Ovvio, no!

Cosa significa che oggi siamo obbligati anche a tentare di dimostrare la verità dell’ovvio? Cosa ci manifesta del modo di vivere la fede e la morale, un modo di pensare che non “ritiene” nemmeno l’ovvio?
8 Aprile 2021

Cesena è una delle città nel cuore della Romagna.  A pochi passi da Predappio e da Rimini, in una terra, la mia, abitata da persone dal sangue bollente, a tinte forti. Una riprova c’è stata il 23 marzo scorso, quando un parroco del cesenate ha dichiarato nell’omelia che i vaccini vengono fatti con feti abortiti da donne spinte a ciò. Conosco i miei conterranei e ci sta che qualcuno, preso dallo zelo, si scagli contro i vaccini e chieda di non utilizzarli per non essere complici di aborti.

Ho sorriso e ho pregato. Qualche giorno dopo mi sono imbattuto in questo video di Don Manuel Belli, che mi ha colpito per il tentativo di prendere sul serio la dichiarazione del parroco cesenate e di spiegare ragionevolmente tre semplici cose: i vaccini nascono da due feti abortiti negli anni ’70 e ’80, le cui cellule sono state mantenute vive e oggi generano il tessuto su cui il vaccino viene elaborato; nessuno è responsabile di cose accadute nel passato, quando non potevamo intervenire intenzionalmente; vaccinandosi non si dichiara la propria intenzione di partecipare a quegli aborti, che in ogni caso già ci sono.

A leggerle così si direbbe che sono verità ovvie. Ma non scrivo per entrare nel merito della questione. Scrivo invece, a seguito di due domande che mi sono sorte: cosa significa che oggi siamo obbligati anche a tentare di dimostrare la verità dell’ovvio? (come fa molto bene don Manuel). Inoltre, cosa ci manifesta del modo di vivere la fede e la morale, un modo di pensare che non “ritiene” nemmeno l’ovvio?

Oggi dobbiamo spiegare l’ovvio, perché il criterio veritativo non è più il confronto con la realtà, mediato dalla razionalità e dalla sua logica, ma l’impatto emotivo che una idea produce in chi la ascolta. Se una frase ci emoziona, ci fa sentire vivi o ci attira perché conferma le nostre idee, ciò è sufficiente per ritenerla vera. Non la faccio lunga, ma questo è l’esito della erosione della ragione come capacità fondativa della verità che è arrivata a compimento nel passaggio dalla modernità alla post modernità.

La cosa interessante, ai miei occhi, è che complottisti, negazionisti e tutto il mondo che si muove li attorno, sono figli proprio di questa erosione, che è alla base di quello stesso meccanismo di mercato che essi tentano, invano, di minare e di non riconoscere. Il mercato di oggi, infatti, ha potentemente bisogno di cancellare la razionalità e di eleggere l’emotività a luogo di verità, perché un cliente che pensa e può essere critico è un pericolo. Perciò anche la critica va fatto rientrare nel medesimo meccanismo.

Il solo Facebook guadagna circa 2,9 miliardi di dollari all’anno dalla presenza dei siti complottisti sulla propria piattaforma. E la dipendenza mentale e psicologica create da queste tendenze fidelizzano gratuitamente gli utenti molto più di qualsiasi pubblicità a pagamento, con un risparmio stimato attorno ai 2 miliardi anche qui. Insomma, chi si illude di essere contro il sistema, lo sta tenendo in piedi.

Per questo credo che non sia purtroppo molto efficacie il tentativo di “ragionare” con complottisti e simili sulla base di dati di realtà e attraverso la logica razionale. Molto meglio impiegare il proprio tempo a mostrare loro che non essere complottisti consente, come minimo, una vita più distesa e serena, meno piena del senso di assedio e della necessità di difendersi, altrettanto viva ed efficace, che produce più risultati critici di quanto loro riescano a fare. Ma lo sappiamo fare?

Sulla seconda domanda credo si possa dire che una fede e una morale che investano così tanto su una battaglia etica, mostrano, anche troppo chiaramente, come Dio rischi di essere “utilizzato” per i propri obiettivi, spesso nati ben al di fuori della fede stessa, e non certo di essere una fede al servizio di Dio.

Essere AQnon, no vax a priori, terrapiattisti, o negazionisti del virus, implica di immaginare di essere gli unici al mondo ad aver colto una determinata verità. E identificarsi così tanto con la sua affermazione, anche a costo di negare altre verità, (magari anche evangeliche!) indichi quanto piccola deve essere la stima di sé, se si ha bisogno di proiettare la propria persona così in alto da sentirsi i più intelligenti e i più furbi.

Una fede del genere non è disposta a nessun cambiamento, perché è diventata già una ideologia in cui Dio è stato ridotto ad un determinato contenuto, che se viene modificato fa cadere tutto il castello mentale con cui ci si regge in piedi. Una morale del genere finisce per diventare un assoluto “kantiano”, svincolato dalla vita spirituale e di fede reale, per cui non sono ammesse eccezioni alla regola. Anche quando, per fare questo, si va contro ad una serie di indicazioni dello stesso magistero. Il male morale non si combatte con la forza oppositiva e intransigente di queste modalità, perché dietro ci sono paura e rabbia, non amore e fiducia.

In questi meccanismi compensatori non è che Dio sia assente, ma la sua voce è spesso sommersa dalla propria necessità di sapere che si esiste, che si ha una identità, fosse anche la più strampalata e il rischio è che li ci sia tanta religione e poca fede. Questo è davvero vangelo?

4 risposte a “Ovvio, no!”

  1. Sandro Mastellari ha detto:

    A me sembra che nel nostro tempo la verità oggettiva, e il rispetto ad essa dovuto, sia irrilevante, e forse nemmeno da combattere, poiché l’importante non è che qualcosa sia vero o falso, ma che sia vero o falso PER ME. La verità quindi passa necessariamente per il filtro della mia esperienza. Credendo di essere così perfettamente certo di quel che è vero e falso (bene e male?) per me, mi condanno all’ignoranza, oltre che cadere nell’origine del peccato.

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Gil mi stimola sempre ad andare oltre, non fermarmi alle prime apparenze, sco/scavare radici.
    Prima di tutto battezziamo. Col none giusto:” IGNORANZA”.
    Quando, tanto x fare un esempio, si è incapaci di confrontare il n° dei MORTI/gg tra noi e GB e di dedurne il BISOGNO di vaccino, oppure le fasce d’età dei MORTI vs quelli vaccinati ad es tra noi e F o D e di dedurne che si è perso tempo e VITE UMANE..
    Le radici?
    Semplice.
    Informazione.
    Troppa.. e allora uno si sceglie dei mentori, dei tribuni e ci si attacca senza discernimento alcuno. Ad es senza chiedersi i perché.
    Di infimo livello. Quanti TG sono solo un elenco:
    Quello ha detto… E quell’altro..??
    Quanta info sul MONDO??
    Ci si imbonisce con programmi di turismo, o di volgari comicazze… Ormai anche Crozza è x me riso AMARO..
    NON SI SONO ACCORTI CHE SIAMO MALATI TERMINALI. O almeno da trattare come tali.

  3. Chiara Spadoni ha detto:

    Quanta verità in questo articolo! Personalmente faccio tanta fatica a comprendere come alcuni miei confratelli cattolici, spesso proprio i più devoti, possano cedere a questi orgogli e complottismi identitari quando l’unica identità di cui dovremmo fieri è quella di essere salvati da Gesù. Credo che la risposta giusta sia proprio una grossa perdita di autostima, che invece ci dovrebbe essere chiara nel momento in cui ricordiamo di essere figli di Dio e redenti da Cristo. Perché lo stiamo dimenticando?

  4. Paola Meneghello ha detto:

    Secondo me, è sempre l’estremismo, a portare derive di pensiero ideologiche.
    Tra un pro-vax a prescindere, e un no-vax scatenato, o tra un cattolico tradizionalista, e un anticlericale a prescindere, alla fine c’è poca differenza, perché entrambi hanno abbracciato una fede che imprigiona, che non lascia spazio alla mediazione e al dubbio…perché è vero che può essere più comodo non farsi troppi problemi, però è proprio della ragione farsi domande, ma quando le risposte non ammettono repliche, o hanno paura di lasciare il terreno conosciuto, siamo alla fine del pensiero stesso, e della libertà.
    La differenza la fa sempre l’uso del “buon senso”, cioè l’uso dello Spirito critico, in definitiva del bene più prezioso che abbiamo, la Libertà, e guai, però, a chi pensa di metterla in discussione..

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