Nel corso della storia il cuore umano è stato molte volte identificato con quel luogo simbolico dove si prendono le decisioni importanti della vita ma anche come una sorta di principio unificatore capace di fare sintesi dell’esistenza personale. Inoltre il cuore viene considerato al pari di uno spazio incapace di ospitare inganni e apparenze poiché sede della verità e della sincerità. Così per Bergoglio la parola cuore «non può essere spiegata in modo esaustivo dalla biologia, dalla psicologia, dall’antropologia o da qualsiasi scienza […] il biologo non è maggiormente realista quando parla del cuore, perché ne vede solo una parte, e l’insieme non è meno reale, ma lo è ancora di più» (n. 15). In simile orizzonte il cuore costituisce le fondamenta essenziali per edificare tutto ciò che è valido e duraturo nell’esistenza umana e pertanto ogni nostra azione va posta sotto il suo “dominio politico”. Ne deduciamo che nel cuore di ogni persona troviamo la valorizzazione della propria vita e, allo stesso tempo, l’apertura all’altro. Alla luce di ciò solo a partire dal cuore «le nostre comunità riusciranno a unire le diverse intelligenze e volontà e a pacificarle» (n. 28).
Nella Dilexit nos la riflessione sul cuore dell’uomo si congiunge a quella sul cuore di Cristo. Il maestro di Nazareth non ha scritto dissertazioni letterarie, filosofiche o teologiche sull’amore bensì lo ha spiegato attraverso la vita, le scelte e le opere. Di conseguenza a partire dall’incarnazione e dall’assunzione di tutto quello che riguarda l’uomo – natura, sentimenti, gioie, sofferenze – il nostro sapere su Cristo non può restare conoscenza astratta bensì è chiamato a divenire affetto, amore, concretezza. Da questa prospettiva Francesco ribadisce quanto già affermato in altri documenti come Evangelii gaudium, Laudato sì e Fratelli tutti: è necessario e urgente tornare alla parola di Dio per capire che la risposta all’amore di Cristo è l’amore rivolto ai fratelli. Quest’ultimo non si fabbrica e non si ottiene facilmente ma richiede una trasformazione personale e comunitaria destinata a mutare le rovine generate dall’odio e dalla violenza in civiltà dell’amore. Nel corso della storia della spiritualità cristiana, la devozione al cuore di Gesù ha annunciato che la sua pasqua non è un atto del passato bensì qualcosa di presente ed operante. Allora per Bergoglio il Vangelo «non è solo da riflettere o da ricordare, ma da vivere sia nelle opere d’amore che nell’esperienza interiore» (n. 156).
Dall’enciclica emerge che la proposta cristiana è attraente quando, nell’evitare di apparire rifugio sentimentalistico e pseudo-religioso, viene vissuta integralmente. In tal senso la devozione al cuore di Gesù dice al credente del XXI secolo che la sua opera nel mondo deve allontanarsi da ogni forma di proselitismo per sostenere un dinamismo di rispetto, di amore, di libertà, di accoglienza e di giustizia verso gli uomini e le donne del nostro tempo. In una società dove quasi tutto è sottoposto alla logica del profitto, il cuore di Cristo ribadisce la libertà e l’autenticità dell’amore il quale ha risvolti personali, comunitari, sociali, politici, economici e culturali.
Il Sacrificio Perfetto di Cristo Gesù è manifestato dalle ferite da punta, che persistono nel Risorto: quelle dei chiodi, ancor piu’ quella del cuore, con fuoriuscita sulla Croce di sangue e acqua. In questa Fonte possiamo immergere e lavare le nostre iniquità, trovando Giustificazione e Vita.
Questa è la nostra fede, come popolo in cammino e come singole unità del popolo di Cristo.
Chiunque, nel mondo, come persona o come collettività, può accostarsi e lavarsi, senza timore, con la certezza di essere perdonati.
La Rinascita in Acqua e Spirito è sempre possibile.
Per non sbagliarsi sul concetto di Amore ricordare che la falsa civiltà dell’amore si regge sul sacrificio dei profeti, dei santi e di tutti quelli che furono uccisi sulla terra.
Il cuore come Centro di ciò che siamo: sintesi di interiorità ed esteriorità.
Da lì passa tutto. Il cervello, in fondo, elabora proprio ciò che arriva dal nostro cuore pulsante, da ciò che ci “anima”..
Agiamo, secondo me, sempre in base ad un movimento interiore.
I nostri pensieri, le nostre emozioni invisibili, che poi si imprimono nella materia come azioni e segni profondi, non si perdono, ma restano, si trasformano, creando ed in-formando costantemente veri e propri mondi..
Io credo sia l’anima, cioè la sede del nostro essere interiore e della Memoria di ciò che siamo, che determina la forma e i modi del nostro manifestarci nel mondo.
Per questo, giustamente, è importante rivalutare il contatto col cuore, sede fisica ed emozionale della nostra individualità, e centrarsi su di esso, per essere nutrimento e Linfa vitale sulla terra.
La parola “amore” oggi viene proferita indirizzata a persona e cosa, come se non avesse altro nome, con leggerezza rivolta indistintamente a più persone, per tradurre emozioni superficiali sentimenti e che così perde quel che di profondo essa significa. Tanto zucchero non rende il dolce più gustoso. Anche per quel che attiene al sentimento religioso forse una maggiore serietà darebbe approfondirebbe meglio ciò che la Parola vuole insegnare, far comprendere, raggiungere l’intelligenza del cuore., Gesù nelle Parabole, parla si con estrema semplice dolcezza ma questa sta proprio nella serietà di quanto vuole Egli mira con il suo insegnamento raggiungere la ns. intelligenza e comprensione. Oggi si tende a parlare di cose serie nelle quali credere tutto in modo soft, giocoso, a non urtare la consapevolezza di alcuno, Ma la realtà esige essere anche verità e per questo chiarire ciò che è bene e ciò che non lo è, anzi è male per Dio, come per Noi
Ottima riflessione.
Credo che tu ti stia riferendo alle parole di Papa Francesco. Magari ci fosse questa chiarezza!
Grazie